I tre assiomi dell’economia di mercato

Rubrica: I comportamenti dei mercati

Titolo o argomento: I principi di base per capire tutto il resto

Premessa

Che cos’è il mercato?

Un mercato è un processo attraverso il quale le decisioni delle famiglie circa il consumo di beni e servizi diversi, delle imprese circa che cosa e come produrre e vendere e dei lavoratori circa quanto e per chi lavorare, sono rese compatibili attraverso aggiustamenti di prezzi.

Fonte: David BEGG, Stanley FISCHER e Rudiger DORNBUSCH,
Microeconomia, McGraw-Hill, 2005
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Che cos’è l’economia pianificata?

Organizzazione economica di un Paese, secondo la quale le principali decisioni economiche (che cosa e quanto produrre, con quali tecniche, a quale prezzo vendere beni e servizi) vengono prese in base a un piano, elaborato da organismi governativi (ministeri, commissioni statali). Questo sistema presuppone una grande limitazione della proprietà privata, della libertà di impresa e del funzionamento delle leggi della domanda e dell’offerta (il prezzo e la quantità non sono, infatti, determinati dal mercato).

Fonte: Dizionario del cittadino, pbmstoria.it.

Che cos’è l’economia di mercato?

Organizzazione economica di un Paese che si fonda sulla proprietà privata, sulla libertà di impresa e sullo scambio di beni e servizi in mercati liberi.

Fonte: Dizionario del cittadino, pbmstoria.it.

L’economia di mercato costituisce un sistema economico in cui i processi di scambio vengono regolati dai Mercati tramite il meccanismo dei prezzi. Lo Stato ha il compito di stabilire condizioni-quadro tali da garantire la Concorrenza tra gli operatori di mercato, limitando però il meno possibile la loro libertà di azione; inoltre deve mettere a disposizione beni di pubblica utilità la cui fornitura da parte dei privati risulterebbe antieconomica.

Fonte: Dizionario storico della Svizzera, hls-dhs-dss.ch.

Che cos’è l’economia mista?

La ricerca di un appropriato bilanciamento, tra settore pubblico e privato dell’economia, rappresenta un problema centrale dell’analisi economica. Nelle economie miste il funzionamento del sistema economico è frutto di processi decisionali sia pubblici (dello stato) che privati.

I tre assiomi

Il buon senso di ogni persona dovrebbe di per sé essere sufficiente per capire come gli estremi non siano mai la soluzione adatta per affrontare un problema; d’altra parte, considerata la premessa, è facile comprendere come in un’economia di tipo misto, tipica dei paesi industrializzati, semplici spostamenti di equilibrio verso l’una o l’altra direzione di mercato possano generare conseguenze caratterizzate dai rispettivi difetti endemici. Così di seguito, senza pretesa alcuna, si vuole semplificare all’ennesima potenza il concetto di economia di mercato, osservando i principi fondamentali su cui si è basata negli ultimi decenni, al fine di rendere facilmente comprensibile a chiunque cosa sia accaduto.

1. Dimenticare la storia

Nodi cruciali della storia recente quali ad esempio la caduta del muro di Berlino (compresi tutti i fattori al contorno di tale evento), la Declaration of Charter 77, l’abolizione della legge Glass-Steagal, la deregolamentazione dei mercati, ecc., sono punti nevralgici che hanno segnato un cambiamento epocale. Cambiamenti talvolta sperati, talvolta temuti, che hanno inciso in modo significativo sul cammino del mondo tra il passato risalente a pochi decenni fa e l’attuale ed impressionante crisi finanziaria che tutti abbiamo avuto modo di toccare con mano (anche molto da vicino). Ebbene si tratta di temi che praticamente non vengono mai affrontati a dovere sia nei programmi d’istruzione delle scuole, che negli ambienti dove si tengono dibattiti che dovrebbero informare le masse sulla reale natura dei problemi di un paese. Dimenticare ciò che è stato e, soprattutto, perchè è stato, non fa altro che rendere spaesate le persone che si ritrovano travolte da una crisi di cui non conoscono le reali cause, le caratteristiche e, tantomeno, i possibili metodi risolutivi. L’informazione di massa non è completa e, anche se ci si può informare da soli, la maggior parte delle persone non hanno strumenti che permettono loro di capire come si studia da soli, come ci si procura fonti attendibili, su cosa si dovrebbe dedicare maggiori attenzioni di studio e perchè. Manca insomma il metodo. Puoi quindi far da solo, ma come se non ti è stato insegnato? Il risultato è che la storia viene dimenticata e tutto diventa possibile per chi intende assumere comportamenti che, in economia, sono definiti opportunistici.

2. Fare i propri interessi

Compro a 7 e rivendo a 10, talvolta anche a 14 e, nei casi più folli, persino a 100. Ebbene questo ha senso se tra la fase di acquisto e quella di rivendita, si susseguono una moltitudine di fasi intermedie in cui un prodotto o servizio viene elaborato, lavorato, migliorato o completamente realizzato partendo dalla materia prima. Qualora non vi sia alcuna lavorazione né passaggio di sorta intermedio, ci troviamo davanti ad una speculazione il cui limite è spesso dettato da un mercato che ti chiede semplicemente quanto sei disposto a pagare per avere. La giustificazione del venditore in tal caso è che il prezzo che lui ha pagato non è corretto, per tale ragione lo ha aumentato. Questi fenomeni non avvengono dentro una fabbrica, un’officina, uno studio di un professionista, questi fenomeni hanno luogo nei mercati finanziari di tutto il mondo dove si compra ad un prezzo considerato “sbagliato” e si rivende ad un prezzo ritenuto “corretto”.

3. Facendo i propri interessi si fanno gli interessi di tutti

Il terzo ed ultimo assioma è strettamente legato al secondo. Abbiamo detto che se compro a 100 e rivendo a 102 qualcosa su cui non ho effettuato alcun tipo di lavorazione, ho speculato. Ora se questa operazione viene effettuata con grandi capitali si riesce a cambiare persino l’andamento di un mercato. Quando si è così influenti da riuscire a cambiare l’andamento di un mercato, si riescono a cambiare anche le regole che normalizzano tale mercato. Questa operazione, che all’apparenza nessuno vorrebbe, in realtà è molto più facile da attuare di quanto si pensi. E’ facile perchè nessuno vuole regole. Ognuno, dal piccolo risparmiatore al grande investitore, cerca di evitare che delle regole possano impedire il soddisfacimento dei propri interessi. Così, ognuno, facendo i propri interessi, fa gli interessi degli altri… il mercato si modifica e si generano situazioni dalle quali si può trarre vantaggio (ma la logica domanda è: “Che tipo di vantaggio e con quali conseguenze?”).

Conclusione

Nota che il lasciapassare che ha reso possibile la diffusione di comportamenti sregolati e oltremodo opportunistici, è stato l’uso improprio della parola democrazia e l’ignorare il termine disciplina. Specie negli ultimi decenni, davanti ad ogni impedimento, anche veniale, ognuno è ricorso alla parola democrazia sostenendo che questa sarebbe venuta meno nel momento in cui fosse stato impedito all’individuo tal dei tali di fare i propri interessi. Una democrazia non viene meno quando si affrontano determinati comportamenti richiamando all’ordine ed alla disciplina. Lo vedete con i bambini cosa accade quando si permette che possano fare tutto ciò che passa loro in mente, crescono viziati, prepotenti e senza il desiderio, quel desiderio che rende grandi gli esseri umani che lo coltivano e lo trasformano in qualcosa di buono (una passione, un lavoro, un’idea, un contributo alla società…).

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