eBike: galleria fotografica Ralph DTE EBK SuperLight

Il prototipo ripreso nelle foto riportate in basso è stato da noi realizzato e largamente testato, ai fini della ricerca in campo tecnico e tecnologico, a cavallo tra il 2012 ed il 2014.  Ora che questo modello, per noi, è considerato obsoleto possiamo mostrarvene qualche scorcio (nonostante tutto solo qualche scorcio). E’ dotato di una tecnologia oltre 10 anni avanti rispetto a quella delle attuali biciclette elettriche che potete trovare in commercio e ci è stato decisamente utile, assieme agli altri modelli che abbiamo realizzato in parallelo in quegli anni, per arrivare alle evoluzioni che stiamo prototipando e costruendo con notevole impegno da allora grazie a tecnologie strettamente derivate da quelle aeronautiche e aerospaziali. Per i nuovi modelli non occorrerà la pazienza che c’è voluta per arrivare a mostrarvi queste foto. Qui eravamo agli inizi…

Foto 1

Termina il rettilineo, la spinta del powertrain è intensa, inizia la frenata con la bici già un pelino inclinata, pronta a proiettarsi dove lo sguardo è rivolto… la sospensione affonda decisa, fluida, lineare.

Foto 2

Lo sguardo al centro curva, la bici disegnerà la traiettoria di conseguenza. La pressione sul freno anteriore raggiunge il suo picco, la presa a terra è notevole nonostante la gomma di piccola sezione dal compound medio duro.

Foto 3

L’inclinazione aumenta, ormai siamo quasi dentro… la pressione sul freno anteriore c’è ancora ma viene modulata a decrescere. Ormai vedo il punto di corda.

Foto 4

Un altro angolo offre una diversa prospettiva della sequenza…

Foto 5

La curva è già iniziata da un pezzo ma è in questa fase che si vede il risultato di ogni dettaglio che è stato costruito prima, istante per istante. Frenando troppo presto si perde velocità, frenando troppo tardi si allunga la traiettoria e non si riesce più a chiudere la curva. Sbagliando l’intensità della frenata si può perdere stabilità…

Foto 6

Lo sforzo fisico per tenerla in assetto non è trascurabile. Il fondo è stato spazzato prima di iniziare i test per liberarlo dagli aghi caduti dalla pianta. Piccole cose che incidono anche solo sulla concentrazione.

Foto 7

Ancora una nuova prospettiva. Al giro successivo ogni singolo dettaglio della dinamica si fa più esasperato. I limiti sono imposti dalla fisica e la difficoltà consiste nell’individuarli, percepirli, avvicinarli e viverli senza superarli.

Foto 8

Un piede leggermente fuori dal pedale aiuta a bilanciare un ingresso a velocità sostenuta. Velocità che non si dice 🙂

Foto 9

Al contrario di quanto si tende a pensare solitamente, la bicicletta è decisamente più stabile di una moto e permette di fare cose che è difficile replicare su una moto di tipo stradale. La ciclistica però deve essere curata nei minimi dettagli, angoli, misure e bilanciamenti devono rispettare un preciso range di valori, così come le componenti installate a bordo devono essere idonee per tali utilizzi.

Foto 10

La sicurezza attiva è data dall’allenamento e da una preparazione minuziosa di telaio, sospensioni, freni, gomme, e tutto l’hardware necessario. La sicurezza passiva è data dall’utilizzo di un valido casco da moto (viste le velocità raggiungibili con il powertrain ibrido) e un’armatura che protegga gli arti, il busto, la schiena, le appendici…

Foto 11

La strumentazione di fisica e diagnostica è installata in ogni punto della bici e persino addosso a me nello zaino. In totale pochi etti che non disturbano in alcun modo la guida. Il manubrio funge da consolle, il telaio fa da passacavi, ingloba hardware ed ogni profilo è un valido ancoraggio per fascettare sensori e tutta la meccatronica necessaria. In questa fase della curva il freno anteriore è ormai tutto rilasciato e il gas è parzializzato in precoppia mentre il telaio scorre lungo la traiettoria fluente e naturale, privo di squilibri.

Foto 12

Sulla corda della curva in visione del punto di uscita che raserà il perimetro per lasciar scorrere la bici e non perdere velocità. L’angolo di piega raggiunto, di circa 45°, è contenuto dall’uso di una gomma all’anteriore con compound medio duro. La morbida permette di osare di più ma si deteriora molto velocemente. La medio dura invece offre una notevole stabilità, velocità e durata riuscendo a mantenere temperature stabili anche nelle condizioni più gravose di uso intenso.

 

Foto 13

Scorcio dell’istante prima della proiezione fuori dalla curva. L’anteriore è estremamente solido e il posteriore tende leggermente al sovrasterzo per accompagnare l’invito dentro la curva.

Foto 14

Dettaglio del freno anteriore pinzato fino al centro curva. L’anteriore rimane stabile. Per ottenere questo effetto, che permette velocità di percorrenza maggiori, ci sono voluti tanti, tanti test 🙂

Foto 15

Rilascio del freno anteriore e inizio della fase di apertura del gas.

Foto 16

Una scarica di coppia all’uscita di curva proietta l’anteriore in cabrata anche con rapporti lunghi con i quali solitamente si faticherebbe a pedalare se non con la bici abbondantemente lanciata.

Foto 17

Un briefing per lo scambio dati tramite wi-fi 🙂

Attenzione!!

Conduciamo i nostri test in apposite aree chiuse al traffico, in pista, in montagna… Mai su strada. Ad ogni test è presente, oltre al personale tecnico, il personale di sicurezza e controllo ed il personale di soccorso. La tecnologia impiegata per portare le biciclette a certi limiti non è di tipo ordinario, non è possibile guidare in sicurezza a velocità notevolmente elevate normali biciclette acquistate nei tradizionali negozi di biciclette o nei supermercati. Realizziamo appositamente tutta la componentistica necessaria a tali fini ed ogni manovra è possibile, a monte, grazie ad appositi progetti e studi di soluzioni, geometrie, materiali, setting. I piloti che effettuano le manovre visibili in queste foto (e nelle foto e video dei futuri articoli che vi proporremo) hanno decenni di esperienza in specialità quali il Cross Country, l’Enduro, il Down Hill rigorosamente combinate ad altrettanti anni di esperienza nella guida in pista di moto da gran premio.

Il servizio di assistenza tecnica specializzata al pubblico

Attraverso il nostro sito web berardi-store.eu puoi contattarci se hai bisogno di assistenza tecnica specializzata per la riparazione, la manutenzione e la cura delle biciclette elettriche di tutte le marche. Ricorda però: non forniamo informazioni per l’elaborazione di simili veicoli nel rispetto del codice stradale, non effettuiamo elaborazioni su nessun tipo di bicicletta, non forniamo informazioni di carattere progettuale. Si fornisce particolare supporto tecnico solo a piloti professionisti iscritti a regolari competizioni agonistiche con veicoli elettrici, ibridi o a combustione interna (per maggiori info visita la nostra pagina STUDIO).

Link correlati

In preparazione…

La continua lotta contro il sistema Italia: La legislazione – Parte 3

Rubrica: Così è la vita

Titolo o argomento: Risolvere i problemi dell’Italia da soli

Questo articolo segue da:
Vedi i “link correlati” riportati in basso.

La consegna della targa di una moto d’epoca ringiovanita
(la potremmo definire la moto di Benjamin Button)

La Gloria è motorizzata 2 tempi

Mi hanno regalato alcuni anni fa una vecchia moto italiana 2 Tempi da restaurare da capo a piedi. Inizialmente, viste le pessime condizioni, non sapevo che farmene. Poi mi sono accorto che si trattava del mezzo giusto per effettuare alcuni studi di meccanica che descriverò in un articolo dedicato. Il punto è un altro, quando questa moto mi è stata regalata aveva 22 anni di anzianità e con le precedenti leggi era considerata d’epoca. Questo significa che godeva di alcune agevolazioni, una delle quali prevedeva il pagamento del bollo (agevolato) solo in caso di circolazione su strada. Trattasi di una situazione perfetta specie se un appassionato conserva un cimerio di passione solo per esporlo in taverna, addirittura in sala o, perchè no, come nel mio folle caso, arriva a tenere la Replica di una Moto da Gran Premio accanto al letto dove dorme*.

Niente più agevolazioni per i veicoli d’epoca

Con la moto che mi è stata regalata è successo qualcosa di simile, infatti non circola su strada né va a raduni. E’ stata smontata pezzo pezzo in laboratorio per effettuare degli studi di carattere tecnico che altrimenti non avrei potuto condurre su mezzi di maggior valore o su mezzi completamente funzionali ed utilizzabili su strada o su pista. Passa qualche tempo ed esce nel Gennaio del 2015 una feconda** legge che sposta le agevolazioni per i mezzi d’epoca dai 20 ai 30 anni, quindi di fatto nell’età da mezzo storico (per chi non lo sapesse, prima della data citata, a 20 anni un mezzo era considerato d’epoca e, a 30 anni, era considerato storico; ovviamente solo se dotato di particolari caratteristiche di valore tecnico e/o storico***).

La consegna della targa

Non dovendo più il mezzo circolare su strada mi sono quindi informato per la consegna della targa e son venute fuori pagine web (che poi si sono rivelate non aggiornate) che illustravano la procedura prevista dal PRA (Pubblico Registro Automobilistico) per consegnare la targa della moto ed allo stesso tempo conservare il veicolo per motivi collezionistici, affettivi, o di pura e semplice libertà di possedere ciò che ci appartiene, quello che si è acquistato in pieno diritto.

La distruzione obbligatoria del motociclo

Guarda caso la procedura di consegna targhe è stata abolita ed ora è possibile consegnare la targa solo se il mezzo viene venduto all’estero oppure se lo si distrugge (in particolar modo è obbligatorio distruggere il telaio). Perchè mai? Con quale diritto una simile violenza alle cose altrui? Non sono libero di possedere ciò che è già mio e di farne ciò che voglio? Se un veicolo non è più un veicolo ma un soprammobile di valore affettivo, perchè mai devo essere obbligato a distruggerlo per non considerarlo più circolante? Cosa ha a che fare tutto questo con il concetto di libertà e democrazia? Posso (in parte) capire se il mezzo circola su strada e si reintroduce un bollo a prezzo pieno perchè con il ricavato un paese intende compensare dei buchi; ma obbligare il pagamento di un bollo anche su un soprammobile mi pare davvero eccessivo, fuori luogo e mal promettente.

Esempi di risposte logiche

Un cambio radicale

La mia risposta a questa situazione è stata definitiva, onestamente complicata da replicare ma sicuramente concreta. Ho deciso che non acquisterò più una moto o un’auto di particolare interesse sportivo/agonistico, o comunque collezionistico, in quanto, avendo quasi definitivamente completato tutti i miei studi inerenti la costruzione di telai, sospensioni e motori, da qualche tempo ho iniziato a progettare e realizzare personalmente i miei veicoli di culto (o parte di essi – breve nota: verranno esposti alla pagina DESIGN la quale verrà aperta al pubblico una volta pronti) che userò solo in pista senza necessità alcuna, né obbligo, di pagamento di “spese impertinenti”. Alcuni di essi saranno addirittura omologabili su strada e, solo allora, in tale caso limite, chiamati giustamente a pagar per i servizi di cui usufruiscono su strada. Tutto questo solo per poter possedere liberamente una particolare soluzione tecnica apprezzata (un particolare tipo di telaio, una geometria di sospensione, uno schema di motore) senza aver gattini affamati intorno che non si son fatti vedere tutto il giorno e poi, appena hanno fame, iniziano a fare MAO (non Miao che, ancora ancora, ci sta… ma proprio quel MAO snervante traducibile dialettalmente, in qualunque lingua, con l’equivalente di: “Me dai da magnà, me dai da magnà, non smetto finchè non me dai da magnà!”).

Trasferimento di conseguenze

Il problema a questo punto si trasferisce perchè va a colpire una filiera di aziende, professionisti, artigiani e appassionati che nulla hanno fatto per giungere ad una simile situazione. Ed anche se in fondo in Italia le persone che hanno modo di costruir da sé un intero veicolo, continuando quindi a poter perseguire la propria passione indistrubati, si contano sulla punta delle dita, il colpo per l’intera filiera è stato consistente. In men che si dica molti italiani hanno preferito disfarsi del loro mezzo pur di non pagare l’eccesso. E se anche questi italiani hanno vinto la loro causa economica, hanno dovuto rinunciare ad una scintilla che gli faceva brillare gli occhi almeno una volta alla settimana quando, il sabato o la domenica mattina, alzavano quel telo, accendevano il loro pezzo di cuore ronfante e scorazzavano tra le strade sulle quali sono cresciuti. Ma come si fa a distruggere simili cose proprio in un paese come il nostro…

Il tempo? No questa volta pesa più il dispiacere

Per questo contrattempo, per documentarmi, per arrivare a prendere una decisione, ho perso diverse settimane tra motorizzazione, PRA, club automobilistici e motociclistici. In questo caso però, più che il tempo, il vero disagio è stato il dispiacere di non potersi sentire libero in un paese considerato sviluppato. Quanto emerso dalle mie visite a diversi club di veicoli di interesse storico l’ho raccolto in un articolo che verrà pubblicato prossimamente e di cui troverete in seguito il collegamento in basso tra i Lnk correlati.

*Ovviamente senza alcun lubrificante né carburante né altro… per la salubrità dell’aria.

**L’ammontare in denaro ricavato dal sistema Italia, con la reintroduzione del pagamento del bollo sui veicoli d’epoca, non raggiunge i 50 milioni di Euro, il che, come capacità di spesa, equivale ad una signora anziana che si è dimenticata il borsellino a casa e non ha l’Euro per il biglietto dell’autobus. Questa è la proporzione dell’ordine di grandezza.

***Le persone che si fregiavano di tali agevolazioni per mezzi normali erano le classe furbette all’italiana e non sono contemplate in questo articolo.

L’immatricolazione di un mio prototipo di eBike
(pena multe severissime più sequestro ed esproprio del mezzo)

Perchè no?

Dopo aver messo a punto finemente diversi prototipi di eBike egregiamente funzionanti e largamente sfiziosi per i miei gusti, ho pensato di utilizzarne almeno un paio per la circolazione su strada. Così mi sono informato circa i requisiti da soddisfare per poter circolare su strada anche con biciclette elettriche che superano i 25 km/h e che sono dotate di acceleratore come una moto (pur essendo provviste di pedali e perfettamente utilizzabili con la forza muscolare).

Equipaggiamento ad alta burocrazia

Il casco integrale omologato non è risultato essere un problema (lo indosso comunque anche in aree private, anche nei test in pista o in montagna o sui miei prototipi a pedalata assistita a norma di legge), l’aggiunta di luci e di un segnalatore acustico è risultata essere di facile integrazione, il pagamento di un’assicurazione l’ho ritenuto logico non sapendo come altrimenti procedere in caso di collisioni con altri veicoli, l’installazione di una targa già mi sembra eccessiva su una bici ma quello che realmente non comprendo è che, in caso si venga colti a circolare con una bici dotata di acceleratore e capace di superare i 25 km/h, la multa possa superare addirittura i 9000 Euro (come ho letto di recente su alcuni giornali nazionali) più il sequestro e l’esproprio del mezzo.

Le reali sanzioni
(Attenzione, gli importi variano da Comune a Comune)

In realtà possiamo tirare un sospiro di sollievo perchè quanto ho letto sui giornali in questione non corrispondeva al vero, o meglio, corrispondeva ad una trasmutazione del vero per ingigantire la vicenda. La multa di oltre 9000 Euro, che tanto ha risuonato nel web questa estate, non è stata fatta per via della bici elettrica dotata di acceleratore, bensì perchè il conducente non era in possesso di alcuna patente e quindi diventava pericoloso per il traffico nel momento in cui non conosceva le norme che lo regolano e lo rendono sicuro. Le sanzioni “minime” reali sono le seguenti:

Per la mancanza certificato di circolazione ed immatricolazione:
sequestro con confisca del veicolo e sanzione di Euro 154.

Per la mancata copertura assicurativa:
sequestro con confisca del veicolo e sanzione Euro 84.

Per la mancanza di targa:
fermo del veicolo per 30 giorni e sanzione Euro 84.

Per la mancanza di casco:
fermo amministrativo del veicolo per giorni 60 e sanzione di Euro 80.

Per la mancanza patente:
denuncia penale, sequestro per confisca, ammenda da Euro 2.257 a 9.032.

Nei primi due casi e nel quinto, però, si osserva la confisca della bicicletta (non la si riceve più indietro). Mi chiedo come mai una bici elettrica comporti simili severe pene mentre se si va pericolosamente in autostrada in automobile a 200 km/h la contravvenzione è decisamente più abbordabile e si possono persino mantenere i punti della patente pagando una differenza. Perchè mai una bici che si muove in elettrico attira tutto questo interesse? Nei casi di malafede si potrebbe ipotizzare: “Sai, siccome non usi carburanti fossili e sei esente da tasse…”. Mentre nei migliori casi di buona fede: “Sai, non controllando più il mezzo con la sola forza muscolare, in caso di incidente è necessario prendersi grosse responsabilità in mancanza di un adeguamento”. Premesso che in più di un caso ho sentito dire che “a pensar male non si sbaglia mai”, qualche idea mia me la son fatta, anche se in effetti non esistono solo le idee, esistono anche le responsabilità.

L’approccio legale rende liberi e sereni

Non ho ancora calcolato quanto tempo, quante pratiche e quanti giri richiederà l’immatricolazione del mio personale progetto di eBike, ma appena ultimato tutto (non ci penso nemmeno a violare norme, regole e leggi in quanto la soddisfazione più grande per un cittadino ritengo sia riuscire ad evolversi rispettando le regole del gioco e non affidandosi a scuse, plausibili o meno, per infrangerle; andare avanti nella “interezza” della ragione non ha prezzo, è più impegnativo, ma rende liberi con un gusto più che unico) pubblicherò volentieri un aggiornamento completo della prassi seguita. Ad ogni modo il sequestro del mezzo con tanto di esproprio, se ad esempio si vien colti a girare senza pedalare a 45 km/h, mi pare un eccesso ancor maggiore di quello superato dall’ipotetico ciclista ibrido. Tra parentesi i ciclisti da strada professionisti in volata raggiungono i 70 km/h (anche se in regime di traffico controllato, ma nessuno vieta loro di rifarlo negli allenamenti). Io stesso che ho fatto l’agonista nella categoria Cross Country delle MTB (Mountain Bike) ve ne potrei raccontare di limiti “regolarmente” superati con la forza muscolare…

Esempi di risposte logiche

Pazienza e caparbietà

Posso omologare tranquillamente ed in poco tempo i miei prototipi presso le motorizzazioni di ben 3 stati della Comunità Europea che mi hanno fornito la loro collaborazione ma, per una volta almeno, desidero provare come si ottenga un’omologazione in Italia, con quali costi ed in quanto tempo. La motorizzazione della mia provincia ha trovato alcune difficoltà nel capire la mia richiesta ma con una buona dose di pazienza ho spiegato loro che una bici dotata di acceleratore e capace di superare i 25 km/h non è “svincolata” dalle norme del codice stradale previste per i ciclomotori come invece mi stavano comunicando e che, in caso contrario si rischia di incorrere in spiacevoli conseguenze.

Dall’Ing. della Motorizzazione al Ministero dei Trasporti

Una volta assimilato che la bici in questione non si vende nei negozi e non è quindi dotata di libretto di circolazione fornito di fabbrica, mi è stato comunicato che dovrò mettermi in contatto con l’Ingegnere della motorizzazione responsabile delle omologazioni in prototipo unico o per la produzione in serie. Questa figura professionale mi chiederà i disegni tecnici della mia eBike e tutti gli schemi elettrici. Tali schemi verranno valutati e sottoposti ad eventuali note e correzioni per ottenere l’omologazione. La procedura verrà effettuata dal Ministero dei Trasporti Italiano ma la Motorizzazione non mi sa dire in quanto tempo. Una volta ottenuto il primo responso, se tutto va bene, si potrà procedere con l’ottenimento della carta di circolazione e, successivamente, della targa per ciclomotore, quindi dell’assicurazione. In caso contrario sarà necessario correggere il progetto e ricominciare la pratica da capo. Ad ogni modo anche a seguito dell’approvazione dei progetti da parte del Ministero dei Trasporti, dovrò portare il prototipo in Motorizzazione per i controlli definitivi (verranno verificati vari parametri quali ad esempio la frenata nonché la piena dotazione e funzionalità degli impianti). Seguiranno maggiori dettagli in un apposito articolo una volta definita e completata la pratica.

Attenzione al segreto industriale

Per svolgere tali pratiche in tutta sicurezza sarà necessario non dotare il prototipo che verrà analizzato di segreti industriali. Dovrà quindi essere smontata l’elettronica sofisticata per essere sostituita da un’elettronica basilare, stesso dicasi per il motore ed il pacco batterie, nonchè eventuali particolari sensori. L’importante è che le caratteristiche fisiche dei pezzi sostitutivi siano le medesime a livello di potenza erogata, di velocità raggiungibile, correnti in gioco, tensioni e dispositivi di sicurezza. Fornire il modello reale equivale a darsi la zappa sui piedi in quanto tutti cercherebbero di capire come si ottiene un particolare risultato e quali accorgimenti sembrano meritare maggiori attenzioni. Anche se in realtà non è così, meglio non correre rischi inutili (se guardi una Moto da GP senza le carene poi la sai rifare?). Una volta su strada con la propria patente (del ciclomotore, dell’auto e/o della moto), Carta di Circolazione fresca di stampa, Targa per ciclomotori e Assicurazione, si indossa il Casco, l’abbigliamento e le protezioni di Sicurezza, si accendono le Luci e si è pronti per “scorazzare” senza che nessuno multi o peggio sequestri un mezzo così speciale ed importante per la vera crescita di un paese. Se ciò dovesse trovare degli impedimenti ecco che le motorizzazioni dei 3 stati contattati con successo effettueranno la procedura in pochi giorni obbligando l’Italia ad accettarla facendo essa parte della Comunità Europea.

Continua…

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Coppia motore - Momento torcente

Il ragazzo sullo scooterone guarda incredulo lo specchietto. Un oggetto non bene identificato,
assimilabile ad una comune bicicletta, lo sta sorpassando con una elasticità disarmante, a nulla
servirà la sua azione sul gas. L’accelerazione è mastodontica, la coppia arriva subito ed è corposa,
un mare in piena fino al regime massimo senza la minima incertezza. La torsione si scarica a terra
addomesticata dalla sofisticata elettronica. Un setup frutto di anni di esperienza nel Motorsport
rende la bici estremamente stabile, sicura, performante e aderente al suolo senza la minima sbavatura.
La costruzione di telai specifici, di impianti, ruote e raggi ad hoc è stata imperativa per impedire il
collasso strutturale e raggiungere la massima affidabilità. Gli attuali 2.0 Turbodiesel circolanti su
strada restano decine di metri indietro ai semafori. Una tonnellata e mezzo contro una manciata di
chili esprimono entrambi pressappoco la stessa coppia (con specifiche tecniche nettamente
più interessanti a favore della bicicletta).
Da diversi anni ormai ho allargato le mie competenze nel Motorsport anche con le
alternative elettriche ed ibride. Ho cominciato a costruire diverse bici elettriche molto prima
che iniziassero ad andare di moda e mi sono tolto la soddisfazione di utilizzarle di tanto in tanto
anche su strada, prima che ne venisse normalizzata la circolazione con la pedalata assistita. Poi
l’attività di ricerca si è spostata definitivamente su pista ed in montagna. Dei veri e propri UFO
per la gente che osserva spiazzata. Pubblicheremo affascinanti video sul nostro canale YouTube
appena avremo completato i modelli attualmente in studio.

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