John Adams – Ci sono due modi di conquistare e dominare una nazione

Rubrica: Economia e affini (espressioni di rilievo)

Titolo o argomento: John Adams

“Ci sono due modi di conquistare e dominare una nazione. Uno è con la spada. L’altro è con il debito.” John Adams.

Alle volte, la frase celebre di un personaggio avvezzo ai temi di cui parlava, può esser molto più stimolante e molto più veloce nel raggiungere il lettore di un lungo saggio che richiede impegno mentale, visione di insieme e capacità di estrapolazione di contenuti intrisechi non sempre immediatamente intuibili e assimilabili. Certo l’approfondimento poi è d’obbligo, diversamente dopo una celebre citazione che arriva in profondità come una punta diamantata, si rimane solo con un buco altrimenti traducibile con un: “E mo che faccio?”.

John Adams

John Adams è stato il secondo presidente degli Stati Uniti d’America, nonché il primo Vice Presidente, amico di Thomas Jefferson (il quale divenne poi il terzo presidente) e padre di quello che diverrà poi il sesto presidente statunitense, John Quincy Adams. Trattandosi di uno dei padri fondatori degli USA, riteniamo che la conquista sia stata un tema a lui ben noto, ragione per cui le sue parole assumono una certa rilevanza sulla quale potrebbe esser opportuno riflettere.

Emergenza Corona Virus (SARS-CoV-2)

Se sforiamo con il debito per noi italiani si presenta uno scenario drammatico. Come avete visto la “Tecnologia”, quella vera, non era lo smartphone, la consolle dell’utilitaria con il bluetooth e l’intelligenza artificiale, né tutte queste cavolate che imitano le serie tv che più sono piaciute…

La “Vera Tecnologia”, ad esempio, sarebbe stata l’essere indipendenti, innovativi, evoluti, al punto tale da poter disporre di respiratori, mascherine, strumenti, in maniera indipendente dagli altri stati (DIY). La “Vera Tecnologia” sarebbe stata disporre di mezzi di informazione e formazione che potessero prevedere, ipotizzare, almeno avvicinarsi all’immaginazione di simili scenari.
Invece pensiamo alle utlitarie che parlano con un fare che antepone alle cose importanti i nostri sfizi riconducibili a quelli di quando eravamo bambini…

Siamo molto più di quel che il nostro assopimento (da consumo) degli ultimi 20 anni mostra al mondo.

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Literature

Tecnologia domestica vintage – Intro

Rubrica: Tecnologia domestica vintage

Titolo o argomento: Oggetti ormai rari tutt’altro che obsoleti e che conservano un fascino

Cosa ha conservato un valore e cosa no? Cosa è risultato essere realmente utile e cosa si è spento inesorabilmente nel più profondo dimenticatoio? Cosa ci ha fatto evolvere e cosa ci ha fatto riscoprire stupidi? Soldi spesi bene o soldi che potevano esser spesi meglio? E oggi? Oggi cosa corrisponderà ad un futuro prodotto che avrà contraddistinto un’era, un futuro oggetto caratteristico, vintage, e cosa avrà solamente alimentato uno sfizio, una voglia momentanea, un vuoto che andava colmato in ben altra maniera? A posteriori è più facile comprendere e possiamo far leva sull’esperienza passata per migliorare ogni istante che costituisce il nostro presente.

Andiamo a rispolverare, lasciando ampio spazio a foto caratteristiche scattate da noi per arredare il racconto, oggetti chiave di un trentennio in cui sempre più volevamo sentirci estesi grazie all’uso di dispositivi che aumentavano la nostra sensazione di potere. Un potere inteso come capacità di fare, di raggiungere, di essere, di disporre, di imitare anche, se vogliamo, personaggi del cinema che ci affascinavano con anteprime (di una branca minore) della tecnologia che sarebbe diventata di consumo. Tastiere, display, riproduttori, dispositivi da polso, dispositivi di comunicazione, dispositivi di intrattenimento, dispositivi per la produttività, dispositivi di memorizzazione ed ogni diavoleria a transistor che attribuiva, all’uomo e alla donna che ne facevano uso, un senso di modernità e di adeguatezza ai tempi.

Alcuni oggetti hanno realmente rappresentato un’evoluzione, altri hanno rappresentato un terribile spreco di denaro, altri ancora sono diventati ben presto oggetti fidelizzanti capaci di instaurare insicurezza in chi non disponeva costantemente dell’ultimo modello, dell’ultimo servizio; altri ancora sono diventati oggetti di culto, veri oggetti d’epoca, oggetti che, dopo decine di anni, siamo andati a ricercare tra le polveri del passato immersi in fantastici ricordi.

Una selezione naturale ha poi estrapolato e messo in rilievo insicurezza da taluni soggetti consumatori, goliardia da altri, capacità tecniche notevoli da altri ancora. Il proseguimento di una savana che dalla trasposizione del sangue è giunta ad una matrice di ordine economico dove il soggetto, plusdotato di modernità, migliorava nettamente la sua condizione o cadeva preda del consumismo più insensato alimentando un inutile debito.

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Tecnologie innovative al bivio: Una riflessione diversa

Rubrica: Così è la vita

Titolo o argomento: Tra utilità reale e fittizia, tra alternativa e consumismo

Le tecnologie innovative portano inevitabilmente ad un bivio, nella prima direzione vi è la reale utilità offerta da una nuova tecnologia, l’auspicabile alternativa che essa offre (riduzione di uno sforzo fisico, riduzione di costi, semplificazione di una procedura, svolgimento di particolari compiti, benessere…). Nella seconda direzione si va verso le tecnologie che offrono più attrazione, carisma, in alcuni casi persino sensazione di potere; si tratta di quel tipo di tecnologie che inducono una fittizia utilità sovente di tipo consumistico (fidelizzano cioè l’utente comportando tra l’altro un aumento delle spese da egli sostenute nonché un cambio di comportamento incline alla ridotta attività fisica, la minore capacità concreta di socializzazione e la chiusura mentale. E’ opportuno quindi distinguere bene una tecnologia innovativa utile da una che fa sì uso di ritrovati sofisticati, frutto di ricerca scientifica, ma non produce benefici bensì puro e solo consumismo.

Il primo tipo di tecnologia è molto raro che sia messo a disposizione delle persone e, generalmente, o le raggiunge con ritardi temporali abissali, o viene tassata in modo incisivo perchè in grado di apportare un vantaggio in quanto reale valida alternativa ad una tecnologia obsoleta o non più compatibile con l’ambiente (vedasi gli impianti fotovoltaici, i sistemi di accumulo dell’energia, i sistemi di recupero dell’energia, le celle agli ioni di litio, i sistemi di illuminazione a basso consumo, le pompe di calore, la cogenerazione, i veicoli elettrici e ibridi, i carburanti alternativi, il pellet, il biogas, le biotecnologie, strumenti e automazione per la medicina e la ricerca, i sistemi per l’energia, i sistemi per i trasporti, tecnologie per la produttività, ecc. per i quali la reale tassazione, nonché le speculazioni al contorno, non sono sempre visibili per i consumatori ma son più che note dalla parte di chi produce).

Il secondo tipo di tecnologia invece non produce vantaggi tali da poter esser considerato alternativa di qualcosa di più costoso e meno redditizio, anzi, produce ulteriori spese, dipendenze e fidelizzazioni. Questo tipo di tecnologia (ad es. cellulari, smartphone, tablet, decoder, ecc.) raggiunge rapidamente chiunque nel mondo (e senza gli ostacoli insormontabili cui sono sottoposte invece le nuove tecnologie ad esempio per i trasporti o per la produttività) senza particolari gravanti tassazioni e, anzi, con una serie di prodotti e servizi al seguito che, invece di agevolare le vite delle persone, le portano a spendere porzioni consistenti del proprio reddito per servizi, abbonamenti, prodotti complementari o di ricambio, aggiornamento dei modelli, ecc..

Si tratta di situazioni così sottili che spesso non ce ne accorgiamo e, complice la giustificabile ignoranza in materie strettamente legate alle vere tecnologie, crediamo sovente di essere circondati da modernità quando, in realtà, siamo avvolti sempre dalla stessa situazione: la dipendenza*.

*Per chi ama la matematica, possiamo immaginare la dipendenza come quel vettore che ha origine nel punto di libertà e ti indica quanto da essa sei distante, maggiore è la sua intensità e maggiore è la dipendenza da una situazione e meno si è liberi.

Un display che scorre sotto le nostre dita viene visto come “potere” conferitoci dalla tecnologia, ma la verità è che si ha potere sulla propria vita quando si è liberi. Molti strumenti moderni largamente diffusi non rendono minimamente liberi. Fidelizzano. Vincolano. Spesso sono addirittura strumenti di controllo e registrazione di dati sensibili, abitudini, modi di pensare. Insomma tutto fuorché oggetti di libertà. I veri oggetti, dispositivi, strumenti, progetti e molte realtà che possono fornire pura libertà non raggiungono quasi mai il mercato e se lo fanno, lo fanno con forti ritardi (paradossalmente quando la nuova tecnologia è in realtà diventata obsoleta anch’essa e si è speculato il massimo possibile sulla precedente) oppure subiscono forti tassazioni affinché non offrano una reale convenienza, reale alternativa e quindi reale libertà. Un esempio banale? Molti hanno disdetto il contratto con la società fornitrice di gas per il riscaldamento domestico e lo hanno fatto a favore di caldaie a pellet. Quando il numero di utenti del pellet è diventato consistente ecco che l’iva sullo stesso è stata incrementata drasticamente dal 4% al 22%. In tal modo la spesa che l’utente si trova ad affrontare è di nuovo alta e in più, molto probabilmente, il soggetto non potrà ammortizzare le spese del nuovo impianto (perchè sono cambiate le regole durante il gioco e non al suo termine). Stesso discorso per le pompe di calore tassate da Ottobre 2014 (moltissimi ancora non lo sanno) con controlli annuali privi di utilità alcuna ma perfetti sostituti delle spese per l’ispezione delle caldaie a gas. Questo fenomeno scoraggia l’acquisto ed il sostenimento di “alternative” e abbatte la fiducia dei consumatori che tenderanno ad essere sempre più conservatori e scarsamente inclini a voler imparare cose nuove. La situazione tecnologica mondiale, che lo si voglia ammettere o meno è questa.

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Tecnologie innovative

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Problemi ravvicinati del terzo tipo: problemi proficui

Rubrica: Così è la vita

Titolo o argomento: Problemi che fruttano

Ci sono problemi che possono essere risolti (nonostante i tempi duri, nonostante possiamo averlo dimenticato, nonostante tutto, sì ci sono anche problemi che si possono risolvere) e per fortuna le soluzioni non sono impossibili da trovare e la loro conoscenza è alla portata dei più. Tuttavia non se ne parla, oppure se ne parla poco. E in fondo, perchè parlarne se ci sono sistemi che permettono di continuare a mantenere un atteggiamento, magari comodo ma sbagliato, senza andare in contro a grandi noie e pensieri?

Mi ha incuriosito di recente osservare uno slogan che suggeriva l’uso di un prodotto da introdurre nel cavo orale per ridurre i valori di acidità dopo un pasto. Effettivamente è vero, ridurre l’acidità in bocca è importante affinché si riduca il rischio di “innescare” la carie; infatti non sono, ad esempio, gli zuccheri a causare la carie in maniera diretta, bensì è l’acidità che essi inducono che crea le condizioni adatte per un bel buchetto nella prima falla disponibile sullo smalto (già immagino i bacilli dello streptococco mutans che, non appena raggiunta l’acidità sufficiente, esclamano nel dialetto che più preferite: “Bella raga, oggi c’è il clima favorevole, piantiamo giù un altro buco che forse è la volta buona che troviamo l’uscita!”. Perdonatemi…

Però mi chiedo se sia la soluzione migliore al problema ridurre l’acidità con archibugi oppure rendersi conto di quali cibi si sta ingerendo, di come sono fatti e di quali effetti possano avere sul nostro organismo. Del resto, scusate la digressione, praticamente nessuno ci pensa mai ma la carie è in realtà qualcosa di utile se considerata dal verso giusto. I denti sono organi chiave del primo tratto dell’apparato digerente, se questi si ammalano vi stanno comunicando che state ingerendo qualcosa per voi nocivo e che non riuscite a mantenere una corretta igiene orale. Inoltre se i denti non stanno bene, come staranno tutti gli altri organi dell’apparato digerente che non vediamo?

Le comodità portate all’eccesso sono la causa di molti disagi nevralgici di questi anni, la spinta al consumo ossessivo, l’obsolescenza programmata (il compra, butta e ricompra), l’obiettivo illusorio della crescita continua e costante, i consumi spasmodici di energia, il pensiero sempre più diffuso di avere tutto, subito, facilmente e a debito o con danni collaterali non immediatamente percepibili… A volte invece sarebbe meglio fermarsi un attimo, ragionare sul perchè delle cose e spendere un minimo di impegno per risolvere una questione con metodi un po’ più impegnativi ma completi e affidabili.

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Streptococcus mutans
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Quanto costa davvero quello che compri?

Rubrica: Così è la vita

Titolo o argomento: Pensi di aver risparmiato ma forse non è così…

Crisi o non crisi abbiamo tutti la necessità di affrontare le spese per l’acquisto di beni di uso quotidiano e, meno frequentemente, per l’acquisto di beni utili a svolgere particolari funzioni: l’automobile, un computer portatile, uno strumento di lavoro, una lampada, un accessorio per la cucina, un lettore dvd, un deumidificatore, un ricambio o qualunque altra cosa vi occorra.

Solitamente (ma non sempre per fortuna) vedo le persone affrontare queste spese con la stessa ottica, ovvero cercando il prezzo più basso. Alle volte si tenta di trovare il prodotto, ritenuto qualitativamente più valido, in qualche disperata offerta sottocosto o in una particolare situazione di sconto legata a condizioni o finanziamenti. Altre volte ci si orienta direttamente verso prodotti che si sa… sono un po’ più modesti ma, accidenti, costano meno! Ed è qui che si può incappare nell’errore classico di chi crede di aver risparmiato e invece non riesce nella sua mesta impresa.

Ammettiamo che Pierino e Mariolino abbiano bisogno entrambi di un computer portatile. Ammettiamo che Pierino ne acquisti uno a 500 Euro e che Mariolino ne acquisti uno che, a parità di caratteristiche, costa 700 Euro. Ovviamente la condizione necessaria da sottolineare è che il prezzo dei due prodotti sia “realmente” lo specchio della qualità degli stessi. Cioè il computer che ha un prezzo maggiore non deve averlo per questioni ingiustificate di marchi, mode, strategie di mercato, copertura di costose campagne pubblicitarie, altro.

Ora, se il computer di Pierino ha una durata di 2 anni mentre quello di Mariolino ha una durata di 5 anni, senza dubbio Pierino avrà risparmiato nell’istante in cui ha compiuto l’acquisto ma, in realtà, sarà Mariolino che avrà speso meno.  Il computer di Pierino infatti sarà costato 0,68 Euro al giorno mentre il computer di Mariolino, nonostante il prezzo iniziale più alto, sarà costato solo 0,38 Euro al giorno. Ovvero l’arco di tempo durante il quale i due soggetti avranno beneficiato della possibilità di utilizzare il loro prodotto sarà nettamente diverso e la spesa giornaliera sarà stata di gran lunga inferiore per Mariolino.

E’ importante che un consumatore consideri non solo il prezzo iniziale di acquisto, ma anche la durata che avrà il bene acquistato. Per quanto tempo il bene funzionerà? Ma non solo. Per quanto tempo funzionerà correttamente? Per quanto tempo funzionerà senza creare noie, senza obbligare a ricorrere ad assistenze tecniche, ricambi, perdite di tempo, arrabbiature?

Sebbene il detto “Chi più spende, meno spende” non sia più applicabile al giorno d’oggi per via della multitudine di beghe che si nascondono dietro a sconti, promozioni, prodotti difettosi, marchi luccicanti, mode, stock di prodotti scadenti o difettosi destinati a particolari promozioni, prodotti a transito bloccato nei magazzini (ovvero prodotti che hanno sostato a lungo nei magazzini, hanno subito urti, danneggiamenti degli imballi, umidità), confusione dei consumatori… sebbene non si possano ignorare tali insidie, il detto mantiene pur sempre un fondo di verità che si chiama: ammortamento.

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