Ti diranno di condividere: Conclusioni

Rubrica: Spunti

Titolo o argomento: Condividere? Giustissimo, ma bisogna saperlo fare e tutelarsi
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Conclusioni

La condivisione è utile, fondamentale, sostanziale se si desidera fare dei passi produttivi in un periodo storico come quello contemporaneo. Ma la condivisione e la partecipazione non andrebbero fatte con chi, ascoltandoti anche solo pochi minuti, da oggi stesso potrà realizzare la tua idea facendo a meno di te, modificando il giorno stesso linee di produzione, progetti già in cantiere e piani di impresa discussi costantemente dalle equipe proprie o da quelle di aziende partner tenute costantemente informate sulle novità.
Allo stesso modo la condivisione, la partecipazione e qualunque marchingegno n.0 (enne punto zero) che verrà, non andrebbero attuati con chi crea le condizioni per un suo successo in caso di esito positivo e di un tuo fallimento in caso di esito negativo. Se si rischia, si rischia insieme, si rischia alla pari e si divide equamente. E se non si rischia alla pari, perchè le condizioni sono differenti, chi più rischia più deve trarre beneficio e non il contrario. Non vedo altre vie anche perchè, dietro la trasparenza dell’onestà, è assai improbabile che possa nascondersi qualcos’altro. La condivisione è utile a realizzare un tuo progetto se la metti in atto con persone che hanno bisogno di te tanto quanto tu hai bisogno di loro (colleghi di studio in gamba, colleghi di lavoro fidati, conoscenti seri e affidabili che finanziano in piccolo le tue idee*, professionisti di spessore etico e formativo).

*In piccolo sì. Se hai bisogno di grossi budget per realizzare la tua idea è molto probabile che questa sia da rivedere. Le idee migliori sono quelle più semplici, si realizzano facilmente, costano relativamente poco (in relazione al settore di riferimento) e piacciono molto alla “folla”. Credete sia costato molto costruire il primo prototipo di valigia con le ruote (il primo trolley)?

E, come abbiamo scritto in diversi altri articoli sul tema, se non hai colleghi preparati a dovere o se non riesci a trovarli e preferisci procedere da solo ma necessiti comunque del contributo di terzi, di partecipazione, di condivisione di competenze, allora ricorda la buon vecchia regola di realizzare un progetto di 10 pezzi affidando la costruzione/lavorazione di ogni singolo pezzo a 10 diverse aziende che non siano collegate tra loro, che non si riuniscano dietro gli stessi tavoli e che non partecipino alle stesse attività (partnership). Inoltre ricorda di non dire, ad ognuno di loro, a cosa serve quel singolo pezzo, dove va montato e perchè. Ma questo richiederà una preparazione extra da parte tua, dovrai sapere bene come si realizza quel dato pezzo, che trattamenti richiede, che finiture, che materiali, che dimensionamenti… se poi non avrai il macchinario per realizzarlo, non sarà affatto un limite. A te infine il divertimento di assemblare le parti dando forma al tuo assieme e scoprire che, probabilmente, (per me è ormai routine) c’è sempre l’errore, l’incompatibilità, l’imprevisto, la novità, per cui qualcosa potrebbe necessitare una revisione, essere aggiornato o, addirittura, riprogettato. Ma, tranquillo, fa parte del gioco, del “tuo” gioco.

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Ancora questionari sull’imprenditoria giovanile… 1 – Innovazione
Ancora questionari sull’imprenditoria giovanile… 2 – Problema endemico
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Image’s copyright: Ken Schulze – www.grabcad.com/ken.schulze

Ti diranno di condividere

Rubrica: Spunti

Titolo o argomento: Condividere? Giustissimo, ma bisogna saperlo fare e tutelarsi
Chi ti dirà di condividere?

Gli stessi uomini attualmente “gravitanti” attorno ad aziende che in passato hanno avuto fortuna grazie al genio di una persona la quale, singolarmente o con un piccolo team di fidati, è riuscita a realizzare i propri progetti*, oggi ti diranno che c’è bisogno della folla (crowd), della partecipazione e della condivisione di idee perchè da solo non puoi far nulla. Gli stessi che oggi sono forti per aver fatto l’esatto opposto. Gli stessi che oggi sono carenti di idee e vedono spegnersi aziende che hanno fatto il loro tempo ed hanno bisogno che tu fornisca nuova linfa con un modo semplice, regolare, legale e legittimato dalle tendenze in voga sul web. Gli stessi che non vogliono assumere i giovani ma che senza di essi sono inermi perchè, nonostante costose consulenze, non sanno come è cambiato il mondo e non riescono ad interpretarlo perchè il cervello è rimasto lì, agli anni ‘50, ‘60, ‘70, ‘80…

*Cambiando nettamente il proprio percorso di vita.

Condividere, a quali condizioni?

Così aumentano rovinosamente i casi di chi si prende il tuo profitto se la tua idea ha successo (del resto, se hai seguito iter standardizzati, non hai ottenuto quel tipo di successo con i tuoi mezzi; l’istruzione che hai ricevuto non ti diceva come fare**, eh…) e ti chiede di pagare di tasca tua (magari perdendo una proprietà, la casa, o ciò che hai offerto come garanzia, in ogni caso la tua vita decente) se il successo non arriva. Bella la condivisione così!
Mi riferisco in particolar modo a quelle realtà di connubio tra studenti universitari e particolari aziende che vivono troppo di immagine e poco di sostanza, tra giovani studenti/imprenditori e certi tipi di incubatori che purtroppo raccontano vere e proprie favole, tra giovani studenti/imprenditori e realtà che fanno da tramite per l’ottenimento di finanziamenti, fondi perduti e sostegni vari (destinati a chi vuole contribuire con le sue idee ad innovare il nostro paese) ma vogliono in cambio i progetti dettagliati dei tuoi prodotti e dei concept (cosa che nessuno ti chiede quando trovi realtà davvero serie e professionali che ti sostengono o se sei preparato e sai come si accede direttamente a questo tipo di sostegni economici destinati alla ricerca ed all’innovazione).
Di tanto in tanto le realtà, per così dire… non lineari, si uniscono e generano un evento il cui manifesto d’attrazione è ricco di parole importanti dense di significati accattivanti ma le quali, dietro opportune analisi, approfondimenti e accertamenti, vanno poi a ridursi in una povera fievole essenza che evaporerà di lì a poco.

**Al di là del fatto che comunque non vi è un manuale seguendo il quale si riesce nelle proprie idee ed al di là del fatto che viene lasciato poco spazio al genio creativo dei giovani italiani, è importante che l’istruzione fornisca di volta in volta anche gli strumenti extra richiesti da coloro che partoriscono costantemente particolari idee.

Eventi ambigui

Così potresti ritrovarti, come mi è accaduto di recente, ad un evento al quale eri andato per imparare “come si fa” (ad es. nuove frontiere sui brevetti, strategie e metodologie di brevetto) e dove invece vedi oratori che sondano proposte e idee di chi, ingenuamente, non si rende conto di che leggerezza sta commettendo davanti a professionisti presenti, per conto delle aziende in cui lavorano, a prendere freneticamente appunti. Potresti vedere idee prese, stese, spanse, girate e rigirate, pressate, riformate e date in assaggio a tutti come fossero l’impasto di una prelibatezza. E tra coloro presenti in sala… chi dispone già di strumenti, personale, strutture, collegamenti, ecc., utili per cucinare rapidamente il nuovo gustoso manicaretto del momento?
Inoltre è sconfortante vedere esempi di idee scaturite da giovani brillanti ed elaborate da dinosauri, essere infine messe in mostra su brochure con numerosi loghi in evidenza che si fregiano di esser stati autori di innovazione (casomai “portatori”, “mediani”, “tramite”…), ma del cuoco, unico vero innovatore, prioprio non v’è traccia se non uno pseudonimo sconosciuto che nessuno noterà accanto a dei giganti e che potrebbe ben presto sparire perchè molte start-up, ahimé, hanno vita breve. Così il piccolo studente/giovane imprenditore (il cuoco) che nessuno conosceva prima e che solamente qualcuno conoscerà dopo (del resto quei loghi sul depliant faranno sempre pensare prima ad altre realtà che ad un perfetto signor nessuno -siamo tutti troppo parte dei complessi sistemi di immagine e suggestione moderna-) otterrà quisquillie in cambio di un aumento vertiginoso di prestigio per coloro che di vera innovazione non sanno proprio nulla e, con molta probabilità, non ne hanno mai capito nulla. Essere furbi è ben diverso da essere intelligenti, molti confondono i due significati ma vi esorto a sfogliare un buon dizionario della prestigiosa lingua italiana.

Oltre l’assurdo, pagare per lavorare

Davvero un’idea geniale se si pensa che si è riusciti negli ultimi dieci anni e più ad indurre tramite il web la gente a condividere***, volenti o nolenti, informazioni preziosissime gratuitamente. Sovente anche peggio di gratuitamente. Peggio del lavorare gratis esiste infatti il lavorare a pagamento o, come potremmo dire oggi, con piccoli costi aggiuntivi. Hai offerto la tua opinione ad esempio su un paio di scarpe? Ci hai speso del tempo? Quest’opinione è stata utile per produrre un migliore modello di scarpe? Ora ti piacciono di più e le acquisterai? Benissimo, stai pagando un prodotto per il quale sei stato tu a fornire la soluzione ad un problema. Hai pagato la soluzione che hai offerto invece di essere ripagato per il tuo contributo. Non ti sembra esserci qualche dislivello? Questo è solo un banale esempio di un mondo molto più articolato al quale, in misura diversa, partecipiamo tutti anche solo accendendo un gingillo elettronico.

*** Se anche pensi di non averle fornite ma disponi di un account su qualche social network o di sistemi di statistiche e benchmarking web, cloud, app per smartphone e tablet… fidati che di “dati ne hai dati”.

Condivisione chiara

Tutt’altro è il discorso per coloro che hanno realizzato progetti in “CrowdSourcing non necessariamente volontario” o, persino, mediante il CrowdFunding) dicendolo chiaramente fin dall’inizio. I partecipanti mettevano il loro genio creativo, il loro contributo conoscitivo o un piccolo sostegno economico, sapendo fin dall’inizio cosa si era chiamati a fare e dove si voleva andare a parare con la tale idea. Questo non può essere equiparato, come vi scrivevo poco prima, ad aziende che, con artificiosi giri di conferenze, scrivono sui manifesti che promuovono i loro eventi, paroloni interessanti che attirano i giovani che vogliono imparare, e poi alla fin fine chiedono a te se hai qualche idea e ti esortano a condividerla cercando di metterti soggezione con la scusa: “Tanto da soli oggi non si può far nulla, ci vuole collaborazione!”. Sì è vero ci vuole collaborazione… ma i confini dei significati delle espressioni e delle parole in esse contenute sono sempre molto sottili e le leggi (che tutelano chi le conosce bene) sono letteralmente affilate. Nel seguito di questo articolo chiariamo quali sono questi confini, starà poi a voi decidere, essere strateghi, circondarvi delle persone giuste, saper uscire fuori dal coro… : -)

Continua…

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