Rubrica: Così è la vita
Titolo o argomento: Ostentare la leadership o guadagnarsela?
Questo articolo segue da:
Quando si ostenta la leadership – Parte I: vi racconto una storia
Quindi se volete essere dei buoni leader, e con buoni non si intende permissivi e assecondanti ma di valore, potreste tenere presente gli spunti che seguono.
Coinvolgete
Se volete tenere un gruppo unito solidamente, lasciate che le vostre idee siano spunto di discussione, argomentazione, dubbi, chiarimenti, approfondimenti e quant’altro. Non osservate simili comportamenti come un pericolo ma come un’occasione per sapere a cosa punta il gruppo, quali aspettative ha, dove vorrebbe arrivare ed in che modo. Certo la coperta è corta, copri qualcosa e si scopre qualcos’altro, è comprensibile, ma il coinvolgimento tiene un gruppo più compatto, attivo e interessato. Rende tutti più partecipi e aumenta la voglia di fare e la produttività perchè tutti si sentono utili e sentono di contare qualcosa e di esser parte integrale di un meccanismo che porterà un vantaggio, un’utilità, un risultato sperato.
Ascoltate
Chi è intorno a voi sta comunicando con voi anche se non parla. Quando siete davanti ad una lavagna luminosa, un proiettore, una cattedra, chi si trova davanti a voi vi parla anche in silenzio, basterebbe ascoltare. Potreste avere qualcuno che si distrae, qualcuno che sbadiglia, qualcuno che è intento a fare altro, qualcuno perso con lo sguardo nel vuoto. Tutti segni che voi, leader o presunti tali, state parlando, parlando, parlando… ma non state ascoltando chi avete davanti. Queste persone nel vostro gruppo diventano poi inutili o scarsamente produttive e voi stessi diventate inutili per loro. Andrebbe invece compreso che in lavoro/gioco di squadra ogni singolo elemento è essenziale e andrebbe sfruttato al massimo per trarne il meglio.
Fate partecipare
Durante l’esposizione delle direttive che mandano avanti un progetto o delle vostre idee, mettetevi in discussione da soli. Chiamate alla cattedra anche i vostri interlocutori, fategli esprimere le loro idee ed i loro punti di vista, le loro ansie, le loro perplessità, i loro dubbi. Insomma date modo agli altri di sentirsi partecipi e di sentire che ciò che vogliono comunicare conta. Se hanno timore, siate dei “buoni leader” e portateli senza che nemmeno se ne rendano conto ad esprimersi rafforzando in loro la coscenza che sono utili tanto chi li guida, conferendo così sicurezza e tranquillità generale.
Confrontatevi
Proponete pure la vostra idea come idea prevalente (ovviamente se siete gli autori di un’idea e se siete voi a pagare un progetto, se siete voi i proprietari dell’impresa e se siete voi a rischiare… non vi è nulla di male) ma entrate nell’ottica che non ha molto senso portare fino in fondo, e ad ogni costo, un’idea solo perchè si è i leader. Se qualcosa può essere migliorato ben venga. Se poi si è consci che un’idea proposta dal gruppo può esser valida ma la si ignora per rivendicare la propria autostima ed il proprio predominio, beh allora la strada per diventare dei leader validi è ancora lunga.
Non scaricate le vostre responsabilità sugli altri (specie sugli assenti)
Non fatevi forza chiamando in causa terzi che sono ignari delle vostre intenzioni ma fondatevi su vostre ragioni personali, solide, provate quasi al punto da essere incontrovertibili (ovvero ne dovete essere proprio certi) e poi apritevi all’idea che ciò non combaci con le altrui idee, impressioni, punti di vista. Apritevi quindi al dialogo ed al pensiero che, forse, anche se vi sentite dalla parte del giusto, potreste non stare agendo esattamente nel modo più giusto.
Riconoscete i ruoli
Ci sono persone che sono naturalmente portate per la leadership, altre che sono dotate di un innato talento nei rapporti umani e riescono a rappresentare egregiamente le sensazioni di un gruppo, di una collettività, di una massa o semplicemente di un’azienda. Altre ancora sono abili nelle questioni tecniche e non sono interessate alla gestione. Ci sono poi le persone con notevoli doti organizzative, altre che sono abili nel portare a compimento un incarico e finalizzano, altre ancora che hanno metodo nel risolvere i problemi o nell’affrontare difficoltà. Ognuno a modo suo è portato per qualcosa e sa fare o imparare a fare qualcosa meglio di atre cose e meglio di altre persone. E’ inutile che tenete in disparte una persona di cui avete riconosciuto le competenze, servirà solo a creare un nuovo concorrente, una nuova difficoltà per voi. Tenetele strette a voi le persone che dispongono di una qualche capacità. Fatelo però in modo sincero apprezzando chi avete davanti e non cercando solamente la sua utilità altrimenti costui/costei se ne accorgerà e migrerà prima o poi dove può sentirsi apprezzato/a.
Date un valore ai ruoli
Per fare un esempio, molti non si rendono conto di quanto sia importante la comptenza di una persona anche in ruoli considerati minori: saper fare una telefonata, sapere intrattenere un cliente, saper dare un appuntamento, saper fare l’imballo di un prodotto che verrà spedito all’estero e che potrebbe alterare i rapporti con un’azienda se il suo contenuto arrivasse danneggiato, sapere il materiale che occorre per fare un determinato lavoro, saper tenere un magazzino efficiente, saper effettuare una lavorazione su una materia prima, ecc. ha senza dubbio un’importanza analoga alla realtà che rappresentate (nella serie di articoli “Ordinari esempi di straordinaria incompetenza” credo di aver ben illustrato che aziende considerate “leader di un settore” possono tranquillamente essere mal gestite/organizzate senza nemmeno accorgersene. Questo per dire che ci sono ruoli spesso sottovalutati che, se fatti a dovere, hanno la stessa importanza del marchio che rappresentano. Certo non è quello che prepara un imballo che rischia i propri capitali nell’impresa e non può trarne gli stessi vantaggi di colui che ha dato vita ad una realtà mettendoci tutto sé stesso. Naturale. Però riconoscere l’importanza dei ruoli minori e avvalorarli debitamente rende migliore l’intera impresa e l’aria che tirerà sarà sicuramente più salubre (con tutte le conseguenze positive che questo comporta).
Ostentare la leadership o guadagnarsela?
Diciamoci la verità, non di rado si fantastica sul fascino di poter essere leader. Il problema è però che non ci possiamo autoproclamare leader. E’ chi ci sta intorno a sceglierci come tale perchè riconosce le nostre capacità, le nostre competenze e, fattore primario nella stragrande maggioranza dei casi, il nostro carisma. Essere leader non è così bello come si pensa, o meglio, essere un vero leader non è così bello come si pensa. Perchè? Perchè richiede un impegno superiore ai propri collaboratori ed al gruppo in generale, richiede responsabilità superiori, richiede la necessità di operare scelte e farsi carico delle conseguenze, comporta una dose di stress extra che alla lunga può ledere la qualità della propria vita, richiede severità e disciplina, la consapevolezza che si sta dando l’esempio (buono o meno che sia) e la consapevolezza che se anche una sola volta vi mostrerete dei giullari nessuno più vi seguirà o, nel peggiore dei casi, vi rispetterà. Come in ogni cosa, ci sono i vantaggi e ci sono gli svantaggi che alla lunga possono pesare. E’ per questo che un vero leader sa anche quando è il momento di “abdicare” e lasciare il posto a qualcuno più fresco, più evoluto, in grado di aggiornare o, se necessario, rivoluzionare i precedenti metodi. Essere troppo attaccati alla posizione di leader potrebbe nascondere degli interessi particolari, sostituire un leader con una figura diversa che fa riferimento sempre allo stesso, anche.
Conclusioni
In seguito alla vicenda menzionata nel primo articolo ho poi scoperto essere stato un bene il mio allontanamento dal progetto. La vicenda ha innescato una serie di conseguenze positive per me che, inizialmente, preso dal dissenso, non avevo colto. Ci sarà occasione di raccontarle in seguito con un articolo che spero si riveli per il lettore stimolante e con quel pizzico di provocazione qua è là che rende più arzilli e reattivi alle sollecitazioni.
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