Leggere l’istogramma

Rubrica: Portare al limite una compatta digitale -7-
Titolo o argomento: Istogramma

Se agite sul tasto “DISP” più di una volta (riferito ad una compatta digitale canon, ma sarà sicuramente presente, anche se con altri nomi, su molte altre compatte…) mentre state visualizzando le foto scattate, vi accorgerete che ad un certo punto comparirà un grafico simile al seguente:

istogramma_2.jpg

Questo grafico si chiama ISTOGRAMMA. Spesso e volentieri viene ignorato ed archiviato come “funzione che non ci occorrerà sicuramente”. Al contrario, per portare al limite una compatta digitale, guarda caso, è fondamentale. E’ importante su tutti i tipi di macchine fotografiche digitali ovviamente, ma noi in questo caso stiamo trattando solo il mondo delle compatte.

Cosa significa?

Il grafico in questione rappresenta la distribuzione della luminosità di tutti i pixel che costituiscono l’immagine digitale. Ogni pixel ha una propria luminosità alla quale viene attribuito un valore compreso tra 0 e 255 lungo l’asse orizzontale del grafico. Questo significa che in ogni singolo punto dei 256 presenti sull’asse orizzontale, viene riportato il numero dei pixel presenti nello scatto con quella precisa luminosità. Ad esempio tanti più pixel ci saranno con una luminosità pari a 125 e tanto più alta sarà la retta verticale che parte dal suddetto punto.

Lo zero corrisponde al nero (sull’asse orizzontale ci troviamo all’estrema sinistra) ed il valore 255 al bianco (sull’asse orizzontale ci troviamo all’estrema destra). I 256 toni disponibili in un’immagine digitale sono molto più di quanto i nostri occhi riescono realmente a intrepretare. L’occhio umano distingue circa 200 livelli di grigio.

Quando l’immagine è troppo scura (sottoesposta), il grafico si concentra tutto sulla parte sinistra (ossia verso lo zero) andando ad indicare una netta prevalenza dei toni scuri, sinonimo di un errato settaggio delle impostazioni di scatto (apertura, correzione esposizione, sensibilità iso, parametri del flash…). Viceversa quando l’immagine è eccessivamente luminosa (sovraesposta), il grafico si concentra tutto sulla destra (ossia verso il valore 255).

Un’esposizione corretta si concentra, secondo una funzione prossima ad una Gaussiana, sulla parte centrale del grafico, sfumando gradualmente verso i valori: 0 e 255. Tali zone in uno scatto corretto vengono a malapena sfiorate. In questo caso la distribuzione della luce è ideale e tutti gli elementi ripresi risultano correttamente illuminati.

Tuttavia risulterà normale che una foto scattata ad esempio al tramonto o di notte, abbia la maggior parte dei pixel con bassa luminosità ed un grafico concentrato sulla sinistra. Questo non vuol dire necessariamente che la foto che abbiamo scattato sia errata. Impostando correttamente le aperture e le velocità di scatto otterremo un grafico concentrato sulla sinistra ma comunque corretto.

Una buona abitudine potrebbe essere quella di eseguire scatti nei quali l’istogramma non tocca gli estremi (0 e 255); questa soluzione ci permette di effettuare delle migliori correzioni dei livelli con programmi di fotoritocco adeguati.

Compatta digitale: Aberrazione ottica

Rubrica: Portare al limite una compatta digitale -5-
Titolo o argomento: Aberrazione ottica

Nel precedente articolo della rubrica “Portare al limite una canon A540” abbiamo parlato della regolazione dell’apertura del diaframma e degli effetti sulla profondità di campo. A piccole aperture del diaframma e quindi a valori elevati di f-stop corrisponde una maggiore profondità di campo ossia si possono mettere più agevolmente a fuoco oltre agli oggetti in primo piano, gli oggetti più avanti o più arretrati. Vice versa vale per grandi aperture del diaframma e quindi ridotti valori di f-stop.

Tuttavia si può verificare un particolare fenomeno se si eccede con l’apertura del diaframma. Diaframmi molto aperti hanno lo svantaggio di aumentare gli effetti di aberrazione ottica.

Tali effetti consistono (Definizione tratta da Wikipedia) in una deformazione nella forma o nel colore di una immagine prodotta da un sistema ottico qualsiasi, composto da più lenti.

È causata da imperfezioni o compromessi costruttivi e può essere ridotta o a volte eliminata utilizzando materiali migliori, lavorando in modo particolare le ottiche o accoppiando componenti diversi. In generale la correzione comporta un aumento dei costi di produzione.

Elemento influenzante lo sviluppo dell’aberrazione è lo spessore del mezzo ottico attraversato dalla luce, dalla scomposizione di quest’ultima legata al fenomeno della rifrazione ed alla suddivisione nelle diverse lunghezze d’onda dei colori percepiti nel visibile.

lunghezza_onda.gif

Compatta digitale: profondità di campo

Rubrica: Portare al limite una compatta digitale -4-
Titolo o argomento: Profondità di campo

Il diaframma, oltre ad attenuare la luce, ha un compito non da poco:

La regolazione della profondità di campo.

Attraverso la regolazione del diaframma, presente anche su una semplice compatta come la canon A540 (posizione sulla funzione AV), decidiamo fin dove mettere a fuoco o meno. Gli spazi dietro e avanti l’oggetto messo a fuoco, possono essere anch’essi messi a fuoco o meno.

  • Ad un f-stop piccolo ovvero diaframma molto aperto, corrisponde una piccola profondità di campo. Ne segue che il soggetto della foto è a fuoco mentre gli oggetti avanti al soggetto e lo sfondo, risultano sfuocati. Tecnica di fondamentale importanza se si deve risaltare un primo piano in una foto o un dialogo in una scena di un film ad esempio.

  • Nella prima foto l’f-stop della canon A540 era impostato su 2.6. Notiamo come gli oggetti davanti e dietro il vasetto centrale, siano sfuocati.

f-stop-piccolo.jpg

  • Ad un f-stop grande ovvero diaframma poco aperto, corrisponde una più ampia prodondità di campo. Si può mettere correttamente a fuoco il sogetto e tutto ciò che lo circonda.

  • Nella seconda foto l’f-stop della stessa compatta digitale era impostato su 8.0. La zona a fuoco diventa, di conseguenza, maggiore.

 f-stop-grande.jpg

 Inoltre è possibile osservare come la luce delle due foto sia differente (gli effetti su una reflex potrebbero essere differenti… ma ne parleremo in seguito…). Per effettuare dei piccoli aggiustamenti, si può correggere l’apertura del diaframma di piccole frazioni. Sulla canon A540, è possibile premere (in fase di scatto e con la modalità impostata su AV) il tasto che solitamente si usa per cancellare le foto nella modalità di riproduzione (tasto indicato dalla freccia nella foto seguente) e correggere l’apertura del diaframma di piccole frazioni.

tasto-correzione-esposizione.jpg

Infine, per meglio comprendere le differenti aperture del diaframma, ecco uno schema esplicativo:

esempi-aperture-diaframma.jpg

Prima di passare all’acquisto di una Reflex, ritengo che sarebbe opportuno esasperare le potenzialità di una compatta digitale. Nei primi 4 articoli di questa rubrica (che puoi richiamare inserendo le parole chiave del titolo nella casella “CERCA” in alto a destra) puoi già comprendere se sei portato o meno nel fare foto di buon livello semplicemente con una macchina fotografica di basso costo. Una volta arrivati all’estremo delle potenzialità di un’ottica così modesta… allora puoi tentare il grande salto.

Priorità dei tempi TV, priorità diaframma AV

Rubrica: Portare al limite una compatta digitale -3-
Titolo o argomento: Priorità dei tempi TV – Priorità diaframma AV

Cosa significano queste voci?

Per priorità dei tempi si intende che, posizionando la rotella di selezione su TV, possiamo andare a scegliere il tempo esatto di durata dello scatto che desideriamo. Ma non siamo ancora in piena modalità manuale e gli altri parametri li sceglie la macchinetta. Se ad esempio vogliamo usare la luce naturale che passa dalla finestra ma ci accorgiamo che l’oggetto fotografato in modalità automatica viene scuro, possiamo impostare la macchina fotografica su TV e scegliere un tempo di esposizione di 1 secondo. Se la foto viene troppo luminosa, riduciamo a mano a mano sino a che non otteniamo l’immagine desiderata. Attenzione che ciò che vediamo sul display della macchinetta non corrisponderà alla vera luminosità che avrà la foto. Generalmente le foto sono più scure di come le vediamo sul dispay da 2 o 3 pollici. Vice versa se la foto è ancora troppo scura agiamo nuovamente sul tempo aumentando magari a 1,6 secondi poi 2, …, 3, sino ad arrivare al tempo ottimale. Saranno le vostre prove a darvi ragione. Il risultato del vostro scatto lo verificherete correttamente sul vostro monitor del pc o mac. I mac vanno particolarmente forte in questo settore vantando monitor di qualità eccelsa in HD.

Ho sottointeso che durante queste operazioni il flash viene disattivato. Una foto in ambiente poco luminoso fatta con il flash viene molto molto differente dalla stessa fatta senza flash e con un tempo di esposizione di circa 2 secondi. Sicuramente ve ne siete accorti ed è per questo che volete esplorare le regolazioni manuali della vostra compatta.

Altra cosa che ho sottointeso è l’uso di un cavalletto…

Un motivo per il quale ho preferito non pubblicare una lista di priorità dei tempi e dei diagrammi a seconda dei vari casi, è che le situazioni e le scene possono essere assai differenti tra loro. Nella vostra foto non incide solo la sorgente luminosa (artificiale o naturale) ma tutti gli oggetti intorno a quello da fotografare, i loro riflessi, e tutto quanto si trova dietro e sotto l’oggetto fotografato. Ogni oggetto intorno a quello fotografato emette radiazioni luminose ben precise che influenzano il vostro scatto. Ad esempio impostando un tempo di 0,3 secondi con diaframma f8 utilizzando una luce alogena ed uno sfondo bianco, la foto può dare un risultato che può essere molto differente se le regolazioni sono le stesse ma lo sfondo dietro l’oggetto è di un colore diverso dal bianco oppure se invece della luce artificiale si usa la luce diurna, o ancora se vicino all’oggetto da scattare avete posizionato un carrellino degli attrezzi che magari è rosso. State sicuri che influenzerà la vostra foto con componeti di luce rossa che potreste non notare inizialmente.

Per priorità diaframma come indicato sul menù di alcune compatte si intende che posizionando la rotella di selezione su AV sceglierete l’apertura (solitamente circolare o poligonale) che ha il compito di ostacolare o favorire la luce che raggiungerà la pellicola o il sensore.

Con un’apertura f5,5 più luce raggiungerà il sensore, mentre con un apertura f8 ne arriverà molta meno e vi accorgerete che dando la priorità alla scelta dell’apertura AV, prima dello scatto sul dispay vi comparirà anche il tempo di esposizione che la macchinetta sceglierà. Noterete che impostando un f8 (valore massimo possibile per la canon A540) il tempo di esposizione aumenta, mentre impostando un f5,5 (valore minimo possibile per la A540) il tempo di esposizione si ridurrà notevolmente a frazioni di secondo.

C’è una netta relazione tra queste due regolazioni TV-AV. Ogni valore impostato su una regolazione ne implica un altro che sceglie la macchina fotografica. Vi accorgerete che se ad esempio scegliete un tempo di 1/6 di secondo, in automatico il processore sceglierà un’apertura f5,5. Mentre se darete la priorità alla scelta dell’apertura e userete un’apertura f5,5, in automatico il processore della compatta sceglierà un tempo di esposizione di 1/6 di secondo.

Note:

  • Con il diaframma a piena apertura, la zona di nitidezza in profondità (profondità di campo)  sarà relativamente limitata.

  • Diminuendo l’apertura (l’operazione è detta diaframmare) si aumenta l’estenzione della zona di nitidezza, che raggiunge il massimo quando il diaframma è portato all’apertura minima.

  • Diaframmi di piccole dimensioni richiedono però tempi di esposizione più lunghi e conseguentemente implicano un maggior rischio di mosso se il soggetto o la fotocamera si spostano durante l’esposizione.

  • I numeri f esprimono il rapporto tra la lunghezza focale dell’obiettivo e il diametro dell’apertura del diaframma

Ecco qualche esempio semplice. Notate che le caratteristiche dello scatto sono contenute nel nome del file e ripetute nell’elenco sotto. Ci sono alcune foto sottoesposte e altre sovraesposte. Questi “errori” sono voluti per meglio comprendere cosa accade distribuendo la quantità di luce che vi occorre in modi differenti:

foto-a-005-f55.jpg foto-b-02-f55.jpg foto-c-025-f55.jpg foto-i-10-f80.jpg foto-o-25-f80.jpg foto-p-32-f80.jpg foto-r-50-f80.jpg

  1. foto A: tempo di esposizione 0,05 secondi ovvero 1/20 di secondo; f/stop 5.5

  2. foto B: tempo di esposizione 0,2 secondi ovvero 1/5 di secondo; f/stop 5.5

  3. foto C: tempo di esposizione 0,25 secondi ovvero 1/4 di secondo; f/stop 5.5

  4. foto I: tempo di esposizione 1 secondo; f/stop 8.0

  5. foto O: tempo di esposizione 2,5 secondi; f/stop 8.0

  6. foto P: tempo di esposizione 3,2 secondi; f/stop 8.0

  7. foto R: tempo di esposizione 5,0 secondi; f/stop 8.0

E’ interessante notare come con tempi di esposizione maggiori si usi un’apertura più piccola che oltretutto impedisce il passaggio di alcune radiazioni luminose sulla frequenza del giallo. La foto perde parzialmente, a nostro vantaggio, quella componente giallina che è causata da lampadine non appropriate al tipo di scatto.

In seguito vedremo alcuni effetti interessanti ottenibili giocando con le esposizioni e altri risultati ottenibili con diversi tipi di luce e, cosa importante spiegandone il perchè. Parleremo quindi di radiazione luminosa con accenni di fisica.

Continua…

Compatta digitale: Tempo di esposizione

Rubrica: Portare al limite una compatta digitale -2-
Titolo o argomento: Tempo di esposizione

Se utilizzate la vostra compatta digitale in modo automatico forse non ve ne sarete accorti, se invece stuzzicate le varie funzioni con curiosità potrete notare che la rotellina che gestisce le modalità di scatto si può posizionare sulla voce “TV”. TV non ha nulla a che fare con le opzioni per fare brevi filmini. Per quelli vi è un’apposita funzione indicata dal simbolo della telecamera. La rotellina per scegliere le funzioni, quando viene posizionata su TV, permette all’operatore di scegliere i tempi di esposizione ovvero di selezionare il tempo durante il quale il diaframma resterà aperto. Più il diaframma resterà aperto e più luce raggiungerà il sensore (o la pellicola nelle macchine fotografiche “normali”). Questa particolare possibilità ci permette di effettuare scatti in zone poco luminose come stand fieristici o meglio di notte. Uno scatto per così dire prolungato deve poter riprendere un soggetto fermo, mantenendo ferma anche la macchina fotografica. E’ necessario utilizzare ad esempio un cavalletto, ma può trattarsi di un qualunque supporto. Se si muove la macchina fotografica o il soggetto fotografato, la foto verrà indubbiamente mossa e poco gradevole. Al contrario se si scattano foto con tempi di esposizione prolungati, con il soggetto in movimento e lo sfondo fermo o viceversa, si possono ottenere effetti interessanti. Un esempio è rappresentato dalla foto sottostante dalla quale abbiamo poi ricavato una grafica che oggi si trova nell’ufficio di un mio amico in formato 2816×2112. Non è affatto poco per una compatta. Sullo sfondo del porto, lo scatto prolungato mette in evidenza il movimento delle automobili che si strasformano in scie di luce generate dai fari ripresi per più secondi consecutivi. E’ possibile operare al contrario e ridurre il tempo di esposizione per uno scatto ad un oggetto che si muove in velocità (una moto in pista, un atleta ecc.). In questo caso per non avere un’immagine mossa i tempi saranno ridotti fino a minime frazioni di secondo ma dovremo regolare altri parametri (che vedremo in dettaglio nel prossimo articolo) affinché, con uno scarso afflusso di luce al sensore, la foto non venga scura o completamente nera.

Continua…

tv.jpg ancona-porto.jpg

La necessità dei numeri grandi

Compatte digitali,  lettori mp3, cellulari, notebook e pc, reflex, gadjets elettronici di ogni genere dietro i quali corriamo, spesso senza renderci conto che i numeri che ci riempiono la testa, la maggior parte delle volte sono eccessivi, inutili, non ci occorrono. O perlomeno non sempre… Giga byte, Mega Pixel, Frequenze di Clock, Ram, Hard disk enormi, pollici, sempre più pollici. Ma ci servono realmente?

In 7 casi su 10, abbiamo constatato, no. Non sfruttiamo al limite il prodotto acquistato e quando lo sostituiamo andiamo dietro a numeri più grandi senza nemmeno sapere che differenze reali troveremo nel prodotto e se realmente ci occorrono.

In 2 casi su 10, il prodotto viene acquistato per il puro gusto di possedere quello con le caratteristiche tecniche più elevate. Si tratta di un disturbo compulsivo ossessivo ormai diffuso e perchè no, forse a causa della pubblicità martellante ai limiti del plagio. O dell’impatto che certe tecnologie di consumo hanno sulla società.

In 1 solo caso su 10, chi acquista un prodotto più performante lo fa per sfruttarlo a pieno e perchè gli occorre realmente per hobby, per passione, o per lavoro. Ma un solo caso su dieci di acquisto coscenzioso ci sembra pochino.

Ma servono veramente tutti quei Gb e megapixel? Ecco un altro esempio di un paio di buoni scatti realizzati semplicemente conoscendo l’uso delle luci (di cui parleremo più approfonditamente a primavera nella sezione “Grafica e intrattenimento” di questo Blog) e delle funzioni manuali di una semplice (ma non più di tanto) compatta digitale.

Troveremo il seguito più approfondito di questo articolo in 6 articoli che seguiranno l’articolo: Portare al limite una Canon a 540.

NB. le foto di seguito riportate sono state ridimensionate per utilità del Blog. Quelle originali avevano dimensioni di ben 2816 x 1584.

aeroblog1_ralph-dte.jpg aeroblog2_ralph-dte.jpg

In entrambe le foto abbiamo fatto sì che fosse visibile la macchina fotografica che ha fatto gli scatti. Come è possibile osservare non si tratta di una reflex. Volendo sarebbe stato possibile realizzare le foto senza che fosse visibile la compatta usata. Nella prima è volutamente a fuoco solo una parte dell’oggetto; in modalità manuale regolando il fuoco abbiamo fatto sì di simulare un obiettivo più professionale.