Rubrica: Spunti
Titolo o argomento: Condividere? Giustissimo, ma bisogna saperlo fare e tutelarsi
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Un pratico esempio concreto
Facciamo un esempio chiaro cosicché tutti possano capire anche nel caso sia sfuggita qualche sfumatura presente nel primo articolo. Ammettiamo che io debba costruire un meccanismo e che per farlo necessito di due lavorazioni meccaniche. Se dispongo di un macchinario per eseguirne una sola, posso ad esempio chiedere la collaborazione ad un’altra azienda per effettuare la seconda lavorazione anziché spendere cifre enormi per l’acquisto di un altro macchinario che magari mi servirà solo per un breve periodo. Ma questo non ha nulla a che fare con l’andare da un ente, un’associazione, un intermediario di varia natura che si occupa di impresa, tutoraggi, fondi per gli innovatori, e spifferare come è concepito, come funziona e cosa devo fare con quel preciso pezzo meccanico perchè mi viene detto che loro potrebbero farlo per me con le aziende che conoscono. Non è questa la loro competenza, al mio progetto penso io, al tuo progetto pensa tu, a bandi, formazione, finanziamenti, informazioni e aggiornamenti… ci pensano “anche” loro.
Un sottile confine
Raccontare ai quattro venti le “idee”, dando modo a talune realtà del tipo sopra accennato (ed ai loro partner che le possono mettere in pratica in tempi molto rapidi) di vantare un successo immeritato, fa sì che esse continuino ad accrescere il loro prestigio (ed il loro “brand”) con l’altrui genio, nonché a ricevere fondi destinati a ricerca, imprese innovative, giovani imprenditori ecc. in corsia preferenziale. Il confine di simili situazioni, come ho scritto nel precedente articolo, è sempre estremamente sottile perchè, se ci spostiamo di un solo micron entro i limiti, tutto prende un senso differente e diventa costruttivo. Infatti se tali realtà puntassero ad ottenere fondi per gli innovatori grazie proprio al “successo raggiungibile e consolidabile dagli innovatori stessi”, ecco che i primi potrebbero elogiarsi come scopritori di talenti (traendone i legittimi profitti), e quindi risultare meritevoli esclusivamente nel loro campo (ovvero senza sbirciare in progetti d’altri) e nella gestione trasparente di fondi, mentre i secondi potrebbero farsi strada e diventare conosciuti nel mondo per il “proprio” talento esattamente come hanno fatto a suo tempo i loro predecessori che oggi invece invocano la “condivisione” e la “partecipazione” sovente a sproposito.
Attenzione alle dottrine…
Si tratta di spropositi sui quali porre molta attenzione in quanto, una volta “indottrinati”, potremmo iniziare a convincerci sempre più che rappresentino la strada del futuro. A mio avviso invece rappresentano la strada verso la miseria più totale ed il decadimento di una collettività non più composta da soggetti riconosciuti come importanti ingranaggi chiave, ma visti più che altro come materia prima da sfruttare in qualità di carburante grezzo nell’ingombrante macchina dell’avidità. Del resto un noto dittatore italiano diceva: “Una menzogna è una menzogna finché la si esprime con timidezza; rimane una menzogna se si ripete cento volte; ma diviene verità quando si ripete mille volte”.
Quei rimbalzi che smorzano la sensazione di scetticismo
Questa riflessione ci porta ad intuire che potremmo credere praticamente a tutto se martellati. E se aumentano le realtà che, dietro convenienze a me sconosciute, confermano la tesi della condivisione scriteriata, se a ribadirlo iniziano ad essere sempre più organismi, templi dell’istruzione, pseudoimprenditori di facciata che portano testimonianze carismatiche ma, ahimé molto elaborate rispetto alla realtà (ho avuto modo proprio di recente di scoprire e verificare una curiosa falsa testimonianza che riporterò nel seguito di questa rubrica), ecco che allora possono cadere i nostri canoni e possiamo convincerci, indeboliti, che la nostra realtà sia sbagliata e che dobbiamo procedere con la folla senza valutare in che modo questo è realmente prolifico, perchè ed in quali casi farlo, quando è il momento di condividere una parte del nostro progetto e con quali compagnie.
Gli italiani sopra i 30 anni sono tendenzialmente più scaltri
Devo dire però che fortunatamente questo sistema di “assorbire legalmente altrui idee” con rischi per l’ideatore e vantaggi per lo sfruttatore, non sta funzionando come sperato dagli opportunisti. Specie alle conferenze alle quali ho preso parte di recente, la stragrande maggioranza dei partecipanti si è dimostrata estremamente scettica verso questi metodi da incantatori e promettitori di chissà cosa (la stragrande maggioranza però non aveva un’età inferiore ai 30 anni, anzi, spesso compresa tra i 30 ed i 45-50 anni, quindi i rischi sono molto alti proprio per i neodiplomati, i laureandi ed i neolaureati). Per fortuna gli italiani sono molto scaltri, la sanno lunga e credono sempre meno ai colori luccicanti. Li osservano come dei bambini per pochi secondi, pensano a quanto sarebbe bello se fossero veri e poi, grazie alle esperienze passate, si svegliano nel giro di pochi istanti e tornano alla sobria realtà (cosa ben più difficile da fare per un/a ragazzo/a senza esperienze).
Ostentare la ragione? Questione di nonchalance!
Ho notato curiosamente come, intervenendo ad una conferenza sul tema, ed esponendo in piena grazia e cordialità degli scetticismi, mi sia stata tolta la parola da un oratore che ha chiuso il mio discorso con un sorriso tenue, quasi compassionevole, avvolto da leggiadra nonchalance, ignorando nettamente il mio intervento e proseguendo per la tangente come più risultava conveniente al fine di evitare ogni rumore sulla mia riflessione. Avete presente quando vi cade dalle mani un oggetto che rimbalza rumorosamente e che, già dopo il primo tocco, chi vi sta accanto prende al balzo prontamente per non udire tutti gli altri rimbalzi? Ecco, è successo, né più né meno, questo. Gli altri ospiti, però, sono voluti tornare sul tema per sostenere la mia tesi che in realtà sentivano essere viva anche in loro ormai da tempo. Ho apprezzato molto al termine della conferenza che diversi imprenditori che partecipavano non da testimoni di fantasie ma da uditori, si siano recati da me per esprimere la loro solidale “condivisione” verso quanto affermavo e sottolineando che anche loro avevano colto certe sfumature.
Un incoraggiante e graduale abbandono dell’omertà
Meno male va… una cosa che finisce bene nonostante l’omertà che solitamente dilaga in questi casi ove, una volta, ero abituato a vedere persone che si facevano i fatti loro, stavano zitte per paura di andare incontro anche a minime scomodità e lasciavano che gli altri inermi, che non potevano sapere se quanto trattato fosse vero o falso, credessero in base a valutazioni di tipo carismatico, simpatie e suggestioni.
Continua…
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