Chi fa il mercato? – Parte 1: Le influenze

Rubrica: Mandare l’acqua all’insù
Titolo o argomento: Quando la microeconomia è connessa con la psicologia, le neuroscienze, la strategia…

L’articolo che segue è più lungo del solito, appartiene a quella tipologia di articoli che preferisco non frazionare troppo altrimenti il lettore può perdersi e non trovarsi più. Ovviamente un articolo come quello che segue è destinato a lettori che amano prevalentemente i libri (e, per l’appunto, da uno dei miei libri è tratto e messo a disposizione gratuitamente), gli approfondimenti, le spiegazioni chiare ed esaustive. Tra i vari paragrafi che seguono, di questo articolo (e dei prossimi due) ci sono delle perle nascoste, delle finezze che sono rivolte ai più attenti, curiosi e meritevoli. Buona lettura.

La microeconomia dice…

Secondo i libri di economia e microeconomia il mercato è “fatto” dai consumatori, dalle loro volontà, dalle loro tendenze, dalle loro preferenze, dalle loro convenienze e, perchè no, anche dalle loro esigenze. Ma è realmente così? O, quantomeno, è esclusivamente così? La mia modesta opinione, da voi giustamente confutabile, è: No.

Non esiste una formula unica

Negli ultimi tempi sono aumentati coloro che mi hanno cercato nella speranza di poter avere degli spunti utili ad aiutare le loro aziende a sollevarsi dalle macerie di una crisi che oramai non c’è più (il programma, a mio modesto parere calcolato, è stato completato) ma i cui effetti permangono con persistenza.

Tangibili a chiunque sono le enormi voragini lasciate, come tutto quello che è stato perso (vedi le piccole e medie imprese uccise, il denaro fuggito all’estero con le importazioni sregolate orientali, gli imprenditori che sono scomparsi o che non hanno più modo di esercitare per le mancate tutele…), i grandi timori (paura di rischiare ancora, di creare qualcosa di nuovo, di fare salti nel buio con una proposta stravolgente), i grandi traumi (complessi che tutto sia un complotto, paure a 360 gradi che come al solito danneggiano prima chi queste paure non ha contribuito a diffonderle, vedi commercianti, artigiani, tecnici, operai…) e le grandi mancanze (una perdita immane di risorse cedute a realtà straniere, di ricchezze svendute sotto il reale valore a personaggi che occupavano posizioni di comodo, di capitali che si potevano investire meglio, di opere che dovevano essere compiute e, invece, hanno rappresentato le ennesime ulteriori perdite atte a burlarsi, in un modo o nell’altro, di chi le ha pagate realmente. Di fatto, il fatto che cambino le teste ma la condotta sia sempre la medesima, è già sufficiente a mostrare che qualcuno, dietro le figure che rappresentano la gestione di un paese, tenga il comando dei fili delle marionette).

Ma il problema è che io non posso, a rigor di logica, conoscere i segreti di tutti i mestieri né tantomeno fornire una formula unica (come molti altri invece cercano di diffondere senza rendersi conto del danno che fanno) che porti un ben preciso risultato a tutti indistintamente*.

*Certo ci sono delle linee generali che è bene tener presente ma guai a non renderle aderenti alla propria realtà in maniera estremamente intelligente, personalizzata e “calibrata”. Ricordate infatti che “copiare” chi certe cose le ha “già” fatte, significa raccogliere sempre e solo gli “scarti” e mere soddisfazioni (se va bene).

Potenziale crisi da formula unica

Se così fosse esisterebbe una crisi ancor maggiore che ora si potrebbe far fatica a comprendere ma che, con un piccolo sforzo, si può arrivare ad immaginare. Se tutti infatti avesero la formula per vincere, e nessuno perdesse, non vi sarebbe modo alcuno (matematico) di crescere e si collasserebbe per “svalutazione del tutto” a meno che all’unisono non si stia operando (dal fornaio al costruttore di automobili) per esportare ciò che si produce. In tal caso cospicui flussi di denaro giungerebbero dall’estero verso il nostro paese.

Viceversa la circolazione del medesimo denaro sempre all’interno dello stesso paese deve necessariamente portare qualcuno a vincere e qualcuno a perdere; questo è matematico e non c’è modo di far crescere la piantina se qualcosa non entra dall’esterno (luce, acqua, concime, nutrienti, ecc.). Gira e rigira la terra nel vaso stesso e nulla accadrà. Diventerà più morbida, più facile da arare, più predisposta a diventare fertile ma senza un apporto dall’esterno, oppure con il riutilizzo ciclico della stessa acqua e degli stessi semi, è destinata a finir lì.

Manodopera e virtù da salvare

Mi sono accorto come molte delle aziende che mi cercano coltivino in realtà manodopera preziosa e virtù impareggibili. Mi riferisco principalmente all’esperienza che hanno maturato in decenni di attività (che, temo per loro e per me, nessuno raccoglierà per proseguirne la tradizione e la divulgazione) ed a conoscenze tecniche senza eguali che stanno oramai da anni andando a scomparire a favore di logiche più industriali e globali.

Muoiono le piccole e medie aziende in grado di fare la differenza e di tramandare il “come si fa”, il “come si migliora”, il “come funziona”, il “come si progetta”, il “come si risolve”, …, a favore di colossi privi di anima, privi di affetti, privi di calore, privi di contatto, privi di comunicazione, privi di accoglienza e coinvolgimento, privi di tutto, che però offrono presunte agevolazioni di prezzo e di distribuzione che stimolano puramente ed unicamente l’avidità umana e possono tutt’al più offrire qualche emozione a tempo determinato (quel tanto che l’obsolescenza programmata lascia che ci sia concesso).

Allo stesso tempo ho osservato che quando mostro alcune brevi introduzioni su come si fanno certi prodotti d’artigianato, la gente rimane piacevolmente sopresa e si appassiona. Quando mostro loro ad esempio come si lavora il legno in maniera magistrale al fine di avere un pezzo di arredamento unico, loro rimangono senza fiato, affascinati, e questo “contatto” che hanno con me non lo trovano su un sito web, non lo respirano, non lo percepiscono (e non lo percepiranno mai) a pieno con tutti i loro sensi in altre dimensioni del mercato.

Cervelli sovrastimolati

A questo punto mi chiedo e potreste chiedervi: “Se la gente è affascinata da ciò che gli mostro perchè poi la massa sceglie altro?”. Perchè la mente della massa è stata allenata a “dimenticare presto” mentre quelli che ti hanno scelto, in realtà, avevano già scelto in partenza il tuo prodotto, non era necessario convincerli, dovevano solo trovarti. Ma come accade che la massa dimentichi presto? Le Neuroscienze cognitive spiegano egregiamente i fenomeni che avvengono nel cervello umano (verificate voi stessi consultando dei validi testi) quando questo è sottoposto ad un particolare fenomeno che potremmo definire sovrastimolazione o iperstimolazione. Di fatto il cervello sovrastimolato smette di apprendere e smette di ricordare. Per ogni stimolo che gli giunge, non fa in tempo a vivere un’esperienza completa che stimoli la sua interezza sensoriale e percettiva in maniera tale da formare un ricordo completo, logico, richiamabile all’occorrenza e collegabile con altri stimoli (connessioni). Ecco spiegato in due tanto semplici quanto sconvolgenti frasi il perchè si incentivino molto i bombardamenti mediatici e perchè quelli che non li subiscono (perchè vivono facendo a meno dei tradizionali mezzi di informazione) conservino un gran potere avendo la mente sgombra e obiettiva.

Il problema poi, se siete dotati di cervello spazioso, panoramico, con ampie vedute, zone ricreative, logica autonoma e posto auto** è che la gente che ti ascolta fatica ad ascoltarti. Offrire durante un dialogo una nuova informazione interessante ad ogni frase, invece di essere petulanti e ripetitivi, è prolifico solo se il dialogo ha luogo con altre menti allenate. Gli iperstimolati si perdono e devìano in un mondo loro perchè non riescono più a seguire. Questo è tristissimo, alcuni addirittura si mortificano o si abbattano se glie lo fai notare. Altri pensano a me come ad un genio per la complessità dei temi trattati, per il grado di approfondimento e per i risultati che ottengo. Ma io non sono un genio, son loro che non sfruttano più da troppo tempo le loro reali potenzialità e non sanno come farlo, così come non sanno cosa si stanno perdendo.

**C’è sempre bisogno di un posto auto : – )

The Matrix (una similitudine con)

Non riuscendo poi ad osservarsi dall’esterno non percepiscono più la realtà e sostengono che in fondo tutto va bene così com’è e/o che non possono farci più niente. Molti sembrano in letargo, una sorta di Matrix (con riferimento al film The Matrix, Lana e Andy Wachowski, Stati Uniti d’America, Australia, 1999) trasposta alla nostra realtà dove le persone credono di fare quello che loro piace e invece sono addormentate da gadget elettronici, iperstimolazione mediatica, istruzione errata, male orientata e incompleta. Non c’è un mostro che succhia loro energia ma ce n’è uno analogo che succhia loro risorse (economiche). Vivono tutta la vita con l’illusione che “dai, ancora un po’, adesso vedrai che cambia, adesso intanto trarrò piacere dal telefono nuovo, dalla macchina nuova, dal prestito ottenuto…” e si ritrovano in realtà ad aver lavorato una vita per fornire le loro ricchezze (anche vere e proprie in denaro, stiamo quindi sempre sul concreto) a terzi che mai vedranno e mai incontreranno nella vita perchè tali terzi schierano i loro fanti e i loro re a combattere le loro battaglie e non si schierano mai per primi avanti a tutti nella zona di maggior rischio dove invece noi viviamo quotidianamente.

Quindi chi fa il mercato?

Quindi, tornando al principio, chi fa il mercato? Se non sono i consumatori a fare la prima mossa nel mercato, quale fenomeno tangibile, concreto e dimostrabile ne sarebbe artefice? … Sono le “Influenze” che fanno il mercato. Ti piace il mobile d’artigianato? Ti piace l’auto che possedevi dieci anni fa? Ti piace quel vecchio paio di scarpe robuste e comode a pennello che ora non trovi più? Ricordi a malapena quella maglietta intima in 100% cotone che nessun lavaggio riusciva a consumare?

Ma hai rinunciato al mobile d’artigianato perchè ti hanno convinto che il falegname è “roba da benestanti”, costa troppo, mentre una grande superficie (detto di centri commerciali, anche dedicati ad un particolare settore) può venire in contro alle tue esigenze (e non sai quali speciali occasioni ti stai perdendo ogni giorno abituato a credere che tutto ciò che era in passato in un modo, ad esempio costoso, lo sia anche oggi). I falegnami ad esempio costano molto ma molto “meno” ed in molte occasioni realizzre mobili di qualità su misura costa molto meno di un appariscente prodotto in cartone pressato (che magari richiede un finanziamento).

Hai rinunciato alla macchina che avevi 10 anni fa, che ti piaceva, che guidavi bene, che ti soddisfaceva perchè temi quelle persone, magari quelle ragazze, che ti fanno notare che stai guidando un’auto vecchia o temi di “sembrare povero” agli occhi di chi ti osserva…

Non vai nemmeno più a cercare i vecchi calzolai di una volta che oggi addirittura ti fanno le scarpe su misura per il tuo piede, in materiali che sceglierete insieme e che calzeranno come un fresco prato di rugiada pagando un prezzo tutto sommato di poco superiore a quello della scarpa della grande superficie (del resto se spendi quasi mille euro per uno o due telefoni, vorresti dirmi che non puoi affrontare l’acquisto di una scarpa che ti durerà almeno 10 anni spendendo 200-300 Euro?).

Ed hai dimenticato quasi del tutto i capi di abbigliamento robusti, duraturi, dall’aspetto immutabile per anni, che potevi acquistare anche solo fino a 10-15 anni fa (e pensare che le nuove generazioni non li hanno mai visti e probabilmente mai li vedranno dato che, cercando persino i fornitori delle materie prime per farli da me, tramite amiche abili nel cucire e fare cartamodelli, non risultano più acquistabili in ogni dove).

Come ci sono riusciti?

Iniziando a mostrarti prodotti rassomiglianti a quelli dell’artigiano ma a prezzi golosamente più bassi. Solo in un secondo momento ti sei accorta/o che non era legno, era cartone pressato, non era pelle, era plastica (detta poi in seguito, strategicamente, ecopelle…), non era una vettura d’alta gamma in offerta ma un groviglio di derivati siderurgici per i quali non sono previsti in Italia pezzi di ricambio (e per una valvola da 15 Euro devi sostituire un intero motore e spenderne migliaia), non era cotone elasticizzato ma un tessuto che ti ha portata/o dritto al cortisone, non era un elettrodomestico duraturo ed eventualmente riparabile ma un trabiccolo con x ore di vita da buttare e sostituire con uno nuovo (e poi ci lamentiamo delle discariche colme e dell’aumento delle relative tasse) e così via.

Quindi in realtà non è che una cosa la vuoi o non la vuoi come sostiene ad esempio il buon vecchio libro di microeconomia. Il fatto è che ti portano a non cercarla più una cosa perchè ce n’è un’altra “troppo bella che sembra vera”. Magari fosse la volta buona che facciamo l’affare, magari poterci sentire una volta tanto anche noi degli affaristi riusciti (li critichiamo ma sotto sotto li ammiriamo) e, conoscendo solo le quattro operazioni di base (addizione, sottrazione, moltiplicazione, divisione) più quella con il livello di difficoltà aumentato (la percentuale), operare una grande strategia di risparmio (ohibò… perdonate la mia severità ma quando ci vuole, ci vuole).

E così si pensa d’aver preso di proprio pugno una strada diversa e invece si è stati guidati il più delle volte sulla base di strategici richiami di debolezze veniali. Altre volte si dà la colpa agli altri, imputati di non comprendere un valido prodotto, e invece tali altri non hanno nemmeno mai saputo che esiste (perchè non correttamente informati, istruiti, formati, vedi ad esempio le nuove generazioni). Altre volte ancora ci attribuiscono scelte che, assurdo ma l’ho vissuta in prima linea, non abbiamo mai fatto in quanto, se interrogati, avremmo detto di “no”. Un altro esempio concreto? Ho interrogato migliaia di persone circa il gradimento dell’IoT negli elettrodomestici (Internet of Things), non ricordo nemmeno una sola persona che abbia gradito che un elettrodomestico possa chiamare l’assistenza da solo tramite la rete internet; eppure alle conferenze di settore se riporto i dati mi tappano cordialmente la bocca (mi tolgono il microfono) e proseguono tutti dritti per la loro strada. In soldoni lo avremo presto nelle case anche se la gente non lo vuole, ma tutti poi ne faranno uso appena “ce l’avrà l’altro…”.

Controcorrente

Il fatto è che terzi hanno scelto per noi e, influenzando la società, la spingono verso la direzione desiderata. C’è poi chi ci cade inerme (la massa) e chi, vuoi per la predisposizione genetica, vuoi per la condotta di vita, per le esperienze maturate, per il tipo di lavoro che fa (magari di settore), per il livello culturale e di formazione extra (altra rarità), non ci cade nemmeno un po’ (la minoranza, quella che solitamente ha una voce troppo piccola e vanta modi garbati, razionali e nobili che al giorno d’oggi attirano meno attenzioni di un rutto caricato sul “tubo”***). I più deboli poi, nella loro insicurezza, si aggregano alla massa con il costante timore di “apparir diversi”.

***Soprannome del più diffuso servizio di videosharing.

Un pacco di suggestioni senza bolla d’accompagnamento

Allora se io non posso importi qualcosa perchè altrimenti, è risaputo, otterrei effetti contrari (tutti o quasi diventiamo bastian contrari davanti alle imposizioni) ti guido, suggestione dopo suggestione, verso la mia buca che tra i verdi fili d’erba accoglie ingannevolmente anche una gabbia nella quale chi prima chi dopo resta chiuso. Così se negli anni ’80 la tua compagna aveva maggior stima di te se invece di comprare l’auto nuova più in voga eri bravo a metter su famiglia e comprare casa, oggi rischi che una ragazza esca con te e, una volta salita in auto ti dica: “Ma questa macchina è vecchia…”, “E quindi? A me piace e poi va alla grande ed è tenuta perfetta…”, “Sì è vero però così vecchia chissà quanto consuma!”, “Ohi ma non è una biga eh, è un top di gamma di 16 anni fa con un ottimo motore elastico ed affidabile 2.0 Turbo 16 Valvole, comoda, salubre (senza formaldeide), piena di accessori utili, perfettamente in ordine che non mi sembra affatto sfiguri, avrà sì e no due graffi in tutto”, “Ah si si, non te la prendere!”, che tradotto significa: pensa quello che vuoi tanto è vecchia e tanto conviene farla nuova con una che inquina e consuma meno****.

****La tipa, realmente salita sull’auto di famiglia che sto utilizzando per il mio record del milione di chilometri, si illudeva di conoscere la realtà su motore, consumi e livello di inquinanti (argomento che racchiude un mondo di tecnica che però non avrebbe mai avuto la pazienza di ascoltare nemmeno a mò di tutorial semplificato) avendo visto solo qualche pubblicità ed avendo spulciato qualche titolo su internet ma, peggio che andar di notte, pensava di saperne di più di un motorista accreditato.
Divagazione: Va buò se mi tira fuori anche i consigli della madre la scarico in autostrada e passo a prendere Maggie, una cagnolona paffuta che Eli ed io prendemmo diversi anni fa in un allevamento che sembrava più un’esposizione di soggiorni tanto erano belli, morbidi e paffuti quei cuccioli di SharPei. Maggie adora fare i giri in auto, qualunque sia l’auto si gusta semplicemente il viaggio (oddio forse su un vero bidone non salirebbe, devo provare…) e gli amici.

Siamo tutti imitatori

Se io influenzo i comportamenti della società, se diffondo usi e costumi virali, “aizzo” il desiderio dei consumatori di “imitare” il tale atteggiamento al fine di “cercare” di essere come il riferimento carismatico impiegato per divulgare il comportamento/desiderio stesso. Questo accade perchè almeno nel quotidiano***** ognuno cerca il suo momento in cui è importante, è osservato, riceve attenzioni, e si circonda di scelte e di oggetti che possono portarlo anche temporaneamente in questa condizione: quando appoggio il telefono di un certo calibro sul tavolo in riunione, quando dò il comando vocale alla mia automobile davanti agli amici o alla ragazza, quando viaggio in determinati luoghi senza nemmeno conoscere un solo motivo per cui ci vado ma “Vuoi mettere? Viaggiare ‘fa figo’ a prescindere…”, quando si cerca di mostrare la propria vita “risaltata” sui social network e, grazie ad una App che elabora le foto rendendo i colori più spettrali, surreali, fumettistici, si cerca di ricondurre il pensiero dell’osservatore ad un tramonto caraibico che, vogliamo far credere, andremo a condividere con Shakira in un ballo tribale attorno al fuoco… e magari ci troviamo in realtà su un pulmino per Ladispoli che sta accostando perchè ha forato e, con l’aria condizionata spenta, iniziamo a puzzare tutti come carogne. Potrei continuare la lista per pagine e pagine ma ho già fornito numerosi altri spunti in altri articoli (vedi ad esempio “Le regole che non esistono”, link correlati in basso).

*****Se non posso nella vita.

Link correlati
Chi fa il mercato? – Parte 1: Le influenze
Chi fa il mercato? – Parte 2: Anticipo di cambiamento
Chi fa il mercato? – Parte 3: Ci vuole un pozzo
Le regole che non esistono

Influenze

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