L’alternativa che manca dimostra che non c’è democrazia

Rubrica: Così è la vita

Titolo o argomento: Il legame inscindibile tra democrazia e possibilità di scegliere un’alternativa

Viviamo in un’era in cui si specula sul termine democrazia o lo si deturpa a proprio piacimento assegnandogli, all’occorrenza, significati impropri, inesatti, incompleti del tipo: “Sono libero di far tutto quel che voglio visto che siamo in democrazia!” Poi però ti assumi le responsabilità delle tue azioni? Oppure: “Posso dire quello che voglio, altrimenti non siamo in democrazia!” Hai mai considerato il buon senso delle affermazioni e le ripercussioni che hanno gli sproloqui a vanvera? O, ancora: “Il mercato è libero e va bene tutto perchè siamo in democrazia!” … . Ebbene no, non è questa la democrazia, avevamo spiegato in un articolo correlato (vedi link in basso) come il concetto odierno applicato di democrazia sia così simile al crescere un bambino maleducato e, se vogliamo introdurre un termine a cavallo tra i bambini irrequieti e la situazione socio-economica attuale, sregolato.

Il vero concetto di democrazia

La vera democrazia è la costituzione, generazione, alimentazione di una società dove vi è un’alternativa, possibilità di scelta, libertà di scelta, di decidere, di optare, di seguire la strada che si ritiene migliore per sé senza arrecare danni a terzi. L’essere obbligati a fare quel che dice un gestore del momento investito del tal potere, e che ritiene che il suo paese sia moderno solo perchè c’è l’ultima diavoleria digitale disponibile in ogni negozio, non è altro che una sorta di prepotenza mascherata. Un po’ come quando un cliente si comporta in modo maleducato, tu gliene diresti quattro ma preferisci evitare discussioni e imbastisci un finto sorriso di plastica assumendo al contempo un comportamento ruvido. Sì, sorridi, ma sotto sotto…

Esempi semplici: Sei libero di scaldarti?

Così c’è chi come me abbandona la caldaia a gas a favore di una pompa di calore per non esser dipendente, non solo da un contatore ma anche da un bollino blu annuale, che invece deve ora (più precisamente dal 15 Ottobre 2014) disporre di un libretto di impianto ove annotare i nuovi controlli obbligatori annuali a pagamento. Su una pompa di calore? E dove sarebbe questo allaccio al gas che se mal manutentato potrebbe provocare pericolose esplosioni e danni a cose o persone? Mi dicono infatti gli operatori del settore che il libretto di impianto serve a tener sott’occhio i consumi energetici e quindi l’efficienza dell’impianto. Non basta guardare le bollette oppure conoscere il modello (e quindi i dati di targa) dell’impianto? E’ per forza necessario spendere dai 100 ai 200 Euro all’anno (per ogni unità esterna) per pagare un tecnico che guardi questi dati quando sono già disponibili su tutti i siti web dei produttori? Risulta ovvio che si tratta di una ennesima mossa all’italiana. Questa ad esempio, a mio avviso, non è democrazia. Ma non è tutto.

Esempi semplici: Sei libero di costruire il sistema per scaldarti?

Io che posso costruire da me un intero impianto di climatizzazione con pompa di calore, trattamento dell’aria, ventilazione meccanica con recupero di calore, trattamento dell’acqua calda sanitaria, assemblando scambiatori, evaporatore, compressore, valvole, telai, scocche e quant’altro, potrò quindi installare in casa mia l’impianto fatto da me con componentistica* certificata e di qualità? Uhm ho qualche dubbio. Io che sono capace di manutentarlo, metterlo sotto vuoto, caricarlo, controllare eventuali fughe ecc. potrò farlo da me? Uhm ho qualche dubbio anche qui. Quindi anche in questo caso non ho alternativa. Non ho scelta. Non ho una situazione democratica intorno a me. E per chi mi volesse suggerire di aprire una partita iva da installatore, per procedere da solo, rispondo subito che non posso aprire una partita iva per ogni cosa che imparo a fare. Anche in tal caso non sarei libero di scegliere. Insomma, tutto quello che imparo a fare e che premia il mio impegno con un vantaggio legittimo, “qualcuno” cerca di annullarlo impedendomi di metterlo in pratica. Anche questa non è a mio avviso democrazia.

Esempi semplici: Sei libero di produrre e approvvigionare energia?

E se io inoltre volessi generare ed accumulare da me l’energia che alimenta l’impianto di climatizzazione di casa (le cosidette case passive ad energia quasi zero), posso esser libero di costruire il mio impianto fotovoltaico (a partire dalle singole celle) autonomamente senza alcuna messa in rete? Tecnicamente sì, però ci sono già polemiche e contestazioni perchè “qualcuno” non vorrebbe. Il fatto che sia stato inventato il “libretto di impianto” anche per i sistemi con pompa di calore, mi deve far temere che succederà qualcosa di simile per il mio fotovoltaico libero, indipendente e democratico? Ebbene sì, secondo alcune indiscrezioni giuntemi dagli enti certificatori che aggiornano tecnici e professionisti italiani sulle rinnovaibli, si sta pensando di introdurre, nei prossimi anni, una tassa sul fotovoltaico che raggiungerà in primis tutti coloro che sono “in rete” (già schedati) e poi tutti gli altri, quelli indipendenti che invece verranno per così dire censiti mediante sopralluoghi. Questa, ancora una volta, non è a mio avviso democrazia.

Esempi semplici: il tuo

Gli esempi appena riportati sono solo alcuni degli esempi che si cuciono su misura intorno a me, ma ovviamente non sono tutti e non ho la pretesa di dire che questi sono gli esempi che devono avere in qualche modo la precedenza o maggior rilievo su altri. Sono sicuro che se il lettore di buon senso fa mente locale troverà rapidamente situazioni in cui non ha avuto modo di effettuare la sua libera scelta democratica per le sue cause importanti di primaria necessità. Tali esempi starebbero benissimo in questo articolo che diventerebbe però oltremodo lungo e catalogante.

Libero di essere mandato via

Allora io non ho libertà di scelta, non sono libero, non vivo in un ambiente democratico. Non posso “staccarmi da”, “essere libero di”, crescere ed essere autonomo grazie a quello che imparo a fare. Ditelo chiaramente ai cittadini, in particolar modo ai giovani, che l’unica alternativa che viene loro concessa è quella di “acconsentire ad essere mandati via” dall’Italia. Continuano a sorridermi i tutori dietro le scrivanie degli organi interessati ai giovani intraprendenti, suggerendomi, dopo lunghe pratiche e percorsi fittizi che non portano a nulla, di andare via dall’Italia perchè… uno come me che ci sta a fare qui? I giovani in gamba italiani che ci stanno a fare qui? “Ohibò, per bacco!” Avrebbe detto Totò. “Che ci sto a fare qui? Ma scusi lei di dov’è? Italiano? Anche io! Complimenti!! E mi dica, secondo lei… un italiano, in Italia… che ci sta a fare?”.

Il fenomeno che alimenta l’individualismo in Italia

Praticamente le uniche tecnologie esenti da tasse, verifiche, controlli e imposizioni di cui dispongono oggi liberamente gli italiani, sono tutte quelle imparate all’estero, che qui in Italia non sono conosciute e che quindi non si mormorano per evitare che vengano prese come ulteriore spunto tassativo. E’ corretto che colui che è all’avanguardia usufruisca di tecnologie che altri italiani non possono avere e di cui non possono conoscere l’esistenza se non in netto ritardo quando magari non servono più, quando magari sono obsolete? Anche questa, a mio avviso, non è democrazia.

Esempi semplici: tecnologie non pervenute

Vi basti pensare ai sistemi di recupero dell’energia in frenata per i veicoli che sfruttano la compressione del gas in apposite bombole (vedi l’articolo: Sistemi di accumulo aerostatico dell’energia). Molti pensano che si tratti dell’ “invenzione recente” di una nota casa automobilistica europea in accordo con un partner tecnologico di eccellenza. Ma la realtà è ben diversa. Si tratta di una tecnologia che esiste ormai da 30 anni (e forse oltre) che nella versione presentata di recente costituisce in realtà un semplice remake in miniatura. Già da 30 anni poteva essere utilizzata anche in Europa, anche in Italia risparmiando un enorme inquinamento, enormi consumi e tutti i mastodontici problemi conseguenti. Eppure niente. Oggi i meno preparati “credono” si tratti di una novità. Una novità che sta sui libri di fisica da 30 anni, gli stessi libri di cui prima gli studenti cercano di liberarsi nel minor tempo possibile e di cui poi vanno avidamente in cerca (anche se poi non sanno più esattamente dove cercare) per informarsi sul principio che alimenta la presunta nuova tecnologia. Stessa cosa è accaduta con le lampadine ad incandescenza ed i primi neon resi noti con larghissimo ritardo (vicenda ormai svelata da fonti accreditate e agli occhi di tutti dopo decine e decine di anni). Diatribe simili a quella degli impianti di climatizzazione, poi, sono in corso anche con la raccolta dell’acqua piovana per la quale ancora molti non sanno che esiste una tassazione di raccolta, così come avviene per chi ha un semplice pozzo in una casa di campagna e così via…

In cerca di alternative

Le alternative dove sono? Un cittadino normale, cosciente, maturo, preparato, aperto mentalmente dovrebbe ora chiedersi: “Cosa c’è disponibile oggi per migliorare la qualità delle nostre vite che in realtà conosceremo, forse, tra decine di anni quando potrebbe persino non occorrere più?”. Inoltre: “Ciò che c’è disponibile come alternativa che non implica servizi (forniture di vettori energetici) né lussi (beni non di primaria necessità di particolare pregio) perchè deve essere tassato affinché non ci sia quindi un’alternativa libera, nemmeno quando questa comporta una qualità ridotta o comunque una vita più semplice?”. Pare che il livello raggiunto non conti granché, conta il fatto che non deve esserci un’alternativa. Mi aspetto quindi una tassa sul baratto… che infatti c’è (se si è professionisti con la partita iva). Eh già, molti non lo sanno (potete chiedere ai vostri commercialisti), ma il baratto è gratuito solo tra privati altrimenti sono previste regolari tassazioni ad esempio tra lo scambio di competenze tra professionisti senza utilizzo di moneta.
Esiste una teoria per vivere come una “collettività di eremiti” (bello questo ossimoro, non so come mi vengono), tornare alla semplicità, alle basse pretese, alla natura fresca ma portando con sé conoscenze fisiche, matematiche, scientifiche che ne esaltino le prospettive e la modernità?

L’ambizione di una scelta

Quindi in definitiva io penso che chi non ha desiderio di studiare, apprendere cose nuove, talvolta semplici e intuitive e talvolta più complicate, è libero di farlo e di vivere ciò a cui le sue scelte lo condurranno (sempre che queste non siano in realtà dipese da una pessima formazione le cui colpe potrebbero essere attribuibili a terzi), ma se io ho un piacere sfegatato di studiare, ricercare, testare, costruire, rompere, riprovare, essere creativo, prolifico ed entusiasta, devo poter scegliere di fare da me. Dalla casa come dico io, al veicolo come dico io, dagli elettrodomestici come dico io, ai sistemi per l’energia ed il riscaldamento come dico io, dall’interattività e le comunicazioni che preferisco, alle abitudini inconsuete, non omologate che mi balenano per la testa. Altrimenti la democrazia diventa una parola leggera, sventrata, impoverita da tutti coloro che ne hanno abusato senza la giusta sapienza, maturità e coscienza.

*La stessa componentistica (per marca e modello) che le aziende ai vertici delle filiere forniscono ai costruttori di climatizzatori, pompe di calore e di sistemi per il trattamento dell’aria. Quindi nulla di pericoloso, artefatto, arrangiato.

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