Con chi non dovresti mai fare impresa? – Parte 5

Rubrica: Lavoro

Titolo o argomento: Spunti per i giovani imprenditori

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Con chi legge i titoletti di un articolo in neretto e pensa di aver appreso qualcosa

I tuttologi li cito in quest’unico capoverso per brevità. Chiunque abbia sentito dei tuttologi giudicare, parlare del lavoro d’altri, di impresa, o di quanto più lontano dalla loro preparazione, si rende bene conto da sé che: “E’ uno spettacolo raccapricciante” (cit. Jack nel film “La leggenda di Al, John e Jack”, Italia, 2002).

Dai tuttologi deriva una branca in forte crescita nell’ultimo decennio, ovvero “quelli che navigano tra titoli in neretto” pensando di potersi sostituire al medico, allo specialista, all’artigiano, al professionista, al negoziante esperto e così via. E lo fanno senza nemmeno terminare la lettura di un articolo completo, senza verificare una fonte che sia una, senza operare i dovuti approfondimenti del caso, senza cercare importanti altri studi sul tema messi a disposizione dai principali centri di ricerca, dalle Università, da professionisti qualificati, da chi espone una tesi e da chi la confuta… nulla.

Parlano perturbando semplicemente l’aria con discutibili onde sonore.
E non sia mai che abbiano un minimo di carisma! Quando questo fenomeno si verifica, trascinano anche un intero quartiere di condomini, colleghi di lavoro, compagni di sport, clienti, malcapitati, nel caos più totale. Questo ha enormi ripercussioni persino sui mercati i quali diventano più facilmente analizzabili dai “motori di ricerca” che da professionisti del settore i quali, probabilmente, dispongono di minori strumenti di fronte all’irrazionalità.

Inquinamento acustico, nulla di più. Dicono che il caffé fa bene o il caffé fa male in base a quello che questa estate hanno letto su servizi di giornali o “news smartphoniane” (ovvero nel mini formato ideale per divulgare ignoranza, due righe di titolo che devono dire tutto ma che non significano nulla) portati al mare. Figuriamoci leggere un’intera tesi di Laurea da 200-300 pagine e leggerne altre per confutare la tesi iniziale e andare a reperire testi scritti da scienziati e andare a verificare chi finanziava tali scienziati e cercare opportuni giornalisti scientifici… Complicato vero?

Io eviterei di realizzare progetti con chi pensa di consocere un tema e invece ha letto solo qualche nota stonata e non contestualizzata e fa invece perno sulle convinzioni che ha individualmente maturato sulla base di suggestioni e di un “sentito dire” filtrato e assimilato soprattutto sulla base di quel che “vuole sentirsi dire”. Conoscere a fondo un tema è uno sforzo, e richiede molto tempo, è bene parlare di quel che si sa riconoscendo di non saperne comunque mai abbastanza (così da lasciare la mente aperta per imparare nuove cose) o, in alternativa, non parlare affatto che il silenzio può esser d’oro.

Con chi fugge la fatica

Se devi spostare un bancale di legno che sostiene un carico di merce dovrai fare uno sforzo tanto maggiore quanto maggiore è l’attrito tra le superfici e la massa del carico. Se non vuoi fare questo sforzo dovrai disporre di un muletto e pagare l’energia che lo muove. Non c’è modo in questo Universo di compiere un lavoro senza uno sforzo. Eviterei soci, collaboratori, membri che affermano che grazie a loro otterrai qualcosa con estrema facilità. L’ultimo che l’ha fatto, un incubatore, mi ha promesso che se gli dicevo come costruisco le mie bici elettriche ad elevate prestazioni lui me ne avrebbe fatte vendere a centinaia ad un noto marchio che produce motocicli. Ebbi una reazione di diffidenza che a stento nascosi. Poco tempo dopo il marchio cui faceva riferimento ammise il suo affanno, non avrebbe pagato un bel nulla e, probabilmente, avrebbe agito per “operare” senza di me. In seguito venni a sapere che il tale incubatore dalle facili soluzioni fu indagato per truffa (certo indagato non vuol dire condannato ma ci farei comunque attenzione).

Con chi ha sete di dominare su di te anziché desiderio di eguaglianza e lavoro di squadra

Eviterei fermamente coloro che vedono un vostro progetto, si mostrano affascinati, vi lusingano, si rendono attenti ai vostri interessi e problemi e poi, senza che capiate come è accaduto, subentrano al postro vostro portandovi via quel che voi avete costruito con immane fatica. Sebbene anche a costoro prima o poi ne capiteranno delle belle, ci porrei comunque molta attenzione perché il loro algoritmo sinuoso vi avvolge comodamente e tutto accade senza che vi accorgiate come e quando certe situazioni abbiano avuto inizio. Poi magari “sbroccherete” e tutti, naturalmente, daranno la colpa a voi per via della vostra pessima reazione. Inquadrateli subito, evitateli fin dal principio, proseguite la vostra strada e tenete da conto l’esperienza fatta. Non avere di questi punti deboli è un buon modo per avere un sistema immunitario imprenditoriale robusto.

Con chi ha eccessivamente i tuoi stessi interessi

Paradossalmente, sebbene chi coltiva i tuoi stessi interessi dovrebbe remare dalla tua parte, in realtà prima o poi potrebbe desiderare di andare per la sua strada portando con sé preziose conoscenze tecniche che ti sei fidato di raccontargli. Si tratta di un comportamento che possiamo ritenere scorretto a meno che non sia stato lui a raccontarle a te (in tal caso è più che lecito che l’autore di un progetto decida di virare per una nuova strada) o che le abbiate coltivate all’unisono (più raro e difficile da gestire ma comunque accettabile). Passioni variegate non solo sono più costruttive ma evitano inutili competizioni e atteggiamenti opportunistici, inoltre responsabilizza ognuno sul proprio settore e lo rende di pari importanza agli altri settori rappresentati dagli altri membri del team… ad ognuno il suo ruolo (es. meccanico, elettronico, informatico, grafico…), le sue competenze e le sue responsabilità.

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Quelli che non collaborano…

Rubrica: Così è la vita

Titolo o argomento: Quelli che non collaborano… ma ti stanno intorno.

Negli ultimi anni, in cui le mie collaborazioni si sono piacevolmente intensificate, ho avuto modo di notare l’esistenza di un particolare soggetto che prima, vuoi per l’età o vuoi per l’inesperienza, non avevo mai notato. Si tratta di quella particolare figura che non collabora nel modo più assoluto in un team di persone che hanno lo scopo comune di estrarre il meglio da un progetto, dalla voglia di fare e di cooperare con la massima volontà. Sto parlando di quel tipo di persona* che, pur di non farti riuscire in un tuo progetto, evita di collaborare attivamente arrivando a danneggiare persino sé stessa. Si tratta di soggetti che non si rendono conto di arrecar danno in primis a sé stessi e tutto questo pur di non farti riuscire nell’impresa, quasi a dire:”Se avrai successo, non sarà anche per mano mia…”. Voi non andate avanti e nemmeno loro… Sono gli abissi della psiche umana come direbbe Giacomino Poretti. A mio avviso si tratta di un grave conflitto interiore di persone che vedono con occhio estremamente invidioso le opportunità che si possono presentare a vantaggio di un intero team di intraprendenti. Costoro generalmente vogliono riuscire esclusivamente da soli, non sono adatti a lavorare in un’équipe ma potrebbero ritrovarvisi all’interno per la loro simpatia ed estroversione. Una doppia faccia decisamente pericolosa.

Allora come riconoscere queste persone se riescono a mascherarsi così bene ed a mascherare i loro sentimenti conflittuali? A dire il vero non ho un metodo né tantomeno la bacchetta magica ma ho potuto notare alcuni degli aspetti più caratteristici di questi soggetti. Generalmente potete chiedere loro una cosa all’infinito, riceverete sicuramente un sorriso con una risposta positiva che vi garantisce ogni volta che quanto richiesto verrà fatto, ma ogni singola volta, o la maggior parte delle volte, sarà un’attesa vana; oppure riceverete uno sguardo serio e premuroso di chi sembra già impegnato in quanto avete chiesto e, probabilmente, impegnato anche da mille altre cose che non avete chiesto ma che, si sostiene, essere proprio destinate a voi. Passa il tempo e le cose sembrano restare sempre ferme, anzi non sembrano, lo sono realmente. Questo tipo di persona si comporta come un vero e proprio freno. State sempre in attesa che esegua una mossa che aiuti il resto del team ma, anzi, il team è perennemente frenato e spesso manca i risultati perchè la persona in questione non ha fatto nemmeno il minimo possibile, a dire il vero… non ha fatto nulla. Un gran fumo di parole dissoltosi nell’aria. La situazione si protrae a lungo eppure le grandi doti di simpatia o di comunicazione del “collega freno” non vi fanno minimamente dubitare che inconsciamente esso desideri il contrario di quanto state desiderando voi. Perchè questa persona in fondo non desidera che il suo contributo possa portare successo anche ad altri, questo lo ingelosice perchè vorrebbe che tal successo fosse solo suo. Il suo primo problema è il non concepire un’azione di gruppo, con tutti i suoi vantaggi, come può esserlo lo sport di squadra (il calcio, il basket o la pallavolo ad esempio). Il secondo problema di questa persona è, purtroppo, l’invidia (il vero freno della situazione che non evolve), teme che il suo contributo possa conferire onori a chi prima o poi farà a meno di lui perchè, in fondo, è lui il primo che vorrebbe volentieri fare a meno di voi**.
Quando formate un team quindi, state attenti a chi mettete in squadra, a volte scegliere una persona un po’ meno brava (ad approfondire la formazione si fa sempre in tempo) ma estremamente collaborativa, attiva e che conclude, può portare risultati insperati e più rapidamente del previsto. Così quel fastidioso senso di pesantezza e rallentamento svanisce senza l’uso di protettori gastrici 🙂

*Se le incontrate, evitatele. Sono piene di invidia.
**Quello che teme negli altri è quello che costui/costei solitamente, consciamente o inconsciamente, fa e conosce bene.

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Quelli che non collaborano
Quelli che non partecipano: Spirito di comunità
Quelli che ci fanno retrocedere: I retrocessori
Quelli che imparano la vita a memoria
Quelli che non vogliono dire grazie
Quelli che ti devono far cadere per forza
Quelli che voglion comandare

Don Chisciotte

Aspettarsi collaborazione e lavoro di squadra da chi non ne ha
alcuna intenzione è un po’ come lottare contro i mulini a vento.
Image’s copyright: marcosoma.blogspot.it

Regola numero uno: rendere conto agli altri.

Per lavorare in gruppo è la prima regola fondamentale

Eh già perchè se si desidera lavorare in squadra con lo scopo di rendere di più, si deve tener conto del fatto che ognuno si prende una responsabilità con sé stesso e con gli altri. Ognuno ha il suo compito e ad esso dovrebbe adempiere. Ma questo potrebbe essere paradossalmente secondario.

La regola principale sta nel fatto di non lasciare mai la squadra a metà lavoro. Fare questo significa lasciare il resto della squadra nei guai. Un collaboratore lascia il gruppo ed i problemi si riversano su coloro che rimangono: devono trovare un nuovo elemento sostitutivo, un collaboratore con le stesse competenze possibilmente, con lo stesso affiatamento. Il più delle volte è una situazione alla quale è davvero difficile  rimediare.

Non bisogna pensare che se vi ritirate in fondo in fondo ci rimettete solo voi. Dovete pensare in primis al danno che fate al gruppo e che, in seguito allo squilibrio che create, potete portare il gruppo stesso all’insuccesso. Il più delle volte accade che, non trovando immediatamente un sostituto già avviato come il precedente, altri membri del team siano costretti a lavorare il doppio o ritrovarsi a svolgere mansioni per le quali non sono preparati al meglio.

Un lavoro fatto in gruppo va portato a termine nonostante la fatica, i pasti da saltare, le ore in più necessarie… Indipentemente dal risultato riceverete molta più stima, rispetto e gradimento (nonché una buona dose di crescita personale) piuttosto che mollando e lasciando tutti nei guai. Il vero fallimento sta nel lasciare le cose a metà giustificandosi con problemi che in realtà non si è gli unici ad avere. Il risultato del lavoro è spesso secondario se la squadra  è stata affiatata ed ognuno ha fatto la sua parte. Quando sai che sugli altri puoi contare, un lavoro da migliorare o da rifare non è un ostacolo insormontabile.

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Se un solo anello della catena cede, il lavoro di tutti gli altri è inutile.