Ti diranno di condividere: Pratici esempi concreti – 2

Rubrica: Spunti

Titolo o argomento: Condividere? Giustissimo, ma bisogna saperlo fare e tutelarsi
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Un pratico esempio concreto

Un simpaticone dall’aria accattivante, meglio se carismatico, potrebbe essere l’individuo adatto a raccontarvi qualche favola di troppo ad uno di quegli eventi che abbiamo introdotto in questa breve serie di articoli. Inizialmente potreste rimaner colpiti e riflettere interessati su quanto stia raccontando; successivamente potreste iniziare a nutrire qualche scetticismo. Dei fattori (ne parleremo debitamente in apposita sede) potrebbero farvi accendere una spia in testa, un segnale di allarme, di anomalia. Il tempo che intercorre tra il momento di attrazione verso il racconto ed il momento di repulsione (o di risveglio se vogliamo) varia da persona a persona. Alcuni addirittura non riescono a notare quando un’esperienza esposta può esser considerata veritiera o meno, oppure proprio non dispongono di strumenti utili di verifica. Al di là della credibilità dell’oratore, che si può scrutare durante il suo intervento, vi sono infatti: la possibilità di verificare fonti, la capacità di essersi creati a tempo debito dei contatti fidati che ci confermino se quanto ascoltato in conferenza corrisponda al vero o meno e tutta una serie di strumenti di cui si comincia a disporre quando le vostre collaborazioni iniziano ad estendersi, come nel nostro caso, a buona parte del mondo.

Il professionista che raccontava cose credibili ma non vere

Nello specifico il simpaticone che tra questi, in diversi anni, più mi ha colpito è stato un professionista operante nel settore edile che sosteneva di occuparsi di tantissime tecnologie fuorché di quelle destinate all’edilizia in quanto, diceva lui, quando andava dai suoi clienti si distraeva con la sua creatività inventando nuovi prodotti di cui costoro, diceva sempre lui, avrebbero potuto necessitare. Prodotti che sosteneva di realizzare puntualmente grazie ad enti, associazioni, intermediari vari presenti in sala il giorno della conferenza…
Vi dico subito perché ci stavo cascando anche io e poi vi racconto qualche ulteriore curioso dettaglio. Stava riuscendo a catturare la mia attenzione ed a farmi credere che la sua esperienza fosse reale per due semplici motivi, il primo, io mi sono rivisto in lui nel momento in cui sosteneva di saper fondere più tecnologie insieme (quindi una sorta di compatibilità con quella che è la vostra esperienza può, con molta probabilità, attrarvi); in secondo luogo il fatto che io sia riuscito a fare veramente ciò su cui lui (vedremo nel seguito) in realtà fantasticava, mi ha fatto semplicemente pensare che il racconto potesse essere vero perchè se ci sono riuscito io, cosa impedisce che ci riescano altri? Non cadremo mica nell’errore di sopravvalutarci?*

*Non si può aver la convinzione di esser gli unici ad aver avuto particolari intuizioni. Inoltre se ciò fosse realmente possibile sarebbe il monopolio assoluto in ogni attività. Invece il mondo è vario, la gente è varia, le situazioni si intrecciano con variegate trame e orditi ed è naturale che altri possano concepire logiche anche solo assomiglianti alle vostre.
Quindi se voi siete riusciti realmente nella vostra impresa, ed altri invece lo blaterano solo, il primo pensiero che può balenarvi, se siete salubri, è che sia quantomeno naturale e possibile che altri possano effettivamente aver fatto qualcosa di simile (ovviamente entro un certo limite).

Curiosi ulteriori dettagli

Interessato a quanto ascoltato dal professionista in sala, ma mai perfettamente certo fino alle dovute conferme, sono andato a verificare punto per punto la sua testimonianza. E’ venuto fuori che il tal professionista, guarda un po’, si occupa solo di edilizia e affatto d’altro; è venuto fuori che gli piacerebbe occuparsi d’altro ma non dispone delle competenze e della formazione necessaria; è venuto fuori che tra i suoi lavori ogni tanto propone dei prodotti che fanno scena ma che hanno nauseato la critica, pare infatti che abbia un debole per i monitor e che consideri tali prodotti come la tecnologia per eccellenza. In un suo progetto infatti ha dotato un’abitazione di qualcosa come 20 o 30 monitor sparsi per la casa al fine di avere informazioni sulla centrale domotica in ogni dove**. Chi ha visto da vicino il progetto ha affermato: “Quindi la casa del futuro sarebbe un luogo pieno di monitor?”. Ma soprattutto, cosa realmente preoccupante, è venuto fuori che lui non ha portato a termine alcuna invenzione, né tantomeno commercializzata tramite i riferimenti che stava promuovendo; tentava solo di dare impulso ad un atteggiamento, spronava (tramite testimonianze di elaborata fantasia) i presenti ad andare a raccontare le loro idee al tale ente, associazione o intermediario (come li abbiamo definiti nel primo articolo) affinché, a detta sua, coloro che avevano idee sarebbero stati in grado di realizzarle anche senza le competenze necessarie per farlo, grazie proprio ad una rete di aziende partner. Lui però non l’ha mai fatto ed il raccontare favole serviva probabilmente a far credere il contrario.

**Forse non si è accorto che non è necessario fare decine di tracce nei muri di casa trasformandola in una groviera, non è necessario realizzare complicati e costosi impianti elettrici, non è necessario aumentare i consumi energetici, il fastidio per gli occhi, spendere giornate a correggere l’illuminazione dei luoghi in cui sono presenti troppi monitor… Basta un semplice tablet (o un piccolo notebook) ed il wi-fi per portarsi tutte le info sulla centrale domotica in giro per casa e con una spesa irrisoria. Perdonate la mia severità ma anche io, che non contemplo allo spasmo i moderni gadget digitali di consumo, ne vedo la loro utilità quando realmente servono.

Un umile consiglio

Ogni giorno miliardi di persone su questo pianeta hanno idee. Se anche solo una parte di loro potesse realmente realizzarle senza competenze, sarebbe il caos. Come si possono all’origine concepire prodotti per il grande pubblico, magari piuttosto complessi e articolati, senza competenze? Fintantoché l’oggetto è pratico e semplice*** allora è sufficiente la propria esperienza e un’intuizione, ma quando si tratta di concepire sin dall’inizio qualcosa che richiede pratica sul campo, conoscenza dei potenziali utenti, convenienza di produzione, tecniche di produzione esistenti e future, tecniche alternative che si possono adottare sperimentando con numerosi test, prototipi, il funzionamento di un hardware sofisticato, ecc., come si fa ad aver così tante cose chiare senza disporre di competenze? Come si può finire con il ricavarne un profitto se si è studiato nulla e si è fornito solo uno spunto affinché terzi, già attrezzati e formati, procedessero con l’operazione a loro “ragionevole” vantaggio?

***Mi viene sempre in mente l’esempio del trolley in quanto trattasi del genere di invenzione che si fa da soli senza particolari competenze ma, attenzione, anche senza rivolgersi ad altri… è sufficiente che colleghi “da solo” le ruote ad una valigia, completi il prototipo e lo brevetti. Fine della storia. Ma quante volte è così semplice?

Pretendete la formazione prima di tutto

Se invece si acquisiscono le competenze ecco che la vostra figura diventa di rilievo all’interno dell’intera operazione, ecco che siete voi a condurre, a decidere a chi affidarvi, a scegliere i vostri collaboratori, a rischiare ed a trarre benefici in caso di successo. Non svendete troppo facilmente idee vostre, frutto delle vostre sinapsi e della vostra genialità, a chi vi userà per accrescere il proprio prestigio; perchè costui sarebbe in realtà legittimato a farlo (è tutto legale) mentre voi sareste semplicemente coloro che non hanno avuto sufficiente formazione né competenze. Pretendete di essere formati, fate qualche sforzo in più, sacrificatevi; è quello che faccio io ogni giorno per realizzare le mie idee e… molte volte non basta, molte volte è necessario applicarsi anche di più dell’umano per provare soddisfazioni fuori dal consueto.

Continua…

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