Rubrica: Spunti
Titolo o argomento: Logiche alla radice della chiusura di numerose Start-Up
Questione di serie e standard
Ho letto curiosamente alcuni articoli scritti, nell’arco di un paio d’anni, da un gruppo di ragazzi in gamba che parlano di start-up. Inizialmente raccontavano e scrivevano con toni ottimistici dato che erano prossimi alla realizzazione della loro affascinante idea. Successivamente, in seguito all’affermarsi di una realtà diversa da quella prevista, o comunque ipotizzata inizialmente, hanno scritto circa l’importanza di imparare dal fallimento. Anche fin qui tutto bene, umano e di valore.
Il problema è che questi ragazzi usano termini, logiche, comportamenti, metodi, schemi, procedure, ecc. tutti standardizzati. In sostanza il percorso che usano tutti (ma se tutti scommettono sullo stesso risultato, e se questo viene convalidato, il premio diviso per per ogni partecipante potrebbe persino essere inferiore alla scommessa iniziale). E’ questo, a mio avviso, il problema che affligge la stragrande maggioranza delle start-up, sono fatte in serie, consigliate da gente che lavora in serie, formate su libri scritti in serie, con corsi concepiti in serie…
Inoltre siti web tutti uguali, parole, espressioni e comunicazione tutte uguali, procedure di impresa tutte uguali, lamentele sui soliti problemi sempre uguali, continua attesa che qualcosa là fuori cambi per mano e volontà di terzi* e così via. Risultato: zero innovazione. Insomma, se non si mette del proprio e non si corre il rischio di ricevere un rifiuto, una risposta negativa, non si saprà mai se il pubblico “prova qualcosa per voi”.
Continua…
*Campa cavallo… se resti in attesa di altri.
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