Stiamo disimparando il rispetto per il mestiere: 4 casi da tenere d’occhio – Caso 2

Rubrica: Così è la vita

Titolo o argomento: Chi sa fare sa apprezzare, chi riesce a capire sa apprezzare, chi non conosce e non capisce troppo facilmente beffeggia

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La tipa che, una volta scoperto da te qual è il problema tecnico, non vuol pagare

La protagonista di questo esempio è risalente anch’essa ad un caso reale il quale, nello specifico, ha stimolato la scrittura di questo post per un’accentuazione decisamente pronunciata dei tratti che lo definiscono.  Questo caso è rappresentativo di un fenomeno tutt’altro che isolato, alimentato ormai da una comunità di individui non trascurabile ai quali il tecnico, il libero professionista e l’artigiano, in particolar modo, sono esposti.

Il soggetto in esame richiede un’assistenza tecnica di un bene di consumo. Al telefono si presenta cordiale ma con una nota d’ansia di cui è bene tenere conto. Fissa un appuntamento, è disponibile ma cerca di anticipare la diagnosi e dichiara apertamente quale, a suo avviso, è il problema tecnico del prodotto. In questo caso specifico sostiene che una scheda elettronica abbia cessato di funzionare ed andrebbe sostituita.

Rimandando il verdetto finale ad un’attenta analisi si viene a scoprire che il problema è in realtà ben più semplice. A monte, infatti, la scheda elettronica del dato caso, non funziona per l’assenza di alimentazione elettrica provocata dall’interruzione di un cavo elettrico. Ben venga quindi, in seguito ad un’attenta ed onesta analisi, un problema che all’apparenza risultava complicato e particolarmente dispendioso, si riduce al semplice riallacciamento di un cavo elettrico mediante opportuno ricablaggio.

La prima anomalia

Ed ecco che si manifesta la prima anomalia. La soggetta in questione, scoprendo che non si tratta della scheda, non sembra apprezzare minimamente l’onestà del tecnico e, anzi, lo riprende con irrazionale ed inflessibile severità sostenendo che l’intervento è stato inutile. Il tecnico mortificato sostiene che se egli fosse stato un poco di buono avrebbe potuto ingannarla agevolmente, sostituire una scheda che non andava sostituita (perché sana), guadagnare di più ai suoi danni facendo perno sulle sue ostinazioni, nonché sulla sua assodata ignoranza in materia, ed evitando un rimprovero il quale, per assurdo, in caso di imbroglio, si sarebbe risparmiato.

La seconda anomalia

La seconda anomalia è rappresentata dal fatto che, se si fosse sostituita la parte ipotizzata dalla cliente, si sarebbe alimentato il suo orgoglio entrando nelle sue grazie ed ella avrebbe speso di buon grado cifre di ben tre o quattro volte superiori. Follia completa.

La terza anomalia

La terza ed ultima anomalia riscontrata risiede nell’avversione della cliente di voler pagare l’intervento, seppur economico, che ha risolto il problema tecnico del prodotto a seguito del ripristino del collegamento di un filo. Le parole, sconvolgenti, sono state: “Eh, se sapevo che bastava ricollegare un filo… me lo facevo da sola!”.

Come a voler dire che l’intervento del tecnico è risultato inutile. Ma questo non è palesemente vero in quanto la cliente, oltre a non sapere effettuare l’intervento tecnico, non dispone delle conoscenze teoriche e tecniche per rilevare quale sia il guasto.

A posteriori tutto è facile

A posteriori è tutto facile, la difficoltà sta nel trovare, in prima analisi, una persona onesta, in seconda analisi una persona competente che conosce il prodotto e tiene conto solo parzialmente delle ipotesi di un cliente perché ad esso antepone la propria esperienza di tecnico anziché influenze irrazionali e disorientanti (un po’ come accade dal medico quando i pazienti più snervanti si presentano con la diagnosi -magari letta su internet-).

La questione centrale risiede nel fatto che la difficoltà non è ricollegare il filo, la difficoltà è scoprire che c’è un filo da ricollegare. Per meglio comprendere, se leggiamo circa una scoperta scientifica tra quelle più a portata d’uomo, o di un metodo matematico accessibile anche ai non-matematici oppure, ancora, veniamo a sapere come funziona un semplice dispositivo tecnologico che tanto successo ha riscontrato, spesso pensiamo che ci potevamo arrivare anche noi. Però, il fatto che così non è stato, dimostra quanto in realtà sia complicato e quante conoscenze di base comporti, il saper raggiungere soluzioni “semplici”.

Non è semplice

Einstein lo diceva sempre e non so in quanti articoli ormai ho citato le sue parole: “Ogni cosa dovrebbe esser fatta nel modo più semplice, ma non è semplice”.

Continua…

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