Tecnologie innovative al bivio: Una riflessione diversa

Rubrica: Così è la vita

Titolo o argomento: Tra utilità reale e fittizia, tra alternativa e consumismo

Le tecnologie innovative portano inevitabilmente ad un bivio, nella prima direzione vi è la reale utilità offerta da una nuova tecnologia, l’auspicabile alternativa che essa offre (riduzione di uno sforzo fisico, riduzione di costi, semplificazione di una procedura, svolgimento di particolari compiti, benessere…). Nella seconda direzione si va verso le tecnologie che offrono più attrazione, carisma, in alcuni casi persino sensazione di potere; si tratta di quel tipo di tecnologie che inducono una fittizia utilità sovente di tipo consumistico (fidelizzano cioè l’utente comportando tra l’altro un aumento delle spese da egli sostenute nonché un cambio di comportamento incline alla ridotta attività fisica, la minore capacità concreta di socializzazione e la chiusura mentale. E’ opportuno quindi distinguere bene una tecnologia innovativa utile da una che fa sì uso di ritrovati sofisticati, frutto di ricerca scientifica, ma non produce benefici bensì puro e solo consumismo.

Il primo tipo di tecnologia è molto raro che sia messo a disposizione delle persone e, generalmente, o le raggiunge con ritardi temporali abissali, o viene tassata in modo incisivo perchè in grado di apportare un vantaggio in quanto reale valida alternativa ad una tecnologia obsoleta o non più compatibile con l’ambiente (vedasi gli impianti fotovoltaici, i sistemi di accumulo dell’energia, i sistemi di recupero dell’energia, le celle agli ioni di litio, i sistemi di illuminazione a basso consumo, le pompe di calore, la cogenerazione, i veicoli elettrici e ibridi, i carburanti alternativi, il pellet, il biogas, le biotecnologie, strumenti e automazione per la medicina e la ricerca, i sistemi per l’energia, i sistemi per i trasporti, tecnologie per la produttività, ecc. per i quali la reale tassazione, nonché le speculazioni al contorno, non sono sempre visibili per i consumatori ma son più che note dalla parte di chi produce).

Il secondo tipo di tecnologia invece non produce vantaggi tali da poter esser considerato alternativa di qualcosa di più costoso e meno redditizio, anzi, produce ulteriori spese, dipendenze e fidelizzazioni. Questo tipo di tecnologia (ad es. cellulari, smartphone, tablet, decoder, ecc.) raggiunge rapidamente chiunque nel mondo (e senza gli ostacoli insormontabili cui sono sottoposte invece le nuove tecnologie ad esempio per i trasporti o per la produttività) senza particolari gravanti tassazioni e, anzi, con una serie di prodotti e servizi al seguito che, invece di agevolare le vite delle persone, le portano a spendere porzioni consistenti del proprio reddito per servizi, abbonamenti, prodotti complementari o di ricambio, aggiornamento dei modelli, ecc..

Si tratta di situazioni così sottili che spesso non ce ne accorgiamo e, complice la giustificabile ignoranza in materie strettamente legate alle vere tecnologie, crediamo sovente di essere circondati da modernità quando, in realtà, siamo avvolti sempre dalla stessa situazione: la dipendenza*.

*Per chi ama la matematica, possiamo immaginare la dipendenza come quel vettore che ha origine nel punto di libertà e ti indica quanto da essa sei distante, maggiore è la sua intensità e maggiore è la dipendenza da una situazione e meno si è liberi.

Un display che scorre sotto le nostre dita viene visto come “potere” conferitoci dalla tecnologia, ma la verità è che si ha potere sulla propria vita quando si è liberi. Molti strumenti moderni largamente diffusi non rendono minimamente liberi. Fidelizzano. Vincolano. Spesso sono addirittura strumenti di controllo e registrazione di dati sensibili, abitudini, modi di pensare. Insomma tutto fuorché oggetti di libertà. I veri oggetti, dispositivi, strumenti, progetti e molte realtà che possono fornire pura libertà non raggiungono quasi mai il mercato e se lo fanno, lo fanno con forti ritardi (paradossalmente quando la nuova tecnologia è in realtà diventata obsoleta anch’essa e si è speculato il massimo possibile sulla precedente) oppure subiscono forti tassazioni affinché non offrano una reale convenienza, reale alternativa e quindi reale libertà. Un esempio banale? Molti hanno disdetto il contratto con la società fornitrice di gas per il riscaldamento domestico e lo hanno fatto a favore di caldaie a pellet. Quando il numero di utenti del pellet è diventato consistente ecco che l’iva sullo stesso è stata incrementata drasticamente dal 4% al 22%. In tal modo la spesa che l’utente si trova ad affrontare è di nuovo alta e in più, molto probabilmente, il soggetto non potrà ammortizzare le spese del nuovo impianto (perchè sono cambiate le regole durante il gioco e non al suo termine). Stesso discorso per le pompe di calore tassate da Ottobre 2014 (moltissimi ancora non lo sanno) con controlli annuali privi di utilità alcuna ma perfetti sostituti delle spese per l’ispezione delle caldaie a gas. Questo fenomeno scoraggia l’acquisto ed il sostenimento di “alternative” e abbatte la fiducia dei consumatori che tenderanno ad essere sempre più conservatori e scarsamente inclini a voler imparare cose nuove. La situazione tecnologica mondiale, che lo si voglia ammettere o meno è questa.

Continua…
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