Cosa sta accadendo all’Italia dei giovani?

Rubrica: Crisi, osservazioni e riflessioni

Titolo o argomento: Sembra che si preferisca non far nascere nuove famiglie…

Da un punto di vista matematico quanto riportato dai media negli ultimi anni porta ad una palese contraddizione. Da un lato si afferma infatti che chi si occupa della gestione dello stato sia perfettamente in grado di assolvere il compito e dispone della dovuta competenza. Dall’altro lato il popolo sostiene di essere stato messo nei guai da scelte improprie. Si giunge quindi ad un’evidente contraddizione in quanto, chi è capace di affrontare nel modo corretto una situazione non può produrre un danno. Ci sono a mio avviso solo due modi affinché ciò sia possibile: o chi sostiene di essere competente non lo è, oppure le operazioni effettuate altro non erano che previste da un’equipe di esperti che non potendo più rimediare ad una situazione estremamente grave, hanno posto rimedio solo a parte di essa lasciando nei guai tutti quelli considerati, per così dire, out of order.

Sulla base di questa premessa vorrei porre all’attenzione una semplice serie di riflessioni, l’una connessa all’altra, scaturite semplicemente osservando il mondo che ci circonda attualmente.

In Italia è ormai chiaro che vi sia una carenza di strutture e servizi adeguati atti ad accompagnare nella “crescita” nuove famiglie (chiariamo subito che con il termine “crescita” si fa riferimento alla nascita di un nucleo familiare, alla sua formazione ed affermazione ed al suo mantenimento). Nuove famiglie significano di conseguenza ulteriori impegni e problemi per chi in realtà dovrebbe star loro accanto in seguito al pagamento delle tasse.

La crescita demografica subisce un notevole rallentamento nel momento in cui i giovani non godono delle condizioni necessarie e sufficienti per formare un nucleo familiare.

Tra le cause prime del forte calo di nascite di nuovi nuclei familiari non vi è solo l’impossibilità di riuscire ad avere una casa, ma ancor prima la quasi totale impossibilità di trovare lavoro a condizioni umane, civili.

L’assenza di denaro per garantire retribuzioni corrette alimenta il fenomeno dei lavoratori extracomunitari che meglio degli italiani si adattano a situazioni ostili (venendo loro, non di rado, da situazioni peggiori).

Si ripropone così la situazione dell’Italia del dopoguerra che visse uno straordinario momento di ripresa economica grazie ai bassissimi salari che rendevano la nostra nazione oltremodo competitiva sul mercato. Ciò fu possibile poichè, in un modo o nell’altro, la gente fu disposta a tutto pur di venir fuori da un periodo di atroci sofferenze.

Calano le famiglie italiane benestanti, si riduce il processo di formazione di nuovi nuclei familiari, calano le nascite, lo stato spreme all’ultima goccia i suoi “agrumi” e riesce a far fronte (momentaneamente…) alla situazione con una minore offerta di servizi e diritti.

Il risultato è che, chi può, si fa aiutare dall’altro coniuge ancora occupato, altri tornano a casa dalle famiglie cercando di ottimizzare al limite le pensioni (o comunque i redditi) dei genitori per garantirsi almeno di poter mangiare e dormire sotto un tetto, altri ancora se ne vanno all’estero, i più sbandati fanno scelte opportunistiche, diversi si buttano nell’illegalità, altri ancora tirano la cinghia ma ce la fanno ancora, altri vivono il benessere in modo più pacato. Infine continuo a sapere che qualcuno tramite raccomandazioni, nonostante la riduzione dei servizi da parte dello stato, ha preso il posto presso enti comunali, provinciali o regionali per muovere fogli di carta da una stanza all’altra (potendo così tirare un sospiro di sollievo), fare spallucce dei problemi e, come è accaduto per degli amici/conoscenti (non lo nego) permettersi persino di criticare le scelte e la condotta di vita altrui (rubando così alla Duna la posizione al vertice della bruttezza). Un po’ come se quello con l’orto esposto sempre al sole andasse a dire incompetente all’altro che ha subìto i danni della grandine.

Quindi la situazione si traduce in tasse al massimo, servizi ridotti al minimo e poveri innocenti che pagano altrui errori. Questo non fa altro che confermare la teoria inizialmente esposta. Se si tratta quindi di un intervento competente, significa che questo era organizzato fin dal principio in tal modo. Se invece non vi era alcuna organizzazione dietro le scelte che abbiamo visto piegare l’Italia, significa che non c’è stata competenza. Certo è che la seconda opzione sembra piuttosto surreale ma lascio a voi, ovviamente, il libero pensiero.

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Parola d'ordine: Spremere.

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