Rubrica: Verifica se è vero
Titolo o argomento: Non serve parlar bene o male di un prodotto, serve sapere come si verifica la realtà
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In questo articolo prendiamo in esame in particolar modo le lampadine a led* che ormai sono sulla bocca di tutti e di cui tutti parlano con una tale sicurezza da presumere che se ci sono dei led, va bene qualunque cosa. Quindi prodotti di qualunque produttore, qualunque fornitore, qualunque paese di produzione**, qualunque prezzo, vengono spesso ritenuti di pari valore (valutando solo la convenienza all’acquisto e suggestioni estetiche) senza aver nemmeno verificato con quale tecnologia e con quale standard qualitativo siano stati realizzati, ma soprattutto come realmente funzionino. Ovviamente la prova è perfettamente replicabile anche per le lampadine fluorescenti a risparmio energetico e consiste nel verificare se i consumi effettivi sono quelli promessi, indicati sulla confezione, e, anche in caso di rispondenza alle aspettative, se vi è una porzione non trascurabile di energia elettrica dispersa sotto forma di calore.
*Ma ci riferiamo più in generale alle lampadine che promettono un risparmio di energia a fronte del medesimo illuminamento offerto dalle precedenti soluzioni ad incandescenza, quindi anche le lampadine fluorescenti dette a risparmio energetico.
**Attenzione non è in realtà tanto importante il paese di produzione quanto più lo standard qualitativo assunto dal marchio produttore. Effettivamente marchi affermati sul mercato costruiscono anche in paesi orientali con gli stessi standard che adotterebbero qui; c’è da preoccuparsi invece quando merci non regolamentate o contraffatte raggiungono il nostro mercato da tali paesi senza rispondenza alcuna a norme di qualità e sicurezza.
Un necessario passaggio in più
Sebbene la verifica dei consumi di normali elettrodomestici sia piuttosto semplice, implicando solo di interporre uno strumento (una sorta di tester dedicato o energy meter) tra la presa di corrente e la spina del prodotto***, per misurare il consumo elettrico di una lampadina si deve operare un accessibile, ma non intuitivo, passaggio in più (a meno che non abbiate un sistema avanzato di smart grid e produzione autonoma dell’energia con misura continua dei carichi, ma non mi sembra il caso di questo paese, non per la massa almeno).
***E ne vengono fuori di cose curiose impegnandosi almeno qualche volta a testare.
L’hardware
Nello specifico andremo a procurarci il solito Energy Meter (se mi permettete vi esorterei ad evitare prodotti di mercati orientali, prodotti da bancarella, prodotti da cassa di supermercato, avere misure sbagliate infatti vanifica tutto il vostro impegno ed i vostri intenti, prodotti di qualità costano alla fin fine pochi Euro di più), un cavo bipolare idoneo per gli impianti elettrici domestici (meglio se già munito di spina Schuko stampata o altrimenti…), una spina Schuko, un attacco Edison e tutto il materiale da testare. Chiedete di assemblare il tutto ad una persona specializzata (non si scherza con la corrente e con la tensione a 220Volt), non vi costerà quasi nulla, implicando un impiego di tempo non superiore ai 2 minuti, e vi salverà la vita. Poi se volete guardare come si fa per imparare e far domande ad un esperto, quello è un altro discorso.
Si aprirà un mondo
Una volta ottenuto il vostro kit personalizzato da pochi Euro, potrete collegare le vostre lampadine da testare alle prese di corrente come fossero degli elettrodomestici (leggi le avvertenze in basso), potrete quindi interporre un valido energy meter e verificare, il consumo istantaneo (Watt “W”), la corrente assorbita (Ampere “A”), l’energia consumata in un determinato lasso di tempo (Wattora “Wh”) e diversi altri parametri tra cui i costi (se precedentemente avete impostato la vostra tariffa al kWh giorno/notte). Rimarrete sorpresi (forse ora non più) nello scoprire che diverse lampadine a led presenti sul mercato non consumano quanto promettono, ma non solo… alcune infatti, più di altre (in alcuni casi persino molto più di altre) disperdono quantità di energia non trascurabili sotto forma di calore, problema che con i led doveva essere di gran lunga più contenuto rispetto alle vecchie lampadine ad incandescenza.
Dispersioni di energia sotto forma di calore
I LED infatti vanno alimentati da una corrente costante polarizzata (il cui valore corretto si trova nelle schede tecniche fornite dal costruttore dei singoli LED – Light Emitting Diode – agli assemblatori dei prodotti finiti) che è ottenibile tramite appositi generatori di corrente oppure inserendo una resistenza elettrica (di opportuno valore) in serie con il LED stesso allo scopo di limitare la corrente che in esso scorre dissipando quella in eccesso sotto forma di calore. Quest’ultima soluzione, anche se più semplice ed elettricamente corretta, penalizza l’efficienza del sistema, inoltre a causa della variazione resistiva alle diverse temperature di esercizio, non assicura al LED un flusso di corrente sempre corretto.
Anche nelle lampadine fluorescenti vi è un’elettronica di controllo dato che lavorano in limitazione di corrente e necessitano di uno spunto (una sovratensione) che permetta l’innesco. A tal proposito si fa frequentemente uso di un induttore (detto reattore), più raramente di una resistenza. Ma non solo, le lampadine fluorescenti hanno bisogno di un pilotaggio elettronico anche per la salvaguardia degli elettrodi in quanto la loro usura si manifesta più che altro con le accensioni e gli spegnimenti. Le fluorescenti quindi, anche se non sono state usate fino al loro limite di vita previsto, possono cessare prematuramente il loro funzionamento se accese e spente frequentemente. Il pilotaggio elettronico pone rimedio operando un “preriscaldamento controllato” degli elettrodi che ne ritarda fortemente l’usura. Capirete quindi i molteplici fattori che, da prodotto a prodotto, possono incidere sul consumo elettrico finale e sulla quantità di energia dissipata in calore.
Metodo di testing
Ricordate infine che non è sufficiente collegare la lampadina all’energy meter pochi secondi giusto per la lettura dei primi valori ma, per una misura corretta, dovrete porre maggiore attenzione non all”assorbimento di potenza istantaneo (espresso in Watt “W”), bensì al consumo energetico complessivo (espresso in Wattora “Wh”). Sarebbe opportuno quindi condurre ogni prova per almeno qualche ora al fine di simulare i reali consumi ad esempio di una tipica serata in cucina o in soggiorno.
Il reset
Sappiate inoltre che molti energy meter non si azzerano da soli al termine di una prova e, durante la prova successiva, ripartono dagli ultimi valori registrati continuandoli a sommare. Questo significa che dovrete procedere voi al reset dei valori al termine di ogni test per non falsare le prove successive.
Note
In ultima analisi, l’immagine proposta di seguito è puramente indicativa. La marca dell’Energy Meter in foto è stata coperta per imparzialità, se doveste riconoscere il prodotto sappiate che non è detto che sia migliore di altri solo perchè presente in una nostra foto. Energy Meter di marchi differenti hanno fornito in laboratorio valori di assorbimento differenti. Acquistate semplicemente un buon prodotto e, se proprio volete essere gagliardi, fatene verificare la taratura ad un professionista.
Continua…
Porre attenzione a:
Se non siete ferrati in materia fate preparare il kit (in particolar modo il cavo) al vostro elettricista di fiducia. Con la corrente non si scherza e si rischia seriamente la vita.
Se state testando lampadine di dubbia provenienza fatelo solo indossando guanti protettivi fino a 1000 Volt e appositi occhiali anti-infortunistica per evitare il contatto acidentale con parti conduttrici non debitamente isolate o non rispondenti agli standard internazionali e con possibili scintille.
Non utilizzate mai il dispositivo senza la lampadina avvitata. Inserire sempre prima la lampadina nell’attacco Edison, poi la spina nell’Energy Meter e, sempre per ultimo, l’Energy Meter nella presa di corrente. Al termine rimuovete sempre prima l’Energy Meter dalla presa di corrente e poi tutto il resto.
Cavi con spine stampate (come in figura) sono da preferirsi per il migliore isolamento e la maggiore conseguente sicurezza fornita.
Assicuratevi che l’impianto nel quale allaccerete il kit sia dotato di salvavita a norma.
Effettuate i test solo in ambienti asciutti, sicuri e a norma.
Sappiate prima di operare che né questo Blog, né l’autore, né i collaboratori sono in alcun modo responsabili di quello che fate. Operate solo se debitamente formati in materia o assistiti da personale qualificato.
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