Rubrica: Mandare l’acqua all’insù
Titolo o argomento: Quando la microeconomia è connessa con la psicologia, le neuroscienze, la strategia…
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I contenuti del pozzo
Ci vuole un pozzo vicino per rendere competitivo il bilancio di un’azienda agricola che lavora molto con l’acqua. Negli altri lavori è lo stesso, ci vuole un pozzo vicino. Un pozzo diverso ma pur sempre un pozzo. Si tratta dei canali giusti, delle persone giuste, di sapere le notizie in tempo cogliendole con un certo anticipo rispetto agli altri (che se in borsa, giustamente, è ritenuto illegale, e si chiama Market Abuse o Abuso di Informazioni Privilegiate, in Ingegneria e nel mondo delle Tecnologie, si chiama semplicemente Preparazione, Competitività, Avanguardia… e trattasi di un comportamento più che legale se a fini di pura “manifestazione” di abilità ad esempio nell’innovare e/o nell’ottimizzare e render fruibili a tutti nuove utilità, strumenti, mezzi, vantaggi). Non nascondo che, anche se può sembrare irrazionale, in qualche modo ci vuole pure fortuna. Si vede che ci sono persone che si alzano la mattina nel verso giusto, hanno buone intuizioni al momento giusto, sensazioni fertili, condizioni e situazioni vantaggiose nel momento giusto* e, quando le sfruttano magistralmente, ecco che nascono aziende che crescono e diventano colossi (ognuno nel suo genere, anche una catena di tre gelaterie nella città giusta può essere considerata un colosso nel rapporto tra le preoccupazioni che dà, i rischi che implica e la resa che offre).
*Concomitanza di fattori che sovente chiamiamo fortuna ma che, chi effettua il calcolo delle probabilità definirà più razionalmente (anche se l’esistenza non è fatta di sola razionalità, così come i numeri non sono tutti solo ed esclusivamente Reali ma possono esser ad esempio anche Complessi).
Crescere in direzione “coppia massima”
Ora mi direte: “Ma come, la crescita non era fittizia?”. La crescita continua e costante anno dopo anno sì, è fittizia. La crescita da neoazienda, che deve rifarsi degli investimenti e sperare di chiudere in pari entro i primi anni di vita, ad azienda che va a regime, quindi al suo massimo, no, non è affatto impossibile, anzi, deve avvenire altrimenti saranno sicuramente dolori. Ci vuole la bravura, la caparbietà, sapere un sacco di cose sul proprio mestiere, sapere persino cose che altri non sanno e che si sono imparate facendo la differenza (ad esempio, come nel mio caso, stando intere domeniche e festività a studiare ancora e ancora e ancora, a passare dallo studio al laboratorio, all’officina, ad una passeggiata in bici o con il cane per distrarsi per poi tornare sul proprio progetto rinunciando a tante cose ritenute immancabili in una vita “normale”). Ci vuole una gran voglia di fare, un’inarrestabile voglia di fare, una persistente voglia di fare, una ossessiva voglia di fare, ossigeno acqua pane e voglia di fare. Ci vuole il desiderio per il risultato, sognarselo la notte, idealizzarlo, aggiornarlo, correggerlo, modificarlo, evolverlo, riprocessarlo, risognarlo, concretizzarlo e rifare tutto da capo. Rinunce e ancora rinunce. In poche parole, come ho scritto in uno dei miei libri preferiti, semplicemente “I risultati allogiano nella perseveranza”.
Inutile ostacolarsi
Come in un bilancio, anche nel vostro progetto ci sono delle voci precedute dal segno positivo ed altre dal segno negativo. Riguardo le seconde è importante tener conto che dovete assolutamente evitare condizioni nelle quali coesistono nella vostra realtà persone che vi remano contro. Senza andare a navigare in complicati complottismi, è sufficiente pensare ad un genitore o ad un fratello o ad un socio che non capiscono il vostro progetto (o ne hanno una paura magari fondata, magari no) e vi trattano come bambini anche se siete adulti (attenti però a non usare questo come una scusa, ci sono infatti genitori con la maturità e l’esperienza giusta che semplicemente cercano di evitarvi di cadere facili prede di sogni di guadagni illusori e magari vogliono evitare che un rischio non ponderato trascini tutti in pessime acque**), lo dovete sapere voi (e dovreste “dimostrarlo” agli altri) se siete davvero preparati o se state brancolando nelle speranze; la matematica infatti non contempla le speranze, lo fa un pochino il calcolo delle probabilità ma è una brutta bestia, che lo fa in modo beffardo, attenzione… i risultati non sono frutto del caso.
**Ricordate inoltre che un progetto, se è buono, è semplice da attuare, si basa sulla genialità e costa (in proporzione al campo di applicazione), poco. Se state trattando impegni arzigogolati con strane andate e ritorni che prevedono il mantenimento di parole di “terzi”, favori, speranze… state rischiando grosso e, molto probabilmente, nel vostro progetto ci sono diverse cose da rivedere. In questo caso più che il denaro occorre la maturità di ascoltare. Non si parla di rinunciare ma di ascoltare, imparare e rifar meglio.
Le leggi bene le Leggi?
Attenti poi alle leggi, dovete infatti conoscere il terreno sul quale vi muovete o, peggio, sul quale vi scontrate. Conoscere le leggi può sembrare noioso e dare l’impressione di aver poco, se non nulla a che fare, con la vostra specializzazione tecnologica. E invece, vi accorgerete… andarsi a studiare le leggi può persino risultare inaspettatamente affascinante, specie quando otterrete la ragione grazie ad una mossa strategica lecita che vi ha premiato. Del resto la legge non ammette ignoranza e, non dicono mai, premia chi non la repelle. Attenti anche alle strade di finanziamento, come amo ripetere, se al primo colpo state cercando strade di finanziamento particolarmente cospicue è molto probabile che stiate sbagliando perchè se un progetto è davvero “buono” richiede risorse minime (ma questo è più facile capirlo dopo aver fallito più e più volte, cosa che potrebbe risultare piuttosto positiva per i vostri successi futuri… specie se non avete ipotecato casa e, tantomeno al primo progetto). Mi chiedo come mai i talkshow non parlino mai (e sottolineo mai) di tutti quei giovani imprenditori che hanno perso la casa dei genitori (o la propria) al primo tentativo di impresa (o ai primi). Forse perché costoro citerebbero poi chi li ha instradati in questo pericolosissimo percorso.
Rapidissima conclusione
Esattamente come in una demolizione programmata di un edificio che avviene inserendo le cariche esplosive nei giusti nodi strutturali, se manca anche una sola delle condizioni trattate in questa serie di articoli ecco che un progetto, che con una virgola in più sarebbe stato oltremodo “solido”, viene a crollare su sé stesso.
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Chi fa il mercato? – Parte 1: Le influenze
Chi fa il mercato? – Parte 2: Anticipo di cambiamento
Chi fa il mercato? – Parte 3: Ci vuole un pozzo