Rubrica: Così è la vita
Titolo o argomento: Le regole che non esistono e che, spesso, ci danneggiano
Ci sono cose che facciamo, comportamenti che assumiamo, scelte che prendiamo ormai quasi automaticamente, sovente con lo scopo di dimostrare qualcosa al mondo esterno piuttosto che per il nostro bene personale. Scelte che ci condizionano la vita e che la condizionano a chi ci sta intorno, scelte che nella maggior parte dei casi non portano vantaggi reali, tangibili nelle nostre vite e, solo apparentemente, o per brevi istanti, le agevolano. Tratto dal mio quarto libro*, questo articolo ne prende anche il titolo “Le regole che non esistono” riportando un breve elenco di provocazioni che possono scuotere, infastidire, pizzicare, ma sicuramente lasciano uno spunto per riflettere su un possibile punto di partenza per cambiare direzione in un mondo abbracciato in primo luogo dalla crisi dell’individuo e, subito dopo, da quella economica.
Acquistare la casa presso la zona più nota della città anche se non si dispone dei capitali necessari per comprarla agevolmente. Ho visto famiglie indebitarsi a vita, acquistando tra l’altro un edificio scadente, pur di andare a vivere sulla strada che porta alla zona “nota” di una determinata città. Famiglie che hanno preso più di un mutuo facendo indebitare anche i propri genitori quando bastavano pochi chilometri di differenza per spendere la metà (non poco di meno, la metà) e vivere più sereni.
Cellulare aggiornato con le ultime funzioni per non sfigurare quando è appoggiato assieme a quello dei colleghi su qualche scrivania.
Cercare prima un posto statale e poi, se proprio non si trova, tentare di fare quello che ci appassionava una volta… quando magari è ormai troppo tardi. Questo il consiglio che viene, nemmeno troppo di rado, dai parenti che riassumono l’essenza della vita in uno stipendio puntuale. Non che non faccia comodo ma… mangeresti tutta la vita senza condimento?
Demandare sempre le cose ad altri perchè tanto noi non sappiamo come si fa, come funziona, cos’è… Peccato però che il cervello umano sia forse quanto più di straordinario esista su questo pianeta ed abbia potenzialità, ahimé, scarsamente sfruttate. Quante volte, in realtà, ci chiediamo cosa e quanto possiamo imparare? Certo non si può sapere tutto, o saper fare tutto, ma almeno qualcosina di più del consueto non mi par delitto d’arroganza.
Iscriversi per forza all’Università perché, accidenti, con quel pezzo di carta guadagnerò molto di più. Ma chi l’ha detto? I miei amici e coetanei che guadagnano di più fanno, con piacere, l’idraulico, l’elettricista ed il posatore di pavimenti. Hanno case confortevoli, automobili solide e non manca loro il denaro per prendersi ogni tanto un po’ di relax dato che lavorano veramente duro. Eppure accanto a loro questo pezzo di carta proprio non lo vedo. Forse sarà che devi semplicemente esser bravo a fare quello che ti piace di più?
La casa un po’ più piccola e più costosa però cavolo… è vicino a quella degli amici. Poi magari un’amicizia finisce male o si tramuta in un rapporto superficiale e capisci che hai fatto un pessimo acquisto e che magari potevi fare un po’ di strada in più e vedere ugualmente il tuo gruppetto di amici senza compiere acquisti insoddisfacenti.
Macchina nuova ogni 4 anni perché quelle bozzette… quei fari con quella linea un po’… quei cerchi che non tornano più lucidi e gli interni un po’ sbiaditi e consumati rischiano di farti sembrare “povero” nei confronti delle persone che frequenti. Poi magari si ha sempre sulla bocca la solita frase che sottolinea che non si ha un Euro (Lira per i tradizionalisti), però sai… meglio lasciare il beneficio del dubbio a chi ci ascolta. In questo modo non si è fatta una vera ammissione, ma nemmeno una vera negazione.
N cambi di vestiti se lavori in un ufficio con altri colleghi. Non vorrai mica che qualcuno si accorga che indossi sempre gli stessi tre maglioni? Magari sono perfettamente puliti e stirati ma qualcuno potrebbe notare che sono sempre quelli… E allora? Che male c’è? La gente ti rispetta in base a quanto sei sicuro di te stesso, in base anche alla stima che hai di te stesso e a quanto sei sicuro delle decisioni che prendi. Chi ti guarda troppo i vestiti, probabilmente, non vede più in là del suo naso.
Non aprire un libro perchè tanto è sufficiente girarsi intorno per osservare che la tecnologia ha raggiunto grandi traguardi e fa tutto per noi al posto nostro con un click, un touch, un comando vocale… Purtroppo però non sarà un click, un touch o un comando vocale a risolvere i problemi economici, sociali, ambientali, formativi e culturali. Lo spessore formativo di una persona va ben oltre.
Vacanza, costi quel che costi, con cadenza biennale costante: una estiva e una invernale. I vicini di casa di mio padre, quando era ragazzo, si chiusero dentro casa per una settimana perché avevano raccontato a tutti che sarebbero andati in vacanza. Perché fare queste figure mi chiedo io, è così importante?
Vestiti con una precisa firma, perché chi li indossa è troppo gagliardo, invece senza sei “solo” te stesso. Alle volte si ha una tale pessima reputazione di sé…
Conclusioni
D’altra parte, però, andare in contro, in maniera moderata, ai comportamenti della società è senza dubbio sinonimo del desiderio di socializzare, amalgamarsi, essere più simili alle persone con le quali ci si rapporta e non tentare di voler essere per forza diversi (magari credendosi migliori), in controtendenza e, nei casi più esagerati, il classico bastian contrario dall’atteggiamento “pesante” (vedi l’articolo: Bastian contrario). Certo è che una scelta deve avere anche un senso e non arrecar danno a chi la effettua.