L’algoritmo del cuculo

Rubrica: Metodi. Alternative lifestyles, work and study
Titolo o argomento: Fenomeni “asocial”

L’uccello denominato Cuculo (della famiglia del Cuculidae) nessun legame significativo ha con quanto verrà espresso in questo articolo se non un’assonanza del suo nome con quella di un altro termine più colorito. Tale espressione è stata adottata durante un convegno reso noto da un altrettanto noto comico italiano per via dei discorsi diversamente logici espressi. Se dopo questa breve ed atipica introduzione siete confusi, non vi biasimo… se siete anche incuriositi procedete pure con la lettura. E’ interessante.

Sminuire il problema

Sovente se parlate con qualcuno di un vostro problema costui tenderà a sminuire, a sdrammatizzare ed a chiudere il discorso il prima possibile passando ad altro o esordendo con frasi fatte. Risultato, non avrà capito nulla di ciò che stavate dicendo e nemmeno gli sarà interessato saperlo. Alcuni oratori, portatori di teorie discutibili, sostengono ai loro convegni che parlare dei propri problemi allontana la gente e che quindi questo non va mai fatto se si vuole aver successo. Castroneria a mio avviso assoluta e non costruttiva. Evitare di parlare di un problema è un comportamento che permette solo di far diffondere maggiormente il problema stesso prima che questo venga in qualche modo recepito e affrontato dalla collettività. Ritardare la comprensione e la risoluzione di un problema serve prevalentemente per mantenere un certo disordine talvolta sociale, talvolta economico. Insomma, finché non sapete come difendervi da un comportamento opportunistico, l’opportunista potrà continuare ad alimentare i suoi profitti.

Vergogna e timori complici della chiusura in sé

Oggi la gente tende persino a non raccontare i “bidoni” che prende, da un semplice sottocosto di materiale di seconda scelta ad un pseudo-affare immobiliare. Lo fa per vergogna, per paura dei giudizi, per timore di essere classificata in malo modo, definita tonta. Invece cadere in un “tranello” è umano, ci può cadere l’ignara signora Maria così come un genio in buona fede. E’ semplicemente umano. “La soluzione non sta nel non parlarne, la soluzione sta nell’essere capaci di parlarne nel modo giusto”. Parlarne aiuta la lineare diffusione di una sorta di vaccino alla tal fregatura. Parlarne aiuta il sistema immunitario economico-sociale di una città, una regione, un’intera nazione. L’attuale superficialità nei rapporti porta quasi sempre le persone che hanno ignorato un problema ad averlo comunque prima o poi, non di rado persino in forma ulteriormente aggravata. Spesso particolari problemi quali truffe o comportamenti opportunistici, riescono a dilagare perchè la gente non ne parla con il timore di fare una pessima figura o, peggio, di essere considerata negativa, persino polemica ed essere allontanata dalla “folla”, dal “mi piace”, dall’ “amico” o dal “follower”.

L’individualismo dell’italiano

In effetti ci sono luoghi dove questo fenomeno esiste e si fa sentire. Per esempio la provincia dove vivo possiede endemicamente questa peculiarità (anche se questo non vuol dire che sono proprio tutti cosi, più che altro una fetta non trascurabile) secondo la quale si viene elegantemente emarginati da un gruppo se si espone un problema in cerca di un accenno di umanità. Inizialmente si prova a parlare e si può semplicemente esser sminuiti. Ben presto poi ci si accorge dell’individualismo italiano, si genera una sorta di imbarazzo, nessuno è capace di offrire il suo sostegno se non quei rari e preziosi amici più intimi (oggi considerati specie protetta in via d’estinzione) che oltretutto, con i tempi che corrono, potrebbero essersi trasferiti altrove, magari dall’altra parte del mondo. Così te la devi cavare da solo con il sovrappeso della singolarità. Parlare di un problema non è “in”, non è “cool”, non è “fashion”, non è “glam”… non è di “moda” mai. Un mio amico, Stefano, che affronta con piacere questo tipo di temi, mi ha spiegato, essendo un educatore di professione, che questi comportamenti scaturiscono dalla “paura”, paura di rimaner fregati dall’altrui problema, paura di rimaner coinvolti dall’altrui problema, paura di venir contaminati. La specie animale, l’uomo compreso, per natura ha paura di ciò che non conosce.

I problemi si cibano di menefreghismo

C’è però un rovescio della medaglia piuttosto consistente. Quando determinati problemi poi incombono su coloro che vi sminuivano, ignoravano, emarginavano, ecco che il colpo è più intenso, improvviso ed a freddo causa necessariamente una frantumazione da fragilità che può portare a capire (ma non è detto, l’ottusità è sempre fertile) che se si fosse ascoltato, si fosse stati vicini, si fosse realmente condiviso un supporto morale, si fosse anche imparato dai problemi altrui, dai racconti altrui, dalle esperienze altrui, forse non ci si troverebbe immersi in un disastro a senso unico e senza sbocco dal quale ormai non si può più uscire.

L’importanza di un semplice comportamento: ascoltare, sostenere e condividere

Molti sono coloro i quali, in oltre 1300 articoli, mi hanno chiesto dove avessi tratto così tanti spunti per innumerevoli argomentazioni nonostante la mia giovane età. Non ci sono trucchi o segreti, c’è la semplice voglia di ascoltare, il desiderio di capire. Fin da piccolo ho avuto la fortuna di incontrare migliaia e migliaia di persone grazie ai lavori di cui si occupavano i miei familiari più vicini e ascoltare tutte le loro storie. In principio non ne avevo nemmeno voglia, devo essere onesto. Ero bambino e mi interessavo solo del gioco che stavo facendo, degli amici, della bicicletta, del pallone, dei posti che esploravo tra i campi dove mi riempivo di terra. Ma poi si cresce e non si può tentare in tutti i modi di far finta che ciò non sia avvenuto. A volte poi, lo ammetto, certe situazioni sono davvero pesanti e vorrei non ascoltarle. E’ normale staccare anche la spina di tanto in tanto, tapparsi le orecchie e lasciar scorrere tutto così com’è. Non possiamo assorbire le situazioni che provengono da ogni direzione e farle nostre specie se non si tratta di rapporti intimi o che in un modo o nell’altro ci circondano e ci coinvolgono direttamente, altrimenti la vita diventa impossibile così come il continuare ad essere ottimisti o in qualche modo positivi. Ognuno dovrebbe curarsi semplicemente di ciò che lo circonda da vicino, questo genererebbe una reale connessione proprio come una struttura geodetica fatta di esagoni e pentagoni. Ogni giunto si occupa dei tubolari che ha intorno e li sostiene; se tutti i giunti fanno il loro dovere, la struttura sta su e si erge robusta e affidabile. Ma se uno o più giunti non vanno, ecco che la struttura inizia a traballare e rischia il collasso.

Logiche a confronto

Quando qualcuno mi parla di un problema io cerco subito di ascoltare, fare domande, interessarmi, conscio che molto probabilmente io non potrò risolvere quel problema ma potrò da un lato “esserci” (che per l’uomo si trasforma già in un sollievo) e dall’altro capirne le dinamiche al fine di trarne un’esperienza utile per me e per gli altri. Di seguito vi propongo alcuni semplici schemi per altrettanto semplici confronti.

Algoritmo del cuculo: non parlare dei tuoi problemi -> sei visto così più positivo -> la gente ti sta intorno -> hai successo.

Algoritmo del cuculo comprensivo dei retroscena: non parlare dei tuoi problemi -> sei visto così più positivo -> sei solo in mezzo alla folla -> il problema prende il sopravvento su di te e ti logora -> il problema cresce e si espande principalmente verso chi lo ignora (la folla non conosce il problema, la folla cade nello stesso problema) -> il finale è preannunciato e l’opportunismo di terzi ha strada più libera.

Algoritmo razionale: parla dei tuoi problemi nella misura dovuta -> le persone non idonee si allontaneranno da te -> le persone di valore ascolteranno quanto hai da dire e impareranno in cambio del sostegno -> le persone di valore eviteranno di cadere nello stesso problema -> lo stare vicino ad una persona ti avrà ripagato con esperienza che in molti casi può fare la vera differenza -> la collettività affronta nuovi problemi, invece di rimaner ferma agli stessi, e si evolve.

Precisazione

Ovviamente questo non significa che si deve persistentemente ossessionare l’esistenza di chiunque piangendo miseria. E’ sufficiente un solo allarme per far recepire il vostro segnale a chi ha orecchie per ascoltare. Dall’altra parte invece non significa che ci si debba trasformare in avvoltoi pettegoli a caccia di prede da commiserare per sentirsi migliori e più felici a scapito di…, oppure stare vicino a qualcuno per trarne dei vantaggi personali. Si tratta sempre di trovare un equilibrio umano la cui legge è molto semplice: Come vorreste che si comportassero gli altri intorno a voi se qualcosa di insolito vi capitasse? Ecco basta questo. Significa semplicemente che quando un vostro amico, conoscente, collega vi viene a raccontare qualcosa che lo turba, allarma o appesantisce, voi potreste essere più disponibili sapendo che la moneta per voi sarà l’esperienza e l’affetto di una persona. E’ così che le cose poi vanno in modo positivo. Sicuramente non ignorandole fingendo che non ci siano, questo è davvero un insegnamento pessimo.

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Ognuno dovrebbe curarsi semplicemente di ciò che lo circonda da vicino, questo genererebbe
una reale connessione proprio come una struttura geodetica fatta di esagoni e pentagoni.
Ogni giunto si occupa dei tubolari che ha intorno e li sostiene; se tutti i giunti fanno il loro dovere,
la struttura sta su e si erge robusta e affidabile. Ma se uno o più giunti non vanno, ecco che la
struttura inizia a traballare e rischia il collasso.
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