Il professionista della prima maniera

Rubrica: La tetralogia della povertà. Svalutazione – Parte 6

Titolo o argomento: Come si diventa poveri oggi e soprattutto… perché

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Il professionista che non conosci o hai dimenticato, quello della prima maniera

Questa parte è dedicata prevalentemente a coloro i quali, o perché molto giovani o perché maturi ma un po’ troppo malleabili, rispettivamente non hanno mai vissuto, o hanno rimosso ben presto, i punti di forza di un passato che risale a soli 20 anni fa: l’esperienza di procurarsi prodotti e servizi facendo riferimento alla figura di un professionista della prima maniera.

Prima che il commercio e i servizi venissero accentrati, presso i nomi ridondanti del web, esisteva una folta scelta di privati che operavano di persona in un reale libero mercato, privo di monopoli e privo di centralizzazioni a siti web massivi di distribuzione e di influenza dei clienti. Un’influenza basata su una smisurata, quanto non regolamentata, raccolta di dati.
Simili situazioni sono inverosimilmente state promosse dalla nostra crescente assuefazione alle rudi semplificazioni, dalla nostra ricerca di un improbabile successo che, paradossalmente, consacrasse come vincente la nostra latente pigrizia e dalla mancanza di volontà da impiegare nello studio di nuove e seducenti trappole che però richiedono molto impegno per esser comprese e conosciute a fondo,

No, non è un romanzo, né una favola, erano gli anni fiorenti che culminavano nelle decadi ’70, ’80, ’90. Gli anni dell’esercito di piccole e medie imprese italiane, possedute da privati self made men-women, che garantivano l’assenza di monopolio, la circolazione del denaro, posti di lavoro umani e longevi, la concorrenza leale e, in poche parole, il benessere e la sana competizione dell’Italia in sé stessa e nel mondo.

Una persona che proviene dalla lontana dimensione della realtà

Il professionista della prima maniera è quella persona, quel riferimento affidabile dotato di appendici che si connettono tra la moltitudine di esperienze che ha maturato e le richieste dei più svariati clienti desiderosi di soddisfare le proprie idee, i propri grandi progetti. Si distingue dal professionista dell’ultima ora perché comunica contenuti densi provenienti dalla propria esperienza, perché non utilizza inglesismi a sproposito per gonfiare le sue esposizioni e perché non proviene da “algoritmici” corsi intensivi in cui ha condensato un concentrato di dati e informazioni che non ha mai assorbito né tantomeno vissuto, corsi a cui ha partecipato sotto invito della nuova società per cui lavora e per la quale giura fedeltà pur non conoscendone nemmeno il nome completo registrato.

Il professionista della prima maniera è una figura affidabile, precisa, rigorosa e oramai rara (ma recuperabile se si tramanda la Sua conoscenza), alla quale ti affidi, nella quale riponi la tua fiducia, alla quale demandi il compito di suggerirti, attraverso l’esperienza approfondita di almeno un decennio se non un ventennio, un trentennio e, nei casi gold, un cinquantennio (ad esempio i nostri genitori o i nostri nonni provenienti da decenni di attività a conduzione familiare esplorata in ogni singolo meandro), il prodotto più adatto alle tue esigenze. Il prodotto che fa per te, quello per cui sai già cosa aspettarti, quello per il quale puoi ancora realizzare un piano di ammortamento domestico, quello che sai che durerà o quello che ti verrà spiegato come adoperarlo al meglio affinché il tuo lavoro non si tramuti in un trasferimento costante di denaro dal tuo stipendio a spese errate che ti impediscono ogni volta di realizzare i tuoi sogni; quello che ti viene illustrato nel suo quadro più generale e poi nel singolo dettaglio, quello che ti fa apprezzare la passione di chi lo ha studiato e ti trasferisce concetti che non pensavi, che sottovalutavi, che ti sorprendono, quello che ti fa scoprire le reali potenzialità di ciò che usi, di ciò che puoi avere e che sovente non vengono nemmeno sfruttate.

Il professionista della prima maniera è una miniera di preziose informazioni e di esperienze, si tratta di una persona appassionata, una persona che si è sacrificata una vita per fare della propria passione un lavoro, una persona che non è perfetta, anzi, porta i segni delle fatiche fatte, degli sbagli commessi, dei problemi risolti, degli ostacoli sormontati e sconfitti, una persona che conosce chiaramente vantaggi e svantaggi (e non solo i vantaggi), una persona che sa indirizzarti verso la buona riuscita del tuo acquisto, del tuo progetto, una persona che tiene conto non solo del proprio sacrosanto profitto ma, prima ancora, di un cliente che, se soddisfatto, tornerà da solo, di sua sponte, senza snervanti incitazioni né tentativi di fidelizzazione, e lo gratificherà mostrandosi contento di essersi affidato, felice che l’esperienza del professionista sia stata utile per evitargli una spesa errata e, anzi, lo abbia privato di pensieri, grattacapi e spiacevoli conseguenze in un campo in cui non è ferrato.

Il professionista della prima maniera ha esplorato ogni sentiero possibile del proprio mestiere, ti accompagna diretto verso l’uscita dal tuo problema e fa della propria esperienza la leva che ti solleva dalle situazioni più scomode lasciandoti libero di dedicare la tua mente a quelli che invece rappresentano i tuoi compiti giornalieri, i tuoi pensieri prioritari, la tua vita.

Il professionista della prima maniera è una persona vera, come te, non un algoritmo né personale addestrato, subliminato, plagiato o comunque monopensante. Una persona con cui confrontarsi con cui spiegarsi e capirsi meglio di qualunque esperienza virtuale o della rete che ti cattura per poi far di te quel che vuole. Il professionista della prima maniera chiude la porta del suo studio, abbassa la serranda della sua sede e prima di avviarsi verso casa ricapitola e segna già dalla sera prima, il meglio che potrà darti dal giorno dopo.

I punti chiave

Il professionista della prima maniera ha il dono di svolgere il lavoro che lo appaga, che lo affascina, che gli piace (passione). Ti dice le cose come sono realmente, non deve venderti nulla per forza (parola). La sua stretta di mano è reale garanzia di qualità non una tecnica di comunicazione, è il reale confronto con la presenza fisica di una persona che vive i tuoi stessi problemi nei tuoi stessi ambiti o in altri che lo coinvolgono proprio per il suo specifico mestiere (stretta di mano). Quel che promette mantiene (promessa). Si destreggia tra le insidie di prodotti e servizi conoscendo per te il percorso migliore (esperienza). Lo puoi cercare quando sei in difficoltà e lui/lei ci sono, fisicamente, davanti a te ed hai modo di osservare chi è, come si comporta, quanto è vero (riferimento). Non si dimentica di te dopo il pagamento, il rapporto prosegue nel tempo e si consolida sulla base di graditi incontri in cui vengono messi a disposizione nuovi riferimenti, nuova esperienza (affidabilità). Studia approfonditamente il suo settore di competenza e conosce chicche spesso sconosciute persino ai produttori (professionalità). Non vive a tuo danno, non vive pensando di rifilarti quel che vuole attribuendo a te la responsabilità di aver creduto o meno a delle recensioni (onestà). In poche parole la sua caratura si avvale di: passione, parola, stretta di mano, promessa, esperienza, riferimento, affidabilità, professionalità, onestà e, aggiungerei anche, umanità. Buttare al vento tutto questo per un pacchetto consegnato fin sullo zerbino mi sembra uno scempio.

Vi era un tempo in cui, in ogni luogo abitato del pianeta, le persone morivano coinvolte in ingiusti sanguinosi stermini. Oggi, che ci siamo civilizzati, vengono sterminate in maniera meno appariscente ma ugualmente cruenta. Lentamente, snobbati dall’indifferenza, dall’avidità, dalla pigrizia, dall’ignoranza, dalla superficialità delle masse, dallo sciocco sfizio di far parte di una modernità priva di innovazione e ricca di tarli che stanno rosicchiando dall’interno le nostre strutture personali che sostengono il nostro essere umani e della cui mancanza ci accorgeremo solo dopo che saranno collassate in un mucchietto di polvere, polvere che verrà prontamente nascosta sotto il tappeto delle prossime generazioni.

Continua…

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Rubrica: La tetralogia della povertà. Svalutazione – Parte 5

Titolo o argomento: Come si diventa poveri oggi e soprattutto… perché

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Il piccolo imprenditore indipendente è espressione di libertà anche per il consumatore

Con le illusioni potremmo andare oltre su strade che finiscono nel nulla. In realtà nessuna affermazione riportata nei Morgana (capitolo precedente) è vera né può diventarlo, che lo si creda o no. E’ pura e semplice matematica, pura e semplice microeconomia. Le grandi realtà sono massive, ingombranti, goffe, impiegano molto tempo per cambiare rotta e devono assicurarsi che i loro mantra diventino dei tarli di cui i consumatori non possano fare a meno. Non a caso mettono in voga tendenze e non producono ciò di cui il consumatore ha bisogno ma producono il bisogno stesso per cose che il consumatore non ha mai chiesto ma alle quali si è abituato e attraverso le quali si sente in difetto con gli altri se non ne è provvisto come “tutti”.

Le piccole e medie imprese, invece, sono agili, leggere, prestanti, vanno a vele spiegate, avvertono ogni minima onda, cambiano rotta rapidamente, sono come delle zanzare che danno fastidio ai grandi vascolarizzati che puntano al monopolio. Eh sì perché ora, che parliamo di libero mercato mentre lasciamo che piccole e medie imprese chiudano come api morte sotto a pesticidi economici, notiamo differenze di prezzo che consideriamo a favore delle grandi realtà ma… una volta che le grandi realtà avranno fatto chiudere tutti i piccoli ed i medi imprenditori, allora avranno strada libera ed incontrastata per dettare loro i prezzi e giocheranno al rialzo con un consumatore privo di alternative e oramai costretto ad esser vittima della propria avidità. Giustamente.

Il negoziante piccolo e professionale aderisce ai gusti dei più variegati consumatori, non raccoglie dati, non studia i clienti diabolicamente, riesce semplicemente ad aderire ai gusti di una parte di essi perché per le altre tipologie di consumatori, semplicemente, ci sono altri piccoli negozianti professionali. Stesso dicasi, naturalmente, per artigiani, tecnici, professionisti di ogni genere. Così la moltitudine fa la forza, la libertà, il gusto, l’indipendenza, la leggerezza, il rispetto dell’Uomo, delle leggi, dei mercati…

Il negoziante, l’artigiano, il tecnico in realtà operano correttamente nella maggior parte dei casi, soprattutto quando vendono prodotti professionali (dispositivi sofisticati, attrezzature, strumenti, macchine da lavoro, impianti tecnologici, moderni prodotti di elettronica, beni di primaria necessità, beni durevoli…). Potete verificarlo andando a vedere i listini ufficiali delle case madri, il costo delle materie prime proposte da storici produttori certificati, il costo della manodopera altamente specializzata suggerito.

Stesso dicasi per altre tipologie di professionisti, un dentista così come un Architetto o un impiantista che vi consigliano i propri collaboratori anziché suggerirvi portali web che promettono facilità ed economicità nel realizzare o fornire ciò di cui avete bisogno.

Conoscere qualche trabocchetto del mercato attuale

Chi opera mediante concorrenza sleale può percorrere due differenti strade.
La prima: perdere, in principio, ingenti quantità di denaro con l’obiettivo di distruggere piccole e medie imprese così da non avere più, in futuro, una vera concorrenza temibile in visione di un’oligarchia ben più redditizia di cui oggi non siamo in grado di vedere l’ombra.

La seconda: in altri casi, confusi e depistanti, si accodano come processionarie gruppi i quali, con il solo ed unico scopo del profitto a tutti i costi, scelgono di vendere importanti percentuali di prodotti di bassa qualità; beni di seconda linea di produzione più scadenti appositamente realizzati dai medesimi marchi conosciuti per le offerte insostenibili; prodotti difettosi destinati (forse) ad una futura garanzia (logica del rimandare il problema); prodotti che hanno superato per un soffio i controlli funzionali a fine catena; prodotti che hanno sostato troppo a lungo nei magazzini (dove con “a lungo” si intende “anni”); prodotti che hanno subito danni nei magazzini; prodotti che sono stati venduti senza un servizio di installazione professionale; prodotti che, il cliente non lo sa, non rispondono alle proprie reali esigenze e rappresenteranno ben presto una delusione senza memoria a causa di una recensione positiva scritta troppo presto e incentrata sull’osservazione di aspetti secondari (come ad esempio i tempi di spedizione) dato che gli aspetti primari non si conoscono e assai pochi hanno sia l’interesse che il piacere di spiegarvi; prodotti ad obsolescenza accelerata destinati alle fasce di prezzo insostenibili; prodotti che sono caduti dai muletti o dagli scaffali dei depositi; prodotti che hanno subito danni non visibili esteticamente durante il trasporto; prodotti che hanno preso l’acqua da infiltrazioni di capannoni fatiscenti; prodotti destinati al solo riciclo dei materiali come ad esempio i metalli, le plastiche (perché il ripristino da parte della casa madre rappresenta un costo troppo elevato) e venduti comunque ad insaputa delle case costruttrici*; prodotti costruiti appositamente con standard qualitativi minori (ma con la medesima sigla) per un mercato estero meno esigente, la cui garanzia si scopre poi non essere valida nel nostro territorio; prodotti estremamente scadenti venduti da società le quali, promettendo lunghe garanzie e prezzi oltremodo competitivi, avevano in realtà previsto sin dal principio di chiudere non appena effettuato un preciso numero di vendite (in tempo prima del riscatto delle prime garanzie promesse ai clienti) per poi riproporsi sul mercato con altri nomi; prodotti deludenti le cui recensioni positive (fasulle) sono state acquistate da apposite agenzie per invogliarne la scelta.

La conoscenza di questi casi, l’accertamento e la verifica di ognuno di essi si accresce solo con l’esperienza, un’esperienza che un normale consumatore non può sistematicamente avere dato il tempo e gli strumenti che l’analisi di questi casi richiedono e dato che sono necessari migliaia e migliaia di casi prima di poter sostenere, in sicurezza, che non si tratta di un singolo fenomeno isolato.

*Di particolare rilievo sono i casi di gruppi di acquisto che hanno acquistato a prezzi notevolmente ribassati, e poi rivenduto illegalmente, prodotti destinati al solo recupero delle materie prime e non destinati alla vendita. Questi casi, anche se il consumatore non lo sa, si sono conclusi in tribunale con esiti drammatici per chi ha messo in opera questo tipo di truffa (cercate riscontri nelle sentenze dei tribunali o ascoltando chi ha preso parte alle specifiche class action).

La perdita dell’indipendenza dell’imprenditore e della libertà del consumatore

Il fine ultimo della concorrenza sleale è per noi comuni mortali indimostrabile. Però è possibile effettuare un’analisi razionale osservando, al di là della nebbia scatenata dai vapori dei profitti, chi ne trae vantaggi e quali. Quello che tangibilmente si è osservato negli ultimi vent’anni è la crescente distruzione delle piccole e medie imprese, la soppressione dei negozi del centro delle città, la perdita dell’indipendenza dell’imprenditore (ma, di conseguenza, anche della libertà del consumatore) il quale, se vuole esistere, è costretto a passare per il pizzo 2.0, il pizzo digitale, che deve pagare a portali di categoria (che sfociano nell’inganno quando confrontano prezzi senza confrontare cosa c’è dietro a quei prezzi) ed ai più volte citati e-commerce massivi mieti economia, nonché la perdita della proprietà privata a favore della “centralizzazione dei consumi”.

I grossi e-commerce, oltre ad esser traccianti catturano una innumerabile mole di big data delle nostre attività, preferenze, sensazioni, stati d’animo, debolezze. In questo modo ci “conoscono” meglio di noi e possono derivare i dati necessari a creare il nostro prossimo bisogno. Ci manovrano come un pascolo, scelgono per noi cosa dobbiamo acquistare proponendoci alternative da mentalista che in realtà non desume ma induce la scelta.

Si tratta di realtà molto complesse, difficili persino da osservare (figuriamoci da intuire) per le masse le quali non vanno mai a verificare a chi appartengono a monte, chi le ha finanziate e quali vantaggi hanno portato e a chi, distruggendo chi altri.

Continua…

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Il Deserto del Mojave. Subito prima del rilievo montuoso un’immagine indefinita che, con molta probabilità, induce al travisamento.
Magari ci vediamo un villaggio o magari chissà cos’altro spinti dalle nostre suggestioni e dalle nostre personali necessità…
in realtà, non c’è nulla.

Si tratta infatti di una Fata Morgana, un complesso tipo di miraggio, un fenomeno della Fisica Ottica.
Image’s Copyright: it.wikipedia.org

I pensieri autopulenti di chi distrugge il valore – Il pensiero due (sul professionista)

Rubrica: La tetralogia della povertà. Svalutazione – Parte 4c

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Il pensiero due (sul professionista)

Il successivo pensiero, immediato, promette di trovare una giustificazione morale per pulire la coscienza dalla responsabilità di stare distruggendo un mercato e numerose famiglie coinvolte nella filiera di un dato prodotto o servizio. Esso solitamente prende una forma imponente e allo stesso tempo priva di consistenza come un Morgana di illusioni derivato dall’incurvatura (o dal totale ribaltamento) della saggezza sotto l’azione più o meno intensa di un gradiente di convinzioni, suggestioni e pesanti semplificazioni della realtà che nella mente danno luogo alla rifrazione di deformate elucubrazioni, pensieri distorti e conclusioni totalmente errate.
Di seguito, a modo mio, ne racconto alcune distinguendo l’illusione (Morgana) dalla Realtà. Le ho raccolte differenziate per tipo di professionista* (a carattere commerciale, artigianale e progettuale) riportando quelle più frequenti ed allo stesso tempo più rumorose. Queste, nonostante l’assurdità e la fallacia, hanno generato negli ultimi trent’anni un impatto notevole sul mercato, con conseguente profondo cambio di traiettoria che l’ha portato verso rotte poco chiare al consumatore.

*Sebbene, ai fini fiscali, commercianti e artigiani non siano classificati come professionisti, in questo libro sono definiti tali laddove vantino un’esperienza considerevole ed un’ampia preparazione nel proprio settore tale da fornire al consumatore un vantaggio rilevante ed un reale risparmio di denaro nel lungo periodo.

Per i professionisti a carattere artigianale e progettuale

Morgana

“…ma cosa ci vuole? Basta seguire quel tutorial o quel forum che promuovono questo prodotto o servizio che “sembra” perfetto per il caso nostro, oppure seguire le istruzioni di quella ‘grande superficie di vendita’ che mi fornisce tutto preconfezionato; quanta esperienza ci vorrà mai? Perché mai affidarmi ad un esterno (professionista, progettista, esperto in materia), tanto sicuro mi farà spendere di più senza alcun motivo…”

Realtà

Il forum, il (video)tutorial online o l’influencer che “guarda caso” promuovono il tale prodotto, lo promuovono appositamente affinché tutto sembri facile. Vengono pagati per questo. Spesso vengono forniti anche specifici link per imboccare passo passo il consumatore verso l’acquisto dei prodotti sponsorizzati sulle piattaforme dei massivi e-commerce accentratori anziché, come sarebbe più corretto, sui siti web ufficiali di piccole e medie imprese di liberi imprenditori (consigliati o partner ma comunque indipendenti).

La grande superficie di vendita (mi riferisco a quella appartenente a più o meno noti grandi gruppi e non quella del singolo self made man indipendente), invece, dice al potenziale cliente quel che egli desidera sentirsi dire (che tutto è semplice, che i prodotti sono tutti uguali ed è sufficiente scegliere il più economico per farsi furbi ed avere lo stesso a meno…) attraverso venditori che sembrano conoscere i prodotti solo se osservati in un confronto con un consumatore totalmente a digiuno; in realtà, molto spesso, risultano totalmente ignoranti e impreparati nonché autori di grandi sfondoni se il confronto avviene con un professionista con decenni di esperienze dalle più semplici alle più variegate e complesse.

Il venditore dell’ultima ora con, ahimé, un contratto raccapricciante, presso la grande superficie di vendita del grande gruppo, ha ascoltato i consigli del capo-reparto a sua volta appresi al corso di comunicazione per venditori che spiega come prendere per la gola i clienti, come sembrare chi non si è e cosa dire a seconda delle situazioni per finalizzare una vendita (scorretto) della quale poi non si assume alcuna responsabilità (molto scorretto) non essendo egli, per ruolo, investito di alcuna responsabilità.

Il professionista esterno, invece, avendo maturato sufficiente esperienza, evita al cliente tutta la sequela di problemi che rappresenterebbero un costo rilevante per l’inesperto il quale, se operasse da solo allo sbaraglio, prima “si improvviserebbe con poco” e poi agli errori “dovrebbe rimediare con tanto”.

L’inesperto, fermamente discorde con il pensiero “in realtà pago quello che compro”, a fronte di un fittizio risparmio iniziale spende solitamente di più in un secondo momento per compensare gli errori (se ha compreso quel che è successo), in altri casi addirittura abbandona il suo progetto per contenere le perdite (se ha intravisto qualcosa che ancora non è del tutto chiaro ma non sa o non può procedere), in altri casi ancora, come un giocatore incallito, ritorna imperterrito al punto d’inizio perseverando nella sua filosofia e ritentando più volte la sorte, senza successo, con improbabili scorciatoie fallimentari che non arrivano mai ad appagarlo (se è privo di qualsivoglia supporto utile alla comprensione di questi fenomeni).

L’inesperto non ha così usufruito di alcun risparmio reale, anzi ha affrontato disagi e frustrazioni, ha sostenuto spese impreviste di correzione che hanno allungato il suo percorso e, diciamocelo, se non ha compreso, si è via via sempre più inacidito con la paradossale conseguenza che questo inacidimento lo ha portato a non credere più in nulla e nessuno continuando ad intraprendere sempre ulteriori scorciatoie, ripetitive, nel tentativo di recuperare a tutto il passato in un sol colpo, come in un loop d’errore ciclico a inacidimento crescente in cui continua a vincere sempre e solo chi si prende “gioco” di lui.

Il reale potenziale di quella che era l’idea iniziale ed i benefici che ne poteva trarre sono stati mancati per aver sbagliato acquisto e/o modo di operare ed aver portato avanti il suo progetto senza i criteri di cui invece è padrone un esperto in materia**.

E questo è il mercato ordinario massivo di tutti i giorni, una macchina pesante e complessa che muove ogni giorno montagne di denaro tali che non potremmo quantificare nemmeno in 7 vite ed il cui prezioso carburante è: l’ignoranza.

**Un esperto vero non di certo quello del portale scorciatoia dalle icone colorate che altro non è che un’altra veste per gli spiacevoli casi di cui sopra.

Morgana

“…ma facciamo da soli! Trovo due manovali, a cosa servirà mai un ingegnere o un geometra o un tecnico specializzato se non a buttare via altri soldi per star lì a guardare quelli che faticano?…”,

Realtà

L’Ingegnere, il Geometra o il Tecnico qualificato non stanno a guardare dei manovali nell’accezione più scarna del verbo “osservare”. Essi supervisionano ogni operazione controllando che l’operato corrisponda al progetto stabilito e nulla sia quindi improvvisato alla buona, inoltre verificano in tempo reale che l’esecuzione dei lavori sia ottima e non approssimativa evitando al cliente una sequenza di problemi postumi ben più dispendiosa come ad esempio rompere e rifare, rompere e lasciar così stremati dai problemi, subire rotture impreviste, materiali errati, inflitrazioni, geometrie sbagliate, impianti inaffidabili, capitolati non rispettati, ore di lavoro fasulle segnate, materiali addebitati mai utilizzati, costi che lievitano senza che sia mai visibile un punto di arrivo… Nel mio Blog sono riportati centinaia di casi del genere (nei più svariati settori trattati) in migliaia di articoli disponibili al lettore.

Morgana

“…ma su, il piccolo artigiano costa di più di questo prodotto preconfezionato solo perché non è industrializzato e fa tutto da zero su misura, inoltre per fare lo stesso oggetto prende il triplo solo perché è un piccolo imprenditore quindi ha costi più alti, maddai!”

Realtà

Contrariamente a quanto si possa pensare sono proprio le piccole attività a fornire i prezzi migliori finali (a parità di qualità del prodotto e del servizio offerto) e questo per il semplicissimo motivo che le piccole attività hanno costi aziendali esigui rispetto alle grandi superfici di vendita, sono meno vincolate, sono agili e quindi capaci di operare ad una velocità improponibile per una grande realtà (avete mai visto un elefante battere in agilità un vispo gattino?). Potete verificarlo su qualunque testo di Microeconomia.

La storia dei costi più alti per le piccole attività è a cavallo tra il mito e la leggenda metropolitana. L’artigiano non ha mai preso il triplo rispetto alle grandi superfici di vendita perché i suoi prodotti non sono mai stati neanche lontanamente paragonabili a quelli delle grandi superfici. L’artigiano è uno dei maggiori esempi di maestria nel mestiere. Figure per eccellenza come il piccolo falegname sotto casa (che non fa uso di truciolati grossolani né di cartoni pressati), il calzolaio (che adegua, rigenera, corregge), il tappezziere (che ridà vita alla tua vecchia amata poltrona), il tecnico meccanico (che sa dove mettere le mani e non sostituisce ma ripara), il fabbro (che modella e forgia), il piastrellista (che trasforma in arte una posa), il pastaio (appassionato che segue le farine migliori), il manovale in gamba (che è un piacere guardarlo costruire nel suo spazio di lavoro con nobile perizia), l’agricoltore (che conserva la tradizione del passato e non si nega allo studio del futuro con il figlio agrario),  il maniscalco (che raro, quasi fatto più di mito che di realtà, accompagna le persone a vivere realmente in un breve frangente), il viticoltore non massivo (che permette serate di degustazione irripetibili, a lume di candela e con un sapore unico sempre diverso), l’apicoltore (che conosce i fenomeni meteorologici, di inquinamento e di intossicazione prima di noi), il ceramista (che complementa la casa in modo esclusivo), l’orologiaio (quello dei movimenti automatici e delle cosidette complicazioni meccaniche che i comuni mortali nemmeno immaginano cosa siano), la sarta (che disomologa e rende distintivo) e così via… sono solo alcuni degli esempi di donne e uomini portatori di una immensa esperienza che rischiamo di far estinguere rivolgendoci agli accentratori e-commerce massivi anzichè ai siti web ed alle sedi fisiche di professionisti diretti, liberi, indipendenti.

L’artigiano non fa lo stesso prodotto fornito da una grande superficie, ad esempio un mobile. Quel che vi assomiglia, all’apparenza, possono essere le geometrie e lo stile; i materiali che impiega, invece, sono decisamente più nobili e veri così come i metodi costruttivi. Legno vero, ad esempio, quindi non cartone pressato, addizionato di spessori di scarti e laminato per “sembrare” una tavola spessa 4 centimetri di Ciliegio, Faggio, Frassino…

L’artigiano onesto impiega materiali di prima scelta, ne acquista un po’ più del necessario per completare il lavoro al cliente e quel che gli rimane rischia di non venderlo per anni. Il falegname onesto fa su misura veri mobili di legno che durano secoli e non omologate, ripetitive, noiose e banali plastichine scabrose né truciolati di polveri non meglio definite che marciscono con l’umidità e sono legati da collanti privi di agenti idrofobizzanti, fungicidi, ignifughi e tutto quel che, comportando un valore di cui non si può fare a meno, determina la produzione ottima.

Per i professionisti a carattere commerciale

Morgana

“…ma vedrai che se il negoziante lo propone ad un prezzo maggiore è perché è un ladro…”

Realtà

Il commerciante non è un ladro. Esistono prodotti appositamente realizzati da moltissimi marchi per le grandi superfici di vendita. Questi  peccano per una qualità minore che permette, a fronte di uno stesso logo sulla confezione, di ottenere dei margini utili nonostante la finta enorme scontistica. I prodotti per le grandi superfici vengono realizzati su apposite linee di produzione con qualità più bassa, materiali più economici, assiemi più fragili, durata minore. Inoltre i ladri esistono a prescindere in tutti i settori lavorativi e non, una persona in gamba sa riconoscere se si sta affidando ad un professionisa onesto.

Morgana

”… ma sicuramente dal negoziante costa di più perché ne vende pochi pezzi…”,

“…ma è ovvio che dal negoziante costa di più perché é rimasto indietro ed ha maggiori costi…”,

“…dai naturale, è perché non gli fanno le stesse condizioni di questo sito portentoso!”

Realtà

Nel 1991 i fondatori di diversi gruppi di acquisto tramutatisi nel tempo in grandi superfici di vendita, sovente di proprietà delle stesse persone che non gradite alla guida di un paese (spero di esser stato sufficientemente chiaro, educato ed imparziale in questa mia espressione), iniziarono a mettere in giro voci come quelle riportate nei tre Morgana poco sopra che si sono poi consacrate a tarlo di comodo nella mente di tutti coloro che amano perenni strade in discesa, onnipresenti comfort, facili risposte a tutto ed un assortito catalogo di vantaggi quotidiani meglio inquadrabili nella realtà come illusioni. Sia chiaro, non sto cercando di convincere nessuno del contrario in cui crede, anzi, questo libro è per coloro che già intuiscono questi meccanismi e amano approfondire, mettere in discussione, ragionarci su, trarne spunti. Infatti, coloro che credono a certe mere semplificazioni della vita continueranno così imperterriti fino all’ultimo sospiro ed avranno rivestito l’importante ruolo di motori della circolazione di denaro, fatta eccezione per il caso in cui questo denaro, invece di circolare nella nostra Patria, viene estradato all’estero impoverendoci gradualmente perché ci piace tanto la brillante idea di un pacchetto consegnato fin sullo zerbino sfruttando i dipendenti sotto osservazione cronometrica.

Quel che accade, ogni volta, è che un autore in gamba crea una nuova favola a cui la moltitudine ama credere, la fa diventare un virale chiodo fisso, con il tempo la fa incamerare nella mente come un dato di fatto sul quale non spingersi mai a fare domande, ci guadagna capitali sufficienti a gestire una o più nazioni e poi, sistematicamente, quando il tale metodo barra personaggio non sono più utili, si può finalmente uscire, dopo una ventina d’anni, con uno speciale televisivo che racconti le schifezze di cui i consumatori che non si sono posti domande, poveretti, non potevano immaginare nulla.
No?!? Davvero!?! Non pensavano che la loro “comodità” avesse poi un costo, delle ripercussioni che dovevano per forza di cose e onor di logica ricadere su qualcuno? Non se lo immaginavano di stare distruggendo milioni di famiglie e di lavoratori per un vizio malato? Peccato, mi dispiace che ignorassero la realtà a tal punto! Poverini, chi mai ha insegnato loro che nella vita è tutto facile, tutto gratis e soprattutto privo di ripercussioni? Peccato, peccato… evvabbé, sarà per un’altra volta…

…per la volta in cui comprenderanno quantomeno le basi della Fisica Classica fatta di forze, lavoro, energia, attriti, perdite, rendimenti… quella fisica che spiega in modo semplice come nulla sia gratis nel nostro Universo.

Continua…

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I pensieri autopulenti di chi distrugge il valore – Il pensiero uno (sul prodotto)
I pensieri autopulenti di chi distrugge il valore – Il pensiero due  (sul professionista)
Il piccolo imprenditore indipendente è espressione di libertà anche per il consumatore
Il professionista della prima maniera

Il tuo futuro è già noto?
Più risparmi più diventi povero
Cap 9 – In revisione
Cap 10 – In revisione
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Seconda raccolta – Prossimamente (su versione cartacea)

Terza raccolta – Prossimamente (su versione cartacea)

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Prima estensione – Prossimamente (su versione cartacea)

Seconda estensione – Prossimamente (su versione cartacea)

I pensieri autopulenti di chi distrugge il valore – Il pensiero uno (sul prodotto)

Rubrica: La tetralogia della povertà. Svalutazione – Parte 4b

Titolo o argomento: Come si diventa poveri oggi e soprattutto… perché

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Il pensiero uno (sul prodotto)

Il primo pensiero di una persona che osserva in modo semplice un’offerta su un prodotto (quindi senza conoscere come tale prodotto dovrebbe esser fatto per assolvere nel modo migliore le funzioni richieste, quali siano i relativi corretti metodi produttivi, quali materiali e quali tecnologie siano necessarie affinché esso sia durevole ed egregiamente ammortizzabile in un arco temporale, se non debitamente lungo, quantomeno accettabile* , che costi comporti il tutto, come si costruisca un’offerta onesta…) è quello della comoda diretta via della generalizzazione: “Se costa così poco, si vede che è possibile, che è sostenibile e, soprattutto, vantaggioso!”. E prosegue: “Se costa così poco perché mai l’altro modello o l’altro marchio costano così tanto di più? Dovrebbe costar poco anche l’altro!”. E conclude, in un fascio che contiene tutta l’erba mal riposta, stretta, aggrovigliata: “Tanto sono tutti uguali i prodotti, quello nella fascia di prezzo più alta non ha nulla di più se non il nome…”.

*L’obsolescienza programmata, a lungo negata ma ormai evidente a tutti i consumatori più avveduti, ha imposto una netta virata di questi valori seppur non totale né tantomeno definitiva.

Una sequenza di imprudenti (s)ragionamenti affilati che ha portato i consumatori a dividersi in due parti quasi uguali. Quelli che prediligono prodotti affidabili e durevoli spendendo un po’ di più all’inizio (ma spendendo una volta sola) avvalendosi tra l’altro di prodotti più pregiati, e quelli che prediligono superficiali semplificazioni ed una profonda miscredenza verso i produttori che coltivano l’ambizione di distinguersi offrendo un prodotto che lasci un buon ricordo, una buona esperienza nella mente del consumatore che l’ha scelto.

Il problema è che entrambi i consumatori, non essendo formati, in effetti tentano la sorte ad ogni acquisto. La realtà è che non si va a colpo sicuro nemmeno quando si sceglie sempre lo stesso marchio ritenuto affidabile o quello economico erroneamente ritenuto durevole come l’altro della concorrenza d’élite. Questo perché ogni marchio può involontariamente sbagliare alcuni prodotti, ogni marchio può rischiare di non far centro, ogni marchio può volontariamente sbagliare altri prodotti se cade troppo nella morsa degli studi di mercato finendo con il perdere di vista i propri obiettivi iniziali nel tentativo di cercare di accontentare le richieste della maggior parte dei consumatori ed esser così più gettonato. Il paradosso è che, per raggiungere un bacino di clienti più vasto, si può tentare di accontentare anche le loro richieste prive di senso frutto dell’inesperienza tecnica pur di fare cassa. “Ma da quando le persone sanno cosa vogliono?” (cit. Morgan Freeman, Una settimana da Dio, Tom Shadyac, U.S., 2003).

La realtà è che abbiamo troppo, consumiamo troppo, disponiamo di troppo e non abbiamo tempo di studiare, imparare, capire, iniziare almeno a conoscere realmente quel che abbiamo davanti. E questo proprio per via del troppo, perché ci vorrebbe una vita solo per imparare come si acquistano così tanti prodotti che siano validi. Ma in fin dei conti non abbiamo reale necessità di nulla e, in fondo, non ci interessa nulla. Così ci affidiamo solitamente a suggestioni, convinzioni, debolezze tutte egualmente frutto di una inevitabile ignoranza alimentata dalla scarsità di tempo e, soprattutto, dal disinteresse. Quelle poche cose che ci servono realmente vantano ampi spazi nella nostra mente per essere osservate, apprese, capite, elaborate, meditate (mai abbastanza). Il troppo no, il troppo non lo riusciamo a gestire, il troppo è insostenibile e finiamo col parlare come se fossimo esperti di cose che in effetti non conosciamo né noi, né chi ce le recensisce, né chi ce le suggerisce, né chi le promuove e, spesso, nemmeno chi ce le vende (se posteste immaginare quanto ho dovuto studiare per far mio un granello in più di conoscenza nelle mie materie…).

E la contorta sequenza di archibugi mentali del consumatore prosegue (arricchita qui dai più opportuni commenti del caso): “Assodato che i prodotti di tale categoria li ritengo tutti uguali e che il prodotto a minor prezzo (facendo perno sulla mia ignoranza) mi porta a ritenere che siano tutti di basso valore, pretendo a questo punto che ciò che per me non ha più valore mi venga regalato (abbiam fatto trenta, facciamo trentuno) e, inoltre, rigorosi sullo stesso filo logico, pretendo che anche il valore dell’esperienza del professionista della vendita specializzata e dell’assistenza tecnica qualificata venga azzerato di pari passo. D’altronde a cosa servirà mai? Acquisterò by-passandolo su un e-commerce (che appartiene alla stessa gente che detesto vedere al potere ma me lo dimentico quando mi fa comodo, non sono coerente quando mi fa comodo… contraddizioni che danno frutti velenosi nei giardini delle mancanze di tempo) e decreterò per lui il solo compito di risolvere eventuali incombenti rogne ma, sia chiaro, a basso costo, perché il prodotto l’ho pagato poco e la risoluzione della rogna di un prodotto che non so che è scadente (perché ho compiuto un incauto acquisto nel posto sbagliato) deve andare di pari passo e concludersi con un danno a carico di tutta un’intera filiera fuorché mio” (voce del verbo responsabilità e razionalità, ironicamente parlando).

Rigorosi, quindi, sul filo logico degli archibugi mentali ma totalmente superficiali se vi è da studiare l’immenso mondo industriale, commerciale e promozionale che il consumatore, ahimé, minimizza ad un numero che gli conviene o meno.

D’altronde, tenuto conto che diversi non conoscono, anzi ignorano del tutto, il prezioso valore dell’esperienza di un professionista, questi finiscono col pensare, da consumatori impreparati, che “se qualcosa non la sanno, significa che non c’è” (ricorrente pensiero moderno inconscio).
E invece, se sapeste quanto è prezioso il contributo di un serio ed onesto professionista, da quante insidie potrebbe proteggervi e quanto denaro risparmiereste grazie a lui… ma ogni argomento troverà lauto approfondimento a tempo debito. Alimentate viva la pazienza in perfetto equilibrio sul piatto accanto a quello della curiosità.

I consumatori del troppo sono miopi, osservano con diverse diottrie in meno una figura da 20 metri di distanza giudicandola troppo presto come una bella ragazza; poi si avvicinano e restano gelati dall’agghiacciante scoperta sub-zero che li paralizza e li manda in frantumi: la ragazza è in realtà una anziana signora che si concia in modo inopportuno o magari un ragazzone che ha appena parcheggiato la sua moto custom e si accinge ad entrare nel negozio di tatoo. Il prodotto aveva una confezione accattivante, un volantino invitante, prometteva molto e, in realtà, il solo normale utilizzo si è rivelato frustrante e dispendioso oltre che eccessivamente breve.

La stessa cosa riaccade ogni volta, eppure non capiscono, sono smarriti, non sanno osservare, non sanno muoversi, non sanno cambiare, non sanno da che parte iniziare, non sanno come si fa, come si valuta, come si sceglie… Però sono bravissimi a deprezzare, a svalutare, a mortificare il valore dei mestieri, a lasciarli morire accasciati su sé stessi sotto il peso di pensieri ignoranti che danno origine a gesti ignoranti, sotto il peso di un consumo eccessivo il cui unico mantra è: “Devo avere tutto, non devo rinunciare a niente, quindi mi adopererò per riuscire ad acquistare tutto con il mio budget limitato trovando poi delle giustificazioni, delle autoconvinzioni, che mi dicano che ho fatto bene e sto facendo bene così come faccio; non ipotizzo conseguenze negative dei miei gesti e nemmeno mi interessa impegnarmi a farlo perché non mi riguardano direttamente”. Ma non è così perché si tratta di situazioni in cui anche loro, come in una matrioska, sono o saranno ben presto vittime, inglobati da chi a loro volta li deprezzerà, svaluterà, mortificherà.

Continua…

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La tetralogia della povertà.
Come si diventa poveri oggi e soprattutto… perché

Prima raccolta: Svalutazione

Disse il Signor Michelin: “Non si dà valore a ciò che si ottiene senza pagare”
La distruzione del valore
Comprendere il valore
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I pensieri autopulenti di chi distrugge il valore – Il pensiero zero (sul conto)

Rubrica: La tetralogia della povertà. Svalutazione – Parte 4a

Titolo o argomento: Come si diventa poveri oggi e soprattutto… perché

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Il pensiero zero (sul conto)

“Tutto quel che non sfoggio preferirei non pagarlo!”. Lo pensa ma non lo dice colui che, assetato di vanità e di avidità, si prodiga e si contorce alla volta di un labirinto spinoso di autoscuse con cui vorrebbe giustificare la sua partecipazione alla disfatta del lato sano del mercato.
Egli acquista “a rimedio” tutto quel che gli occorre, cose di tutti i giorni invisibili a chi lo circonda, cose che chi è in ammirazione non è chiamato a vedere, non può vedere o ne ignora la provenienza: manodopera scorrettamente declassata per sua imperizia, prodotti a concorrenza sleale, prodotti da mercati deregolamentati, prodotti sommari di bassa qualità per i quali poi si va a pretendere un’assistenza ancora più economica, prodotti visti e provati nei negozi e poi acquistati su internet presso i mercato-demolitori a prezzi d’occasione grazie a sfruttamenti di personale che occhio non vede e cuore non duole, prodotti da grossi siti di e-commerce centralizzati che distruggono attività lavorative sane che erano solite mettere in circolo il denaro nel nostro paese anziché esportarlo e concentrarlo su una figura unica sostenuta dal governo che gli ha permesso di invadere l’economia globale (Scheda esempi, Tab A, Es. 1 – Solo su versione cartacea – Prossimamente ), oggetti domestici o di lavoro, beni, utilità.
Poi prosegue: “Mi basta trovare un colpevole, un uomo, un lavoratore che abbia commesso anche solo un piccolo errore veniale per giustificare e pulire la mia coscienza con riflettori ottici che nascondano bene a chi osserva macchie che in realtà mai sono state rimosse: le attività che ho tradito, messo in crisi e fatto chiudere”.

Viceversa posso accettare di alimentare fenomeni economici balordi (Scheda esempi, Tab A, Es. 2 – Solo su versione cartacea – Prossimamente) se mi fanno quei grattini sotto al mento mentre ritirano la mia anima per riconsegnarmela ancor più splendente (perché me la riconsegnano vero? Me l’hanno promesso proprio loro, quei martiri che si alzano la mattina e si fanno in quattro per regalarmi comodità e sfizi imperdibili).
L’automobile sono convinto mi faccia sembrare chi vorrei essere, chi non sono? Rafforza  il mio narcisismo*?”. Se ha uno di questi effetti osservabili, che ne sia consapevole o meno, che ne abbia l’intenzione o meno o che abbia ottenuto l’effetto positivo o negativo una cosa è certa: se mi offre un risultato che è visibile agli altri allora rateizziamo, noleggiamo, impegnamoci gravosamente ed indebitiamoci per raggiungere il fine. Qualunque sacrificio illogico e insostenibile, qualunque rinuncia o impegno economico non saranno mai un limite invalicabile.

Si tratta invece di qualcosa che fuori non si vede? Allora nessuno lo saprà mai che non paghiamo l’artigiano, il tecnico, l’operaio, il professionista, che clicchiamo su siti web di giganti monopolisti mieti-economia e mettiamo nel carrello, pronti per la spedizione massiva, ondate di merci che uccidono senza pietà alcuna uomini e famiglie le quali, per far parte di quegli spietati sistemi, son costretti a pagare un pizzo 2.0 creando anche loro un account per la loro azienda proprio lì, dal nemico, pagandogli lo scotto di costi di inserzione, costi sul valore finale del prodotto venduto, commissioni sui pagamenti elettronici, abbonamenti di corrieri di proprietà dell’e-commerce massivo e canoni mensili al fine di avere accesso alla centralità in cambio di una sembianza di partecipazione civile al gioco della distruzione del valore dei mestieri.  L’accesso alla centralità a costo dell’ennesima usurpazione che si accorpa nel mostro tumefatto e rigonfio di more, interessi, cartelle, tasse, sanzioni, spese, spese, spese che non rendono più fattibile, realizzabile, sostenibile, la libertà di una propria ditta, la libertà di ritrovare dignità nel proprio mestiere.

E se non basta ancora, perché mai impegnarsi a pagare il conto del falegname, dell’idraulico, dell’elettricista, del muratore, del tecnico degli elettrodomestici, del fornitore di un prodotto, dell’architetto, del perito, del malcapitato professionista? Allora rimandiamo, chiediamogli uno sforzo, uno sconto insostenibile, rinunciamo, manchiamo al nostro impegno, proviamo a non pagare, troviamo scuse, mortifichiamolo, rimandiamo ancora… tanto fuori non si vede, quindi non è prioritario. Tanto i vicini che ne sanno, gli altri che ne sanno, chi guarda il macchinone che ne sa?

Ci fosse un social network dove i lavoratori possono postare le foto dei clienti che da te vengono a farsi spiegare un prodotto per poi andare sicuri ad acquistarlo sul sito web dell’e-commerce massivo ed accentratore, dove possono postare le foto dei clienti non paganti, dei datori di lavoro non paganti o di quelle persone che pagano dopo numerosi richiami e dopo aver elargito indebitamente mancanze di rispetto a profusione, allora coloro che non hanno rispetto per i mestieri ci porrebbero la stessa assortita attenzione che ripongono nelle apparenze del loro mondo fittizio. Altrimenti… “sta brutto”.

*Accresce l’effetto di qualcosa che, consapevoli o meno, si potrebbe essere realmente? Insomma, nel bene o nel male mostra una persona al grande pubblico per come realmente si comporta (spesso involontariamente come accade per i prevaricatori) o per quel che vorrebbe far credere di essere? Compensa un disagio sociale, una debolezza, una situazione difficile?

Continua…

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Come si diventa poveri oggi e soprattutto… perché

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Disse il Signor Michelin: “Non si dà valore a ciò che si ottiene senza pagare”
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Shhh, non si dice… è una forma di violenza sulle persone, sui mestieri, sulla dignità ma, scherzi? Non si dice!
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Comprendere il valore

Rubrica: La tetralogia della povertà. Svalutazione – Parte 3

Titolo o argomento: Come si diventa poveri oggi e soprattutto… perché

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Semplice ma non così immediato

Ora, tornando a noi, il nodo cruciale del problema dal quale siamo partiti è che se ti dico per filo e per segno come ho fatto ad ottenere un risultato, non lo apprezzerai. Non imparerai quasi nulla e sarai portato a ripetere come un robot la stessa mia sequenza di passi mentre ognuno di noi in realtà ha stretta necessità di “sviluppare il proprio modo”.
Inoltre la semplicità con cui posso raccontartelo o illustrartelo può portare pian piano anche una persona educata ad illudersi che tutto si possa avere semplicemente e, nei casi peggiori, che le sia persino dovuto. Quindi senza nemmeno più chiedere oltre che senza impegno.
Questo perché a cose fatte, a fatiche sormontate, a risultati meritevolmente ottenuti, è probabile che un racconto lasci trasparire la felicità di esser riusciti anziché l’arduità dell’opera.
Così chi legge finisce con il recepire che ripetendo la sequenza passo passo, accadrà lo stesso anche a lui pur non avendo compiuto le fatiche necessarie per raggiungere la comprensione del perché di quei passi.
Ma se al contrario ti offro degli stimoli, delle provocazioni, degli spunti, delle informazioni rare e preziose lasciando a te il compito di metterle insieme, elaborarle e di impegnarti a ricavare il tuo personale risultato, sentirai di aver provato un gusto più intenso. Il mio lavoro avrà ricevuto un valore perché tu avrai modo di renderti conto di quanto è difficile e che impegno e abilità richiede. Inoltre, se proprio lo troverai incompatibile con le tue abilità, avrai più rispetto per me e non mi svaluterai al momento di offrirmi un equo compenso.
Il tuo risultato sarà frutto degli sforzi iniziati con la tua lettura e sfociati nel tentativo di applicare. Proprio in quest’ultimo punto ti renderai conto di quanto è importante chi riesce a svolgere un compito così arduo e quanto puoi essere importante tu per chi, come me, potrebbe non saper fare ciò in cui invece sei abile tu.
Il tuo impegno sarà testimone del tuo proseguimento sulla strada del risultato, sarà primario nel comprendere cose non così evidenti come potrebbero sembrare inizialmente quando si è a digiuno di contenuti dotati di profondità (e di numerose altre dimensioni a seconda della tua capacità di recettività, di senzienza, di collegamento sinaptico).
Le tue scelte, frutto del tuo personale modus operandi e della tua capacità di analisi dei risultati che otterrai passo passo dalle tue prove, dai tuoi rischi, dal tuo lavoro e quindi dalla tua fatica, si trasformeranno nell’esperienza e nel tuo nuovo carattere che allora ti permetterà sempre più di apprezzare il pregio dei mestieri e la bellezza, nonché la nobiltà, di retribuirli meritevolmente.

Immagine

Uno dei suggestivi banchi attrezzati della bottega dell’orologiaio Bartolomeo Antonio Bertolla esposta al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia di Milano. Non fatevi ingannare dalle modernità dei laboratori odierni, in qualsiasi lavoro potete incontrare specialisti che operano con la medesima cura e passione.

In effetti non importa di quale mestiere si tratti (moderno o antico) o quale prodotto si stia vendendo (pregiato o ordinario), quando il lavoratore che si ha davanti ci mette l’impegno, la passione, l’esperienza e lotta con le aspre difficoltà storiche e contemporanee per andare avanti, merita tutto il nostro rispetto… anche se vi sta riparando un oggetto che date per scontato a seguito del benessere corrente.

Continua…

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Uno dei suggestivi banchi attrezzati della bottega dell’orologiaio Bartolomeo Antonio Bertolla esposta al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia di Milano. Non fatevi ingannare dalle modernità dei laboratori odierni, in qualsiasi lavoro potete incontrare specialisti che operano con la medesima cura e passione.
In effetti non importa di quale mestiere si tratti (moderno o antico) o quale prodotto si stia vendendo (pregiato o ordinario), quando il lavoratore che si ha davanti ci mette l’impegno, la passione, l’esperienza e lotta con le aspre difficoltà storiche e contemporanee per andare avanti, merita tutto il nostro rispetto… anche se vi sta riparando un oggetto che date per scontato a seguito del benessere corrente.

La distruzione del valore

Rubrica: La tetralogia della povertà. Svalutazione – Parte 2

Titolo o argomento: Come si diventa poveri oggi e soprattutto… perché

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Non diamo valore a quel che non paghiamo

Che sia un tutorial fornito su un servizio di video sharing in rete; che sia un articolo di un blog che ti spiega come fare una cosa, come risolvere una “rogna” passo passo senza avvalerti di un bravo lavoratore, un professionista; che sia un’esperienza condivisa su un forum da chi fa di tutta l’erba un fascio e, ad esempio, per colpire un meccanico, un dentista, un idraulico, un tecnico maldestro o incapace danneggia anche quelli in gamba; che sia un oggetto venduto sottocosto su un sito web che opera (ad insaputa del consumatore) per concorrenza sleale o per secondi fini ovviamente non legati al mancato profitto-diretto sul prodotto venduto bensì al profitto indiretto ottenuto dalle conseguenze secondarie (la distruzione delle piccole e medie attività al fine di centralizzare e monopolizzare le vendite sui giganti dell’e-commerce); che si tratti di questi od altri casi di pari logica, l’effetto che se ne ricava è sempre il medesimo: “La distruzione del valore”.

La distruzione del valore di un prodotto, la distruzione del valore di un servizio, la distruzione del valore di un mestiere, la distruzione del valore di donne e uomini. Una distruzione di valore non sempre operata per ignoranza, o per mera voglia di prevaricazione da competizione scorretta, ma, sovente, operata con pericolose architetture meticolosamente pianificate che fanno leva sulla “stimolata” avidità dell’uomo-consumatore, dell’uomo che ignora, dell’uomo goloso o ingolosito, per distruggere, annullare piccole e medie attività commerciali, professionali o di artigianato al fine di favorire grandi gruppi globali, insipidi, freddi, impersonali. Gruppi finanziati da chi si è ben guardato dal finanziare voi. Gruppi globali lontani dai bisogni dell’uomo e capaci di innescare un intenso effetto boomerang che tornerà matematicamente a colpirci. Ma avremo modo di comprendere a tempo debito in che modo nessuno sia escluso. Ora osserviamo il territorio attorno a noi prima di addentrarci in questa foresta ricca di insidie che promette di accorciare il nostro cammino e che, forse, in un certo qual senso lo fa realmente.

Feroci pretese

Non metto mai guide passo-passo per ottenere uno specifico risultato. Quando in passato l’ho fatto su altri miei siti web, il pubblico che ha mostrato gratitudine e reale apprezzamento, offrendo in taluni casi persino collaborazione ed il proprio contributo in cambio, è stato parte di una contenutissima élite. La massa, invece, ha avuto reazioni estremamente maleducate e pretensiose, entrava nel sito, prendeva quel che voleva, non guardava nemmeno come si chiamava il sito né l’autore che aveva messo a disposizione quel materiale, copiavano i contenuti irrispettosi del diritto d’autore, non citavano le fonti e, per chiedere altro materiale, scrivevano e-mail che sovente iniziavano letteralmente così: “Mi dici come si fa…”, “Ho bisogno di…”, “Mi serve…”, “Devo fare…”. E-mail spesso firmate con nickname, senza presentazione alcuna, senza spiegazione alcuna, senza educazione alcuna. La loro filosofia era “Mi hai abituato ad avere gratis, ad avere senza chiedere, adesso se lo voglio me lo dai e basta”.

Fui io in realtà a sbagliare. Fui io, a suo tempo, oltre 10 anni fa, a commettere lo stesso errore di giovinezza di molte persone volenterose e produttive che si sono proposte al vasto pubblico senza un progetto preventivamente correttamente strutturato a trecentosessanta gradi. L’errore consisteva nell’ispirarsi senza cognizione di causa a realtà di grandi aziende senza tener conto di quanto fossero pianificate, di quali fossero i loro punti di forza, quali fossero le loro incolmabili carenze, senza tener conto che offrivano guide sommarie in cambio di una larga promozione di prodotti, smisurate raccolte di dati (un tempo deregolamentate) e reindirizzamenti a grandi e-commerce accentratori.
Non tener conto di questi fattori fu un errore significativo, un po’ come offrirsi di spendere la propria energia fisica per spingere forte sul pedale che avvia il motore della moto di altri per dare inizio al loro viaggio, non al tuo.
Fui io a viziarli per quel periodo che ebbe termine al momento opportuno grazie all’esperienza acquisita, tra l’altro con importanti innovazioni (alcune delle quali, ad esempio, nascoste tra le righe del mio Blog), ossia non appena studiato il comportamento di un campione sufficientemente vasto di persone. Usai quindi metodi analoghi a quelli del sistema per approfondire come funziona il sistema stesso, per capirne le dinamiche che governano i suoi moti.

Ricordo e conservo ancora le numerose e-mail di coloro che ad una mia domanda di approfondimento circa le loro richieste, rispondevano indispettiti e pretensiosi come bambini viziati e maleducati. La mia risposta, infatti, non era quella che volevano ma una domanda alla quale loro erano chiamati a rispondere. Una risposta corretta avrebbe dato loro accesso alle informazioni desiderate, viceversa no. Non ci fu nemmeno un caso di risposta corretta. Quelle e-mail sono un mònito, mi ricordano che mai in nessun caso si deve offrire la propria professionalità gratuitamente, mai in nessun caso si deve fornire la propria professionalità a chi non se l’è guadagnata, a chi non ha affrontato un impegno per raggiungere il risultato, a chi, avido, sfrutta, pretende e nega il compenso, ovvero nega il rispetto per il vostro impegno, per il vostro lavoro, per il vostro studio. Mai svendere le proprie abilità, non si ottiene nulla che abbia a che fare con una società civile ed evoluta. Ma gli esempi non fanno riferimento solo al mondo della rete digitale, di forte interesse sono anche i numerosi casi accaduti di persona sul mio luogo di lavoro con persone afflitte dalla medesima ingordigia e in balia di un’alterazione rassomigliante a quella degli zombie del film “Io sono leggenda”.

Ogni curiosità su questi temi troverà il suo sviluppo al momento giusto assieme ad aneddoti e spunti ramificati che ne estenderanno la comprensione. Potevo io infatti inserire nei miei siti web prodotti di terzi da promuovere? Potevo raccogliere dati utili a fini speculativi? Potevo accordarmi con un grande e-commerce per passargli i miei lettori? Avrei potuto, le occasioni non sono mancate, ma non lo feci e fu per un preciso motivo.

Continua…

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Disse il Signor Michelin: “Non si dà valore a ciò che si ottiene senza pagare”

Rubrica: La tetralogia della povertà. Svalutazione – Parte 1

Titolo o argomento: Come si diventa poveri oggi e soprattutto… perché

“Non si dà valore a ciò che si ottiene senza pagare”

Frase attribuita ad uno dei fratelli Michelin (quelli dei pneumatici e delle guide enogastronomiche tanto per intenderci), Edouard o André, in seguito ad un semplice, ma assolutamente non banale, episodio che ne ha illuminato la ragione.

Un giorno, durante una visita in incognito presso un’officina al fine di eseguire la sostituzione dei pneumatici della propria auto e testare il servizio della sua rete di vendita, il Signor Michelin si accorse che le sue preziose guide enogastronomiche, fino ad allora distribuite gratuitamente, si trovavano buttate accatastate in un angolo dell’officina a prender polvere. Rimase turbato nell’osservare come i suoi sforzi non venissero apprezzati dal titolare dell’officina il quale, tra l’altro, impediva così che potessero essere apprezzati anche dalla clientela. Da quel momento comprese che non si dà valore a ciò che si ottiene senza pagare. Cominciò allora a fornire le rinomate guide solo alle officine che intendevano pagare per averle, ovvero a quelle officine che mostravano un vivo interesse verso il prodotto dei suoi sforzi riconoscendone di conseguenza il valore, l’utilità ed il pregio.

Per quanto possa sembrar semplice capire un simile concetto, in realtà non lo è finché non lo si vive realmente sulla propria pelle, finché non si vedono i propri sforzi snobbati dalla superficialità di chi non li capisce. Io stesso sto scrivendo a tal proposito solo dopo aver vissuto negli ultimi dieci anni anche più di un’esperienza simile a quella del Signor Michelin (essendo stato probabilmente più duro di comprendonio). Questo mi ha portato a voler approfondire tutti gli aspetti del fenomeno per poi osservarli da più e più angolazioni per comprenderne non solo le apparenze o le immediatezze ma anche gli sviluppi più reconditi. Così come il biologo può far poco se non osserva da un microscopio, il cittadino consumatore padre madre di famiglia può far poco se non osserva nelle minuzie, invisibili all’occhio nudo, complessi meccanismi che si svolgono su un’altra scala percettiva.

Pensa al lavoro che fai o anche ad un’attività che segui e curi con passione e vivo interesse e pensa a cosa proveresti se qualcuno ti dicesse, o assumesse un comportamento di pari effetto, che priverà di valore il tuo sforzo. Sì, è già successo… in ufficio, nel tuo negozio, nella tua ditta, nella tua bottega, nel tuo locale, nel tuo laboratorio, nel tuo studio, dal tuo cliente. Ma un conto è vedere ogni giorno il sole che sorge e che tramonta (certo lo hai già visto tante volte), ben altro conto è sapere perché sorge, tramonta, irradia, irraggia, scalda, emette, brucia, fonde, attrae, respinge e addentrarsi nell’affascinante sentiero dell’astronomia.

La distruzione del valore è il primo passo per modificare illecitamente l’economia. La distruzione del valore fa perno sulla nostra evidente avidità per impoverirci con meccanismi di gran lunga meno evidenti e meno intuitivi. Più avanti ti porgerò il mio modesto pensiero portando tra l’altro alla tua attenzione anche l’analisi di numerosi esempi. Posso anticiparti, senza metter troppo in disordine la sequenza logica, che se riattribuisci il giusto valore ai mestieri delle persone che ti circondano, e se lo fanno tutti, ognuno a cominciare dalle persone che ha intorno, il meccanismo può essere invertito, ribaltato. L’economia centralizzata e predatoria, nascosta dal bagliore dei luccicanti strass di cui veste la rete digitale prima di accalappiarci e venderci al trancio, può esser messa in seria difficoltà restituendo le terre delle professioni n.0 ai moderni contadini digitali che le lavorano duramente. Un po’ come quando il feudalesimo (oggi probabilmente risvegliato in una nuova forma apparentemente amorfa) fu assopito dalle rivolte e dalla sete di giustizia tra il 1700 ed il 1800 con la fine dell’economia curtense in tutta Europa.

Rivolte e sete che anche noi possiamo proporre oggi in una nuova forma, priva di violenza, soprusi, distruzione dato che anche i metodi, per affrontare simili situazioni, si sono evoluti e non dipendono più dagli altri bensì solo da noi stessi attraverso uno strumento diabolico che si chiama “consumo”. Il consumatore saggio, avveduto, che ha voglia di imparare, ascoltare, crescere, può metter il piede fuori casa e decidere per il suo e l’altrui bene attraverso lecite scelte di consumo.

Trattasi però di “sete” che oggi non può esserci facilmente perché il cittadino, consumatore, padre madre di famiglia è talmente distratto e confuso da altro che non sa nemmeno di avere realmente sete e, quando l’avverte, in preda alla fretta dell’ultimo minuto è costretto a bere quella sbagliata accontentandosi di quel che ha intorno in quel preciso momento (nei prossimi capitoli questo concetto sarà di colpo semplice e intuitivo).

Continua…

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Disse il Signor Michelin: “Non si dà valore a ciò che si ottiene senza pagare”
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I pensieri autopulenti di chi distrugge il valore – Il pensiero zero (sul conto)
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Cap 9 – In revisione
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Seconda raccolta – Prossimamente (su versione cartacea)

Terza raccolta – Prossimamente (su versione cartacea)

Quarta raccolta – Prossimamente (su versione cartacea)

Prima estensione – Prossimamente (su versione cartacea)

Seconda estensione – Prossimamente (su versione cartacea)

Sempre di più: Viaggio dentro le proprie progressioni

Rubrica: Qualità della vita, Narrativa

Titolo o argomento: Viaggio dentro le proprie progressioni

Il concetto di limite è una questione personale

Sono sicuro che potrei fermarmi qua. Ho raggiunto una molteplicità di risultati che potrei considerare già abbastanza, specie per la mia giovane età. Sono stato precoce, a volte per abilità, altre volte per necessità, persino per disperazione. Ho fatto di tutto, molto più di quanto avrei potuto anche lontanamente immaginare in principio. Se i confronti fatti con la massa avessero ragion d’esistere potrei fermarmi qui. Ma si tratterebbe solo di una rude banalizzazione, una scorciatoia di comodo. Non funziona così, le misure le prendi con te stesso, con la responsabilità di quel che sai di poter fare realmente, non con un confronto con un campione che torna conveniente, che mi dice quel che potrebbe piacermi sentir dire.

Mi sono tolto delle soddisfazioni interessanti, ho risolto problemi complicati, ho studiato molto più di qualunque ordinario piano di studi universitario (praticamente nulla rispetto al sapere esposto nelle vetrine dell’Universo e oltre…), ho provato teorie che sostenevo, ho avuto ragione su chi mi ha messo da parte come un divano dalle molle rotte e una seduta scomoda, su chi mi ha svalutato senza nemmeno ascoltare, argomentare. Ho messo a frutto una moltitudine di errori da cui ho imparato inaspettatamente le cose più importanti. Ho fatto anche delle piccole scoperte. Eppure è insito nella natura umana desiderare sempre di più o, perché no, variante più rara, sempre lo stesso ma in modo più complesso.

Crescenti desideri umani

Alcuni lo fanno con le donne, non possono smettere di desiderare quante più donne possibili, talvolta persino impossibili, sempre diverse, come tori il cui olfatto non si può ingannare. Altri lo fanno col denaro, ne ammucchiano ammucchiano, nemmeno lo usano, non gli occorre, ma  non è mai abbastanza, non riescono a bilanciare l’impulso frenetico della progressione. Altri ancora lo fanno con il potere, la rivincita su traumi infantili da sottomissione o esclusione dal branco di cui non sono nemmeno consci, o il desiderio intrinseco di dominio; tentano la loro presunta strada verso il superpotere in direzione di quasi divinità terrena con l’afflizione, superbamente umana, di ambir all’esser adorati da altri uomini insicuri.

Grandi progetti

Io lo faccio con i progetti. Ne ho sempre una caterba in mente, vorrei realizzarli tutti ma la razionalità mi dice che non posso, la follia mi dice di intrecciarne diversi ed accontentarmi di una rara quanto inconsueta risultante (ciò che oggi chiamano “competenze trasversali”). Cerco di farne il più possibile ma ci sono sempre dei freni, degli attriti quotidiani che mi limitano, che mi ostacolano, che mi deviano, che mi portano a scoprire cose che non mi aspettavo di scoprire attraverso modi che non mi aspettavo di poter mai adottare.

Il caso non esiste

Il caos esiste, il suo anagramma, il caso, no. Il caso non esiste. Sono certo ci sia un motivo dietro ogni cosa, ci sia un disegno dietro ogni cosa, ci sia una logica dietro ogni cosa, ci sia una lezione importante dietro ogni cosa, ci sia un obiettivo importante dietro ogni cosa, ci sia un insegnamento fondamentale attraverso tutto.

Il Destino esiste, il Destino non esiste

Dicono però che il destino non esiste, personalmente penso che non sia vero che esiste, così come non sia vero che non esiste. Ci sono, forse, una gamma discreta e definita di scelte che possiamo operare e, all’interno di essa, possiamo optare, generando una moltitudine di combinazioni, dirigerci lungo il percorso che più, con la massima onestà, sentiamo come ideale per noi in quel dato momento, ma non possiamo scegliere tutto, così come non possiamo privarci della responsabilità della scelta.

Ci muoviamo all’interno di una gamma di scelte e, forse, qualunque dei percorsi concessi che scegliamo, ci porta al medesimo punto di arrivo. Ma in diverse condizioni. E’ la strada che cambia, probabilmente non l’arrivo. E’ questo, forse, che porta ad un livello quantistico la definizione di destino, due risultati opposti coesistono e, forse, l’apertura di porte che garantiscono più opzioni portano inevitabilmente, e antiintuitivamente, ad una minore possibilità che una nostra scelta passi dall’altra parte. Più porte si aprono, più diventa difficile scegliere, decidersi.

Non diventeremo Astronauti se siamo destinati ad essere Medici, non diventeremo Piloti da corsa se siamo destinati a grandi Progetti e non diventeremo Architetti ordinari se l’architettura cui fa riferimento il nostro destino è, ad esempio, su un’altra “scala”.

Friedrich August Kekulé, architetto… delle molecole

Vi porto un esempio reale così che le idee possano schiarirsi. Friedrich August Kekulé (nato il 7 Settembre 1829 a Darmstadt) frequentò l’Università di Glessen, Architettura, tuttavia qualcosa non gli tornava esattamente chiaro circa la sua vocazione. Prese parte alle lezioni di chimica del Professor Justus von Liebig e decise di cambiare strada e dedicare la sua vita a questa nobile Scienza. Ben presto si sarebbe occupato della tetravalenza del carbonio, dei legami delle molecole organiche semplici, della struttura del benzene fino a diventare “l’Architetto” della Teoria della Struttura Molecolare. Diventò quindi un Architetto ma non di strutture macroscopiche, bensì di strutture microscopiche.

Curioso, no? Aveva scelto in principio studi di Architettuta, sentiva una sorta di attrazione per le geometrie e le strutture, ma c’era qualcosa di più. Gli eventi e il suo impegno l’hanno portato sulla strada giusta, la strada che gli ha permesso di dare il suo fondamentale contributo e, cosa non da poco, di tramandarlo. Tre dei primi cinque premi Nobel per la chimica, infatti, furono vinti da suoi studenti. Tra le sue opere principali il “Manuale di Chimica Organica” (la Chimica dei composti che contengono il carbonio, la vita sulla Terra si basa su tali composti) del 1859 e “La chimica dei derivati del benzene o delle sostanze aromatiche”.

Le distrazioni di massa spengono la mente, le perturbazioni la allenano

L’Universo è uno splendido mistero, mi chiedo come sia possibile non desiderare di più ogni giorno, come si possa anche solo per un istante pensare di arrendersi a routine, vizi, agiatezze, consumismo, mercati globalizzati, rassegnazione apatica, giornate scontate, ripetitivi cliché sociali. Le distrazioni di massa spengono la mente.

Mi è impossibile non tentare le mie follie ogni giorno, mi è impossibile non tentare di inseguire i miei sogni ogni giorno, mi disturbano le perturbazioni inutili, le perdite di tempo, le armi di distrazione di massa, le idiozie, i fastidi burocratici e tutto ciò che “stupidamente” è appositamente realizzato, con abile “ingegno”, per evitare che le menti dotate di appetito possano sfamarsi e produrre. O, forse, semplicemente per un’utile selezione che permette solo ai più caparbi, ai più energetici di abbattare barriere invisibili per lasciare il loro orbitale.

Ma allo stesso tempo le perturbazioni mi occorrono, perché sono allenamento. Sono certo che senza problemi si appassisce, si cade nell’ottusa convinzione di essere sempre nel giusto, si perde elasticità mentale, capacità di problem-solving. La massa è energia, i problemi sono massa.

Se sei in gamba hai bisogno di gente in gamba intorno a te

Inseguiamo le nostre più nobili progressioni! Ne ricaveremo una realtà migliore. Il tuo talento fa bene anche a me così come il talento di ognuno fa bene anche a tutti gli altri che costituiscono una collettività. Sebbene una sana competizione non guasti mai, perché ci sprona a migliorare le nostre prestazioni, la collaborazione di una moltitudine di persone, che si applicano ben al di sopra del livello standard di menefreghismo, produce effetti che si traducono in una migliore qualità della vita generale.

Se sai che puoi fare di più in termini di onestà, professionalità, affidabilità, esperienza, parola, se sei in grado di mantenere una promessa, se la tua stretta di mano ha ancora un valore, non pensare che sia inutile. L’impegno maggiore di ognuno di noi, o anche solo di molti di noi, si riflette su una società migliore con un ritorno che si diffonde per tutti, anche per te. Se sei in gamba hai bisogno di gente in gamba intorno a te o i tuoi progetti non funzioneranno.

Le persone giuste

Sono ogni giorno sempre più convinto che chi ci sta accanto abbia una grossa, grossissima influenza su di noi ed è coautore-coautrice di un viaggio bellissimo o terribile a seconda che si abbia avuto il coraggio di attendere, trovare, abbracciare… la scelta giusta, o meno.

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