Realizzare un progetto innovativo. Fondamentale viaggiare dal prodotto teorico al prodotto reale passando per la protezione delle idee

Rubrica: Ingegneria e Motorsport | Le domande dei lettori

Titolo o argomento: Come realizzare un progetto innovativo

Rispondendo a: Emanuele

Emanuele scrive: Buongiorno, mi presento, mi chiamo Emanuele, ho 21 anni e sono uno studente di Ingegneria del Veicolo all’università di Modena, meccanico in pista per Ducati (spero di passare ad auto al più presto) e grandissimo appassionato di motori, in particolare del mondo automobilistico. Quest’anno, a Novembre, inizierò a frequentare un corso per diventare ingegnere di auto da corsa e sto cercando i migliori modi per “portarmi avanti”, oltre che nutrire la mia passione, che altrimenti mi divorerebbe giorno per giorno.

Tra diversi libri, diventati i miei preferiti per la semplicità o completezza, molti video sul web di meccanici, o lezioni universitarie sulla costruzione dei veicoli e svariati siti web, ho trovato il vostro sito, che ho reputato una miniera d’oro, e mi piacerebbe, anzi amerei leggere gli articoli sui test o sulle regolazioni, in particolare quelli sul setup.

Ho in mente da molto tempo un progetto, che potrebbe “cambiare” o avere un impatto positivo nel mondo del motorsport, ma credo che se lo proponessi a case automobilistiche o scuderie, potrebbe essere “rubato” facilmente.
Secondo la tua conoscenza/esperienza, potrei proporre solo con prove scritte (e-mail o documenti controfirmati) questo progetto, assicurandomi che legalmente sia di mia proprietà intellettuale? Mi servirebbe un brevetto in ogni caso per tutelarmi? Ti ringrazio molto se mi risponderai poiché è un problema a cui non trovo soluzione.

Accordi di riservatezza e Brevetti

Gentile Emanuele è fondamentale (fondamentalissimo) che tu protegga la tua idea. Gli accordi di riservatezza, firmati e controfirmati con le figure alle quali proponi le tue idee, non proteggono realmente in quanto non impediscono ad un tuo concorrente di sognarsi la notte la stessa idea. Ovviamente non è così, si ispirano alla tua, ma nulla vieta in sede giudiziaria di sostenere che semplicemente si è avuta la medesima idea (o molto simile o un’evoluzione conseguente alle tue proposte).
Anche il brevetto può essere anti-intuitivamente sfavorevole se non è preso nel modo corretto. Proteggendo l’idea solo in Italia fai sì che i paesi stranieri, che controllano giornalmente le registrazioni nel nostro paese, possano realizzare la medesima idea nei loro paesi (puoi già immaginare di chi si tratta, in particolar modo i cosidetti “mercati emergenti”). Ad ogni modo è utile proteggere in Italia, in Europa, in India, in Cina, negli Stati Uniti ed in tutti i luoghi in cui un tecnico esperto ed affidabile in materia di brevetti ti suggerirà (si stanno aggiungendo paesi che mai immagineresti, per questo è fondamentale il supporto di esperti).
Il costo, a seconda di dove, cosa e quanto proteggi (ovvero il livello multiplo di protezione che dai al tuo progetto non solo nell’idea centrale ma anche nelle piccole possibili varianti funzionali), può essere tranquillamente di diverse decine di migliaia d’Euro e rimane valido 20 anni (i marchi, invece, rimangono registrati 10 anni con possibilità di rinnovo solo se effettui tale rinnovo con un anticipo temporale predeterminato -durante l’ottavo anno o entro un limite del nono- ma ogni cosa che ti scrivo va debitamente accertata perché sussistono cambiamenti ed aggiornamenti che possono essere fatali).

Il consiglio che ti offro necessita di una piccola prefazione

Da appassionato il consiglio che ti offro, per vincere sul sistema impervio della competizione moderna (sebbene anche la storia ce lo confermi già dai secoli in cui ci accingevamo a raggiungere la prima rivoluzione industriale), è quello di non dire nulla a nessuno (nemmeno alle persone più insospettabili) perché, pur non volendo, pur in buona fede, una volta che ti ascoltano sono neurologicamente influenzate da quanto gli hai detto e, inconsciamente, potrebbero applicare la logica che gli hai esposto in altri ambiti vanificando i tuoi sforzi. Le persone migliori, quando presenti, sono sempre i propri genitori. Puoi fare affidamento su di loro nella vita, anche solo per un dialogo di confronto di esperienze (anche se ti fanno esempi che apparentemente non c’entrano nulla), qualunque siano le complicazioni che hai tu, che hanno loro ed i limiti culturali nonché naturali di comprensione che ogni persona ha. Potrebbero non capire nulla di cosa gli stai parlando ma un dialogo potrebbe farti ragionare su cose che avevi latenti nella mente. Insomma, dai genitori puoi non ricevere risposte ma stimoli e consigli che sono estremamente utili specie nell’età delle scuole superiori e delle prime esperienze universitarie e post universitarie. Anche nonni o zii vicini che son stati chiamati dalla vita a sostituire genitori possono rappresentare l’interlocutore ideale con cui parlare per portare a galla ciò che di dormiente, in realtà, è già in noi.

Un conto è proteggere la Teoria, un conto è proteggere un progetto compiuto

Il mio consiglio è quello di realizzare autonomamente (ed in gran segreto) la propria idea fino ad esser pronto ad immetterla sul mercato e, poco prima, proteggerla debitamente. Il 100% delle persone che ho conosciuto che hanno proposto idee, al solo livello teorico, le hanno perse tutte. Chi invece le ha prima realizzate e protette, fasandosi con l’ingresso sul mercato, ha tratto i benefici migliori. La sorpresa è tutto. Le aziende vanno veloci; possono realizzare un’idea in poche settimane (non occorrono più anni), dispongono di numerosi sturmenti ma, guarda il caso, soffrono di penùria di idee… e ne hanno fame.

Innovazione o naturale evoluzione? Un rapido esempio

Attenzione però alle idee che rappresentano evoluzioni naturali di una soluzione. Esempio: la Ferrari F1 introduce nel 1989 il cambio al volante. Bene. Ora è naturale aspettarsi che tutte le scuderie porteranno naturali miglioramenti, con vari dispositivi sempre più affidabili, ai tempi di cambiata. Un conto quindi è essere l’autore del cambio al volante (prima non c’era) un conto è proporre una naturale evoluzione a cui, prima o dopo, arriveranno tutti. In quest’ultimo caso vige la regola della velocità di immissione sul mercato che però richiede team di lavoro esclusivi, strutture e attrezzature notevoli. Ed anche disponendo di tutto questo esistono pur sempre errori, comportamenti non regolari di avversari, personale che si comporta da opportunista se nel contratto non gli hai messo delle severe penali…
E’ un mondo infinito.

Ricapitolando, predisponi una realtà che utilizzi i tuoi personali metodi per compiere cicli come questi o le loro varianti appositamente studiate

.: Progetta la tua idea
.: Costruiscila
.: Usala davvero e verificala
.: Studia come si comporta
.: Rompila
.: Migliorala
.: Rompila di nuovo
.: Migliorala ulteriormente
.: Brevettala o preserva il Know How (segreti industriali su come ci riesci)
.: Vai sul mercato subito dopo le conferme di brevetto

! Nota

C’è un lag tra le conferme di brevetto a livello nazionale e la possibilità di richiedere il brevetto a livello internazionale. Per questo ci vogliono grandi esperti a cui affidarsi. Cerca di fare la conoscenza di imprenditori self made man che hanno brevettato in più occasioni e che possono fornirti la loro esperienza cosicché tu non commetta i loro stessi errori (ma sicuramente se ne commettono di nuovi).

!! Nota

Prova a brevettare prima un’idea minore per un giro di rodaggio.
Scoprirai quanto sia costoso il mondo della tecnica e quanto sia competitivo.

!!! Nota

Tra protezione di un Brevetto e la protezione del Know How ci sono importanti distinzioni. Ad esempio la protezione del Know How non richiede spese in brevetti ma la studio e la dotazione di sistemi, frutto del proprio genio creativo, utili a mantenere segreti ad esempio metodi per ottenere un particolare prodotto o per risolvere specifici problemi. In fondo a questo articolo, nei “Link a tema” vi sono utili approfondimenti a tal proposito.

Il segreto è sempre quello di imparare a fare da soli

Il segreto è sempre quello di imparare a fare da soli, non deve trapelare nulla. Io personalmente ho delle persone addosso da molti anni: concorrenti, realtà di innovazione minori che bramano continuamente altrui progetti (per portarli ad un binario morto, su richiesta di concorrenti puntualmente scoperti, oppure per svenderli pensando ad avere tutto quel che si può subito così da passare al prossimo nel totale disinteresse per ogni singolo progetto), incubatori e startupper di tipo opportunistico mossi dal solo interesse di mettere le mani sui fondi destinati agli innovatori facendo leva su ragazzi inesperti che gli passano sotto… la lista è lunga.

Proteggiti. Studia i tuoi sistemi

Anni fa, prima che prendessi provvedimenti, mi hanno hackerato i computer, i server, le amicizie, sono entrati nelle mie proprietà (attacchi a forza bruta) con le scuse più sciocche pensando che non me ne accorgessi, hanno cercato i miei collaboratori, i miei eventuali finanziatori, si sono messi in mezzo per farmi perdere l’acquisto di particolari strutture di tipo industriale (l’azione legale relativa a quest’ultimo punto sarà oggetto di una rubrica a cui sto lavorando contenente numerosi consigli per arrivare più preparati a scongiurare simili eventi) e si sono presi tante brighe pensando “È solo un ragazzo, adesso lo freghiamo”…
Hanno fatto di tutto per tentare di rubare ciò che non è loro. Non sempre per denaro, spesso anche per l’invidia che non fosse loro figlio ad aver avuto determinate qualità o capacità. L’invidia è capace di trasformare le persone in zombie affamati di “cervelli” (non trovo un esempio che calzi di più).

Proteggiti. Evita gli uomini dagli scopi frivoli

Per quale scopo poi? Quando non è l’invidia è un altro comportamento basico o la combinazione dei due: arricchirsi di denaro che non sanno utilizzare, per comprarsi oggetti che fanno il monaco. Li ho visti vendersi e svendersi per poter possedere un’automobile nuova più prestigiosa che dia più importanza (“L’ambire troppo agli onori è chiaro sitnomo di meritarli poco” lessi 22 anni fa su una proverbiale bustina di zucchero), una barca che faccia più scena per la loro immagine (ammissione fattami da un’opportunista che alla fine parlò sostenendo che, con la barca che avrebbe comprato se i piani fossero andati come lui voleva, avrebbe potuto sembrare un uomo di successo e avrebbe “catturato” più clienti) e tutto quel che puoi racchiudere in questo insieme di definizione.

Dentro sono persone vuote, non hanno lumi, non hanno passioni, gli occhi sono spenti, non hanno scintille, sono annoiate, con famiglie trascurate, una vita di apparenze e la soglia di depressione sempre lì, ad un passo, perché guardano le persone appassionate e si chiedono “Come diamine fanno?!?” e le invidiano cercando di esser migliori di loro attraverso quel che potrebbero far sembrare o quel che potrebbero impedire di far realizzare tramite le loro leve del potere. Anche di questi aspetti parleremo approfonditamente nella rubrica che poco sopra menzionavo e che racconterà nel dettaglio, con singolari spiegazioni, quel che mi è accaduto negli ultimi due anni. Questo paese è oltremodo formativo…

Li ho visti finire tutti male, con il tempo. E forse è accaduto proprio perché non me ne importa nulla, perché mi piace pensare all’Uomo nella sua accezione più elevata, perché mi appassionano le virtù delle persone di buona volontà. Le persone di cui ad esempio si circondarono Uomini come Enzo Ferrari, Adriano Olivetti, Enrico Mattei… abbiamo una lunghissima lista in Italia se si desidera studiare la Storia della Potenza Prestigiosa che abbiamo rappresentato.

Cautelarsi richiede una porzione consistente dei tuoi sforzi

Per fortuna gli opportunisti non hanno avuto la meglio nelle mie vicende e in quelle di molte altre persone che ho avuto piacere di conoscere, ma cautelarsi richiede risorse, tempo, energia, impegno, caparbietà, esperienza, imparare il più possibile ogni volta che se ne presenta l’occasione. Realizzare affascinanti progetti richiede sacrificio. A qualcosa si deve pur rinunciare, è la prassi nella vita, son compromessi, ma quel che otterrai, grazie a questo, avrà per te un valore enorme e ti darà soddisfazioni altrettanto enormi e le energie rinnovate per goderne appieno.

Un lieto fine possibile

Quindi il lieto fine è possibile ma richiede di studiare sempre con la perseveranza e la pazienza incrollabile di una goccia d’acqua che scava la pietra. Richiede di fare qualcosa perché ti piace, per andare oltre, studiare anche cose che sembrano non avere nulla a che fare con il tema principale perché se sei esperto solo dell’idea tecnica difficilmente verrà realizzata. Bisogna conoscere l’economia, le banche, i comportamenti del mondo dell’impresa, la natura umana, i casi pregressi della storia nel tale settore e, perché no, anche in altri settori. Non si finisce mai. Però, se ti piace, ce la fai.

Fai esperienza e fai come se…

Fai esperienza partendo da cose minori, preserva la tua idea migliore, diventa capace di realizzarla nelle parti fondamentali anche da solo, arriva fino al prodotto finito funzionale ed utilizzabile. Usalo, vivilo, rompilo, ragiona in più dimensioni, ragiona come fossi l’utilizzatore tipo, l’utilizzatore esigente, quello che deve contraddire, quello detrattore, scegli cosa e per chi vuoi produrre e lascia perdere gli altri. Il tuo prodotto non è per tutti. Trova le persone giuste ideali per la tua proposta singolare.

Ci vorrà il tempo. In Italia non si dà molto credito ai giovani. Siamo l’opposto degli Stati Uniti, lì vai e tiri da bestia… qui se non ti vedono qualche pelo di barba che inizia a diventare bianca nemmeno ti ascoltano (salvo rari casi).

Buona giornata, Raffaele Berardi : )

Link a tema
(link non attivi, copia e incolla sul tuo browser per visitarli)

Rapporti tra Know How e Brevetti
https://brevettinews.it/brevetti/rapporti-tra-know-e-brevetto/

Brevetto
https://www.sib.it/brevetti/approfondimenti-invenzioni/brevetto/

Brevetto italiano
https://www.sib.it/brevetti/approfondimenti-invenzioni/brevetto/brevetto-italiano-ufficio-italiano-brevetti-e-marchi/

Brevetto europeo
https://www.sib.it/brevetti/approfondimenti-invenzioni/brevetto/brevetto-europeo/

Brevetto unitario
https://www.sib.it/brevetti/approfondimenti-invenzioni/brevetto/brevetto-unitario/

Domanda di brevetto internazionale PCT
https://www.sib.it/brevetti/approfondimenti-invenzioni/brevetto/domanda-di-brevetto-internazionale-pct/

Uscire dalla giurisdizione del TUB (Tribunale Unificato Brevetti)
https://www.sib.it/difesa-dei-diritti/tribunale-unificato-dei-brevetti-informazioni/uscire-dalla-giurisdizione-del-tub/

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Ti diranno di condividere: Conclusioni

Rubrica: Spunti

Titolo o argomento: Condividere? Giustissimo, ma bisogna saperlo fare e tutelarsi
Questo articolo segue da:
Vedi i “link correlati” riportati in basso.

Conclusioni

La condivisione è utile, fondamentale, sostanziale se si desidera fare dei passi produttivi in un periodo storico come quello contemporaneo. Ma la condivisione e la partecipazione non andrebbero fatte con chi, ascoltandoti anche solo pochi minuti, da oggi stesso potrà realizzare la tua idea facendo a meno di te, modificando il giorno stesso linee di produzione, progetti già in cantiere e piani di impresa discussi costantemente dalle equipe proprie o da quelle di aziende partner tenute costantemente informate sulle novità.
Allo stesso modo la condivisione, la partecipazione e qualunque marchingegno n.0 (enne punto zero) che verrà, non andrebbero attuati con chi crea le condizioni per un suo successo in caso di esito positivo e di un tuo fallimento in caso di esito negativo. Se si rischia, si rischia insieme, si rischia alla pari e si divide equamente. E se non si rischia alla pari, perchè le condizioni sono differenti, chi più rischia più deve trarre beneficio e non il contrario. Non vedo altre vie anche perchè, dietro la trasparenza dell’onestà, è assai improbabile che possa nascondersi qualcos’altro. La condivisione è utile a realizzare un tuo progetto se la metti in atto con persone che hanno bisogno di te tanto quanto tu hai bisogno di loro (colleghi di studio in gamba, colleghi di lavoro fidati, conoscenti seri e affidabili che finanziano in piccolo le tue idee*, professionisti di spessore etico e formativo).

*In piccolo sì. Se hai bisogno di grossi budget per realizzare la tua idea è molto probabile che questa sia da rivedere. Le idee migliori sono quelle più semplici, si realizzano facilmente, costano relativamente poco (in relazione al settore di riferimento) e piacciono molto alla “folla”. Credete sia costato molto costruire il primo prototipo di valigia con le ruote (il primo trolley)?

E, come abbiamo scritto in diversi altri articoli sul tema, se non hai colleghi preparati a dovere o se non riesci a trovarli e preferisci procedere da solo ma necessiti comunque del contributo di terzi, di partecipazione, di condivisione di competenze, allora ricorda la buon vecchia regola di realizzare un progetto di 10 pezzi affidando la costruzione/lavorazione di ogni singolo pezzo a 10 diverse aziende che non siano collegate tra loro, che non si riuniscano dietro gli stessi tavoli e che non partecipino alle stesse attività (partnership). Inoltre ricorda di non dire, ad ognuno di loro, a cosa serve quel singolo pezzo, dove va montato e perchè. Ma questo richiederà una preparazione extra da parte tua, dovrai sapere bene come si realizza quel dato pezzo, che trattamenti richiede, che finiture, che materiali, che dimensionamenti… se poi non avrai il macchinario per realizzarlo, non sarà affatto un limite. A te infine il divertimento di assemblare le parti dando forma al tuo assieme e scoprire che, probabilmente, (per me è ormai routine) c’è sempre l’errore, l’incompatibilità, l’imprevisto, la novità, per cui qualcosa potrebbe necessitare una revisione, essere aggiornato o, addirittura, riprogettato. Ma, tranquillo, fa parte del gioco, del “tuo” gioco.

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Incubare, avviare, startappare… Parte 2 – Il manuale non esiste
Incubare, avviare, startappare… Parte 3 – Manie di grandezza
Incubare, avviare, startappare… Parte 4 – Ossessioni. + VIGNETTA

Ancora questionari sull’imprenditoria giovanile… 1 – Innovazione
Ancora questionari sull’imprenditoria giovanile… 2 – Problema endemico
Ancora questionari sull’imprenditoria… 3 – La mia esperienza con gli incubatori

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Image’s copyright: Ken Schulze – www.grabcad.com/ken.schulze

Ti diranno di condividere

Rubrica: Spunti

Titolo o argomento: Condividere? Giustissimo, ma bisogna saperlo fare e tutelarsi
Chi ti dirà di condividere?

Gli stessi uomini attualmente “gravitanti” attorno ad aziende che in passato hanno avuto fortuna grazie al genio di una persona la quale, singolarmente o con un piccolo team di fidati, è riuscita a realizzare i propri progetti*, oggi ti diranno che c’è bisogno della folla (crowd), della partecipazione e della condivisione di idee perchè da solo non puoi far nulla. Gli stessi che oggi sono forti per aver fatto l’esatto opposto. Gli stessi che oggi sono carenti di idee e vedono spegnersi aziende che hanno fatto il loro tempo ed hanno bisogno che tu fornisca nuova linfa con un modo semplice, regolare, legale e legittimato dalle tendenze in voga sul web. Gli stessi che non vogliono assumere i giovani ma che senza di essi sono inermi perchè, nonostante costose consulenze, non sanno come è cambiato il mondo e non riescono ad interpretarlo perchè il cervello è rimasto lì, agli anni ‘50, ‘60, ‘70, ‘80…

*Cambiando nettamente il proprio percorso di vita.

Condividere, a quali condizioni?

Così aumentano rovinosamente i casi di chi si prende il tuo profitto se la tua idea ha successo (del resto, se hai seguito iter standardizzati, non hai ottenuto quel tipo di successo con i tuoi mezzi; l’istruzione che hai ricevuto non ti diceva come fare**, eh…) e ti chiede di pagare di tasca tua (magari perdendo una proprietà, la casa, o ciò che hai offerto come garanzia, in ogni caso la tua vita decente) se il successo non arriva. Bella la condivisione così!
Mi riferisco in particolar modo a quelle realtà di connubio tra studenti universitari e particolari aziende che vivono troppo di immagine e poco di sostanza, tra giovani studenti/imprenditori e certi tipi di incubatori che purtroppo raccontano vere e proprie favole, tra giovani studenti/imprenditori e realtà che fanno da tramite per l’ottenimento di finanziamenti, fondi perduti e sostegni vari (destinati a chi vuole contribuire con le sue idee ad innovare il nostro paese) ma vogliono in cambio i progetti dettagliati dei tuoi prodotti e dei concept (cosa che nessuno ti chiede quando trovi realtà davvero serie e professionali che ti sostengono o se sei preparato e sai come si accede direttamente a questo tipo di sostegni economici destinati alla ricerca ed all’innovazione).
Di tanto in tanto le realtà, per così dire… non lineari, si uniscono e generano un evento il cui manifesto d’attrazione è ricco di parole importanti dense di significati accattivanti ma le quali, dietro opportune analisi, approfondimenti e accertamenti, vanno poi a ridursi in una povera fievole essenza che evaporerà di lì a poco.

**Al di là del fatto che comunque non vi è un manuale seguendo il quale si riesce nelle proprie idee ed al di là del fatto che viene lasciato poco spazio al genio creativo dei giovani italiani, è importante che l’istruzione fornisca di volta in volta anche gli strumenti extra richiesti da coloro che partoriscono costantemente particolari idee.

Eventi ambigui

Così potresti ritrovarti, come mi è accaduto di recente, ad un evento al quale eri andato per imparare “come si fa” (ad es. nuove frontiere sui brevetti, strategie e metodologie di brevetto) e dove invece vedi oratori che sondano proposte e idee di chi, ingenuamente, non si rende conto di che leggerezza sta commettendo davanti a professionisti presenti, per conto delle aziende in cui lavorano, a prendere freneticamente appunti. Potresti vedere idee prese, stese, spanse, girate e rigirate, pressate, riformate e date in assaggio a tutti come fossero l’impasto di una prelibatezza. E tra coloro presenti in sala… chi dispone già di strumenti, personale, strutture, collegamenti, ecc., utili per cucinare rapidamente il nuovo gustoso manicaretto del momento?
Inoltre è sconfortante vedere esempi di idee scaturite da giovani brillanti ed elaborate da dinosauri, essere infine messe in mostra su brochure con numerosi loghi in evidenza che si fregiano di esser stati autori di innovazione (casomai “portatori”, “mediani”, “tramite”…), ma del cuoco, unico vero innovatore, prioprio non v’è traccia se non uno pseudonimo sconosciuto che nessuno noterà accanto a dei giganti e che potrebbe ben presto sparire perchè molte start-up, ahimé, hanno vita breve. Così il piccolo studente/giovane imprenditore (il cuoco) che nessuno conosceva prima e che solamente qualcuno conoscerà dopo (del resto quei loghi sul depliant faranno sempre pensare prima ad altre realtà che ad un perfetto signor nessuno -siamo tutti troppo parte dei complessi sistemi di immagine e suggestione moderna-) otterrà quisquillie in cambio di un aumento vertiginoso di prestigio per coloro che di vera innovazione non sanno proprio nulla e, con molta probabilità, non ne hanno mai capito nulla. Essere furbi è ben diverso da essere intelligenti, molti confondono i due significati ma vi esorto a sfogliare un buon dizionario della prestigiosa lingua italiana.

Oltre l’assurdo, pagare per lavorare

Davvero un’idea geniale se si pensa che si è riusciti negli ultimi dieci anni e più ad indurre tramite il web la gente a condividere***, volenti o nolenti, informazioni preziosissime gratuitamente. Sovente anche peggio di gratuitamente. Peggio del lavorare gratis esiste infatti il lavorare a pagamento o, come potremmo dire oggi, con piccoli costi aggiuntivi. Hai offerto la tua opinione ad esempio su un paio di scarpe? Ci hai speso del tempo? Quest’opinione è stata utile per produrre un migliore modello di scarpe? Ora ti piacciono di più e le acquisterai? Benissimo, stai pagando un prodotto per il quale sei stato tu a fornire la soluzione ad un problema. Hai pagato la soluzione che hai offerto invece di essere ripagato per il tuo contributo. Non ti sembra esserci qualche dislivello? Questo è solo un banale esempio di un mondo molto più articolato al quale, in misura diversa, partecipiamo tutti anche solo accendendo un gingillo elettronico.

*** Se anche pensi di non averle fornite ma disponi di un account su qualche social network o di sistemi di statistiche e benchmarking web, cloud, app per smartphone e tablet… fidati che di “dati ne hai dati”.

Condivisione chiara

Tutt’altro è il discorso per coloro che hanno realizzato progetti in “CrowdSourcing non necessariamente volontario” o, persino, mediante il CrowdFunding) dicendolo chiaramente fin dall’inizio. I partecipanti mettevano il loro genio creativo, il loro contributo conoscitivo o un piccolo sostegno economico, sapendo fin dall’inizio cosa si era chiamati a fare e dove si voleva andare a parare con la tale idea. Questo non può essere equiparato, come vi scrivevo poco prima, ad aziende che, con artificiosi giri di conferenze, scrivono sui manifesti che promuovono i loro eventi, paroloni interessanti che attirano i giovani che vogliono imparare, e poi alla fin fine chiedono a te se hai qualche idea e ti esortano a condividerla cercando di metterti soggezione con la scusa: “Tanto da soli oggi non si può far nulla, ci vuole collaborazione!”. Sì è vero ci vuole collaborazione… ma i confini dei significati delle espressioni e delle parole in esse contenute sono sempre molto sottili e le leggi (che tutelano chi le conosce bene) sono letteralmente affilate. Nel seguito di questo articolo chiariamo quali sono questi confini, starà poi a voi decidere, essere strateghi, circondarvi delle persone giuste, saper uscire fuori dal coro… : -)

Continua…

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