Il primo grande problema del mondo

Rubrica: Così è la vita

Titolo o argomento: All’origine dei principali problemi globali
I testi di economia

Nei testi di economia ben impostati, universitari e non, viene messo subito in chiaro fin dal primo capitolo un problema vero, reale, condiviso a livello globale e che in molti si ostinano a non voler vedere nella speranza che, evitandolo, questo non riesca a raggiungerli prima o poi, in qualche modo, in qualche forma. Il primo grande problema del mondo.

Un problema scontato

Senza petulanti giri di parole il primo grande problema del mondo risiede nell’impossibilità di garantire benessere per tutti. Penseranno diversi lettori: “Embé, non è scontato?”. In realtà sì, ma i concetti che gravitano attorno al “problema numero uno” spesso non sono connessi tra loro nelle nostre menti in modo corretto. Ed è proprio l’assenza di ordine logico che fa scaturire confusione, strane paure, pensieri di impotenza e assurde teorie senza capo né coda. Ciò probabilmente perchè, una volta enunciato il problema, il discorso solitamente prosegue sulla bocca di esperti con una pesante iniezione di teorie complicate, astruse e spesso esposte in modo noioso e intraducibile.

Quello che io chiamo “il primo grande problema del mondo” è un concetto che vorrei provare ad esporre in modo semplice, diretto e facilmente intuibile, legandolo inoltre ai problemi satellite che vi ruotano attorno e che, in maniera più concreta, toccano frequentemente ognuno di noi senza che ne riusciamo a comprendere proprio l’origine. Paradossale.

Un curioso esempio: Casa dolce casa

Immaginate di avere un appartamento di 100 metri quadrati e di viverci con la vostra compagna. Immaginate che arrivi la prima gioia, il primo figlio o la prima figlia. Iniziate ad organizzarvi, ad organizzare gli spazi per garantirne anche al bambino, iniziate ad organizzare nuove risorse, sostenete nuove spese per il sostentamento del nuovo piccolo esserino che si aggira a gattoni per la casa, fate la spesa in un altro modo, consumate energia diversamente, avete nuove necessità. La prassi insomma. Poi magari arriva un secondo figlio, un terzo inatteso ma sempre gradito. Qualche nonno vi chiede un aiuto in seguito a problemi di salute o acciacchi di vecchiaia ed inizia a stare sempre più spesso a casa vostra, magari guardandovi, in cambio, i bambini. C’è poi quel vostro caro amico che ha perso il lavoro o ha divorziato ed ha perso la casa e magari con grande imbarazzo vi chiede la possibilità di dormire sul divano qualche notte… e così via. Ne possono succedere di tutti i colori e sono tutti esempi concreti, tangibili e reali che provengono dai racconti delle persone con cui parliamo ogni giorno.

Il problema è che la casa di 100 metri quadrati inizia ad essere insufficiente, mancano gli spazi vitali, manca la privacy, manca il riposo, manca l’ordine, mancano le risorse, l’energia non è più sufficiente, i consumi aumentano, crescono le bollette e solo una minima parte delle persone che vi alloggiano percepisce uno stipendio in grado di far fronte alle spese. La casa non cresce, i 100 metri quadrati sono sempre quelli ed arriva il momento in cui iniziate a chiedere all’amico quando si troverà una nuova sistemazione, iniziate a chiedere ai nonni se possono tornare a casa loro promettendo che vi incaricherete di mandargli delle assistenti a casa che si occupino in maniera più “consona” dei loro acciacchi. Iniziate ad iscrivere i figli più grandi a qualche attività sportiva e ad altre attività extra scolastiche nel tentativo anche di rendere la casa più vivibile con sprazzi di quiete che potreste così giustificare: “Finalmente un po’ di pace e i ragazzi si stanno divertendo”.

Il paragone con la Terra e la natura dell’uomo

Insomma avendo quei 100 metri quadrati a disposizione e non essendoci risorse per tutti siete costretti a diventare più “cattivi” o, se preferite, più garbatamente, siete costretti a diventare più “severi” ed a chiudere di conseguenza qualche rubinetto. Per questo pianeta vale esattamente la stessa cosa. Le sue dimensioni non aumentano, le sue risorse non aumentano ma la sua popolazione è cresciuta, e sta crescendo, a dismisura. Per essere più precisi e render note le proporzioni del problema, la crescita demografica è stata di un solo miliardo di abitanti in oltre quattro milioni di anni, mentre è arrivata a ben sette miliardi di abitanti nel giro di pochi secoli grazie all’avvento della tecnologia ed alla rapida diffusione di nuove forme di benessere. Quasi a dire che, paradossalmente, il progresso causa più problemi che benefici al pianeta e a chi ci vive. Ovviamente non è esattamente così. Andarsene all’altro mondo per un graffietto o un’influenza è ben più cruento del disordine cui stiamo assistendo oggi, impiegare mesi per comunicare con altre parti del pianeta è una vera beffa, lavorare ettari ed ettari di terra a mano con il solo ausilio di qualche bestia è qualcosa che può rendere gradevole un dramma liturgico. In realtà non è colpa del progresso ma più un fattore di natura dell’uomo, di educazione e di scarsa visione lungimirante volta al futuro.

Continua...

Link correlati
Il primo grande problema del mondo – Parte prima
Il primo grande problema del mondo – Parte seconda

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Image’s copyright: Guillaume – TheBigTouffe

Conto economico

Schema di un Conto economico

redatto secondo l’art. 2425  c.c.

Il conto economico riepiloga i ricavi conseguiti dall’impresa nell’esercizio ed i relativi costi. Ricordiamo che per esercizio si intende il periodo annuale cui è riferito il bilancio.

Le principali voci del conto economico sono rappresentate dal Valore della produzione, il Costo della produzione, la Differenza tra il valore ed il costo della produzione, i Proventi ed oneri finanziari, i Proventi ed oneri straordinari, Imposte sul reddito d’esercizio.

A) VALORE DELLA PRODUZIONE

  1. ricavi delle vendite e delle prestazioni;
  2. variazione delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti;
  3. variazione dei lavori in corso su ordinazione;
  4. incrementi di immobilizzazioni per lavori interni;
  5. altri ricavi e proventi, con separata indicazione dei contributi in conto esercizio;
  6. TOTALE (1+2+3+4+5).

B) COSTI DELLA PRODUZIONE

  1. per materie prime;
  2. per servizi;
  3. per godimento di beni di terzi;
  4. per il personale;
  5. ammortamenti e svalutazioni;
  6. variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci;
  7. accantonamenti per rischi;
  8. altri accantonamenti;
  9. oneri diversi di gestione;
  10. TOTALE (1+2+3+4+5-6+7+8+9).

Differenza tra valore e costi della produzione: A-B (A meno B)

C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI

  1. proventi da partecipazioni, con separata indicazione di quelli relativi a società controllate e collegate;
  2. altri proventi finanziari;
  3. interessi e altri oneri finanziari, con separata indicazione di quelli verso imprese controllate e collegate e verso controllanti;
  4. TOTALE (1+2-3).

D) RETTIFICHE DI VALORE DI ATTIVITà FINANZIARIE

  1. rivalutazioni;
  2. svalutazioni;
  3. TOTALE (1-2).

E) PROVENTI E ONERI STRAORDINARI

  1. proventi, con separata indicazione delle plusvalenze da alienazioni i cui ricavi non sono iscrivibili al n.5 della voce VALORE DELLA PRODUZIONE (A);
  2. oneri, con separata indicazione delle minusvalenze da alienazioni e delle imposte relative a esercizi precedenti;
  3. TOTALE DELLE PARTITE STRAORDINARIE (1-2)
  4. Risultato prima delle imposte (A-B +/- C +/- D +/- E)
  5. Imposte sul reddito di esercizio
  6. Utile (perdita) dell’esercizio.

Cercate di immaginare, se avete letto il precedente articolo, il peso che possono avere tutte queste voci su una grande impresa e su una piccola impresa…

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Chicago man

Chi è?

La microeconomia identifica il consumatore con la tendenza ad avere il massimo come un “Chicago man”. Si tratta di un tipo di consumatore che ha percezioni, preferenze e decisioni indirizzate alla massimizzazione dell’utilità personale. Non accetta niente se non il meglio. Preferisce rinunciare ad un acquisto mediocre ed attendere la possibilità di portare a buon fine un acquisto ottimo, piuttosto che risparmiare ed acquistare qualcosa di cui potrebbe pentirsi o che potrebbe non soddisfare le aspettative.

Non è detto che costui spenda effettivamente di più; è sufficiente chiedersi ad esempio: “Quante lavatrici avresti comperato in dieci anni se avessi scelto tra i prodotti più economici pensando che siano tutte uguali? E se avessia acquistato (sempre facendo riferimento all’esempio in causa) una sola lavatrice di ottima qualità ma più costosa del 30% che ha una vita di 20 anni, avresti speso di più o di meno?” Il Chicago man non ha tutti i torti infondo…

C’è però una sorta di interferenza

tra il consumatore e la sua decisione nell’effettuare un determinato tipo di acquisto anziché un altro: Il consumatore si basa anche sullo stile o sull’immagine di esclusività e prestigio dei prodotti. A tal proposito vale il noto principio: Non è bello ciò che ci piace, ma ciò che piace agli altri. Niente di più sbagliato ovviamente. Adattarsi ad essere, o desiderare di essere ciò che gli altri si aspettano da noi, ciò che la società silenziosamente ci impone, non è altro che il modo più dispendioso per non raggiungere mai i nostri sogni. Il non essere/non fare ciò che in realtà desideriamo, paradossalmente ci costa persino di più. Ovvio che non è per tutti così. Fortunatamente.

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Concorrenza perfetta – Monopolio perfetto

Due estremi del mercato, due modelli astratti, teorici ma fondamentali per capire poi nei successivi articoli i modelli economici reali nei quali viviamo e le distorsioni presenti tra la teoria e la realtà.

Concorrenza perfetta

  • Gli acquirenti e i venditori sono in numero decisamente elevato.
  • Nessuno in singolo riesce a influire, pesare di più sul mercato, rispetto al concorrente.
  • I prodotti realizzati sono omogenei, significa che sono uguali e rispondo agli stessi standard qualitativi; per tale ragione sono perfettamente sostituibili, ovvero per l’acquirente non vi è differenza ad acquistare dall’impresa A o dall’impresa B tranne che per le modalità del servizio offerto (serietà, competenza, rapporto con il cliente, fiducia, fedeltà).
  • L’informazione sulle tecnologie usate i prezzi e tutte le condizioni di mercato sono perfettamente trasparenti.
  • Non esistono impedimenti o barriere per nuovi imprenditori, di entrare nel mercato, tantomeno di uscire dal mercato.

Monopolio perfetto

  • Un’unica impresa offre il prodotto nel settore.
  • L’entrata di altre imprese è impedita ovvero ci sono delle barriere in entrata spesso insormontabili.
  • La curva di domanda del monopolista coincide con la curva di domanda del settore ovvero tutta la quantità di prodotto richiesta dai clienti viene soddisfattta da un’unica impresa.

Fatte queste anticipazioni per così dire tecniche vedremo poi alcuni dettagli interessanti dei mercati.

Vedi anche i modelli reali: Concorrenza monopolistica – Oligopolio.

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Versione originale del Monopoly della Parker Brothers Real Estate Trading Game.
Lo scatto è stato eseguito da noi secondo la tecnica dello Still Life.

Il costo delle opportunità

In uno dei precedenti articoli dicevamo che, a nostro avviso, le Industrie Ferrari di Maranello non produrranno mai un SUV e davamo alcune spiegazioni per motivare le nostre teorie. Tra le varie spiegazioni abbiamo citato il costo delle opportunità. Di cosa si tratta? Per la microeconomia è un aspetto fondamentale da non tralasciare mai. Il costo delle opportunità in economia è il costo derivante dal mancato sfruttamento di una opportunità concessa al soggetto economico.

Esempi

Ammettiamo che l’imprenditore Raffaele possa lavorare per un’impresa come ingegnere ottenendo un guadagno annuo di 25.000 euro (tanto per dire una cifra). Ammettiamo anche che il soggetto Raffaele preferisca aprire una piccola impresa familiare che gli porti un guadagno annuo di 20.000 euro. Il mancato guadagno dei 5000 euro di differenza che si verifica tra la possibilità di lavorare per un’impresa altrui ed il lavorare in propriorappresenta il costo delle opportunità. Questo può voler dire che l’imprenditore Raffaele potrebbe rinunciare ad una parte di guadagno ad esempio per appagare una soddisfazione personale che ritiene avere un valore maggiore dei 5000 euro in meno intascati. Questo vuol dire che non sempre l’imprenditore trae beneficio dal maggior profitto come si è spesso portati a pensare, esiste anche una soddisfazione personale (nel raggiungere i propri obiettivi) che può aver più valore del denaro. Aspetto fondamentale da non sottovalutare mai…

Altro esempio era proprio quello di qualche articolo fa sui potenziali SUV Ferrari. La nostra ipotesi era che la Ferrari preferisse non produrre simili mezzi (troppo commerciali per un marchio di prestigio) rinunciando a maggiori profitti e ad una nuova fetta di mercato, per mantenere inossidabile il suo nome ed il suo prestigio di più grande ed evoluta fabbrica di vetture da corsa. Ipotizzavamo infatti che la produzione di SUV da parte delle industrie Ferrari porterebbe in breve ad una forte svalutazione e perdita di importanza dell’usato per via del cambiamento di mire dell’azienda. Producendo vetture uniche l’obiettivo che raggiunge Ferrari è quello di un artigianato da primato mondiale; producendo SUV il livello di esclusività aziendale si abbassa drasticamente.

Conclusioni

In conclusione, il costo delle opportunità, può essere rappresentato da una rinuncia (ad esempio di tipo lavorativo) per ottenere un risultato più contenuto ma di maggiore soddisfazione, oppure può essere rappresentato dalla rinuncia ad un guadagno sicuro nel breve periodo che può portare perdite considerevoli nel lungo periodo. Vedremo poi che vi sono anche altre forme attinenti con il costo delle opportunità le quali invece possono portare dei vantaggi inaspettati, per queste particolari forme dedicheremo appositi articoli.

Perchè il prezzo del carburante non scende?

Sembra una domanda ovvia con risposte ovvie, in realtà dal punto di vista della microeconomia, c’è un motivo ben preciso. In microeconomia si dice che un mercato è un sistema di strumenti istituzionali ed infrastrutture che permettono ad acquirenti e venditori di realizzare scambi regolari di beni o servizi; all’interno di questo sistema subentrano leggi che regolano la domanda da parte degli acquirenti e l’offerta da parte dei venditori, di questi beni e servizi.

La domanda in particolar modo è la relazione tra la quantità di un bene o servizio che gli acquirenti sono disposti ad acquistare ed il prezzo al quale l’acquisto è realizzabile.

La domanda si dice che diventa inelastica quando nonostante l’aumento del prezzo di un bene o servizio, continuiamo ad acquistarlo perchè non abbiamo altri modi per sostituirlo o per farne a meno. Naturalmente chi vende quel determinato bene o servizio sa benissimo che noi continueremo ad acquistare non avendo dei sostituti perfetti.

Questo significa che noi continuiamo ad acquistare enormi quantità di carburante nonostante gli aumenti, perchè non abbiamo un altro modo per muoverci e, non da meno, perchè nella nostra società è radicato un determinato modo di fare che ha portato famiglie di 4 persone ad avere 4 o 5 automobili ad esempio. Cosa assolutamente impensabile fino agli anni ’80.

Se invece esistesse un sostituto, se per esempio i motori potessero andare ad alcool senza per questo rovinare le fasce dei pistoni o le sedi delle valvole, allora inizierebbe un meccanismo di concorrenza basato su sostituti perfetti e una volta raggiunto un prezzo troppo elevato, la benzina dovrebbe di nuovo calare perchè gli acquirenti farebbero meno uso della benzina stessa per dare la precedenza all’alcool sul mercato a minor prezzo.

Tutto questo meccanismo provoca delle fluttuazioni continue del mercato a vantaggio degli acquirenti, ma non essendo al momento possibile ecco che ci troviamo davanti alla domanda inelastica dei carburanti.

Se poi volete sapere anche come è suddiviso il vero prezzo del carburante, sappiate che:

  1. il 40% del prezzo è quello vero reale industriale (a sua volta costituito per il 30% dal prezzo del greggio più il trasporto, 6% di raffinazione, 6% di distribuzione e guadagno del benzinaio)
  2. altro 40% costituito dall’accisa (tributo indiretto che grava su prodotti petroliferi e tabacchi)
  3. infine l’ultimo 20% dall’iva

E vi ricordo che tutti questi aumenti sono stati possibili soprattutto grazie alla nostra maleducazione e pigrizia. Non sono rari i casi di chi prende l’auto per andare a comprare le sigarette a 500 metri da casa, o di famiglie con esubero di veicoli o quelle famose donne che fanno la spesa in centro nel traffico con i famosi suv da 2km al litro super inquinanti e super ingombranti che a nulla servono visto che acquistano solo lo yogurt per andare a caxxre, anche se mi sembra strano visto che noi a caxxre ce le mandiamo spesso eppure non basta. Oltretutto è leggero da tutti i punti di vista ed entra comodamente nel motorino, nella bici o peggio… nella borsa. Ma non sia mai camminare un pò di più…

La discriminazione del prezzo

La discriminazione del prezzo è un meccanismo molto semplice ma con effetti assai particolari. Si tratta di un sistema che prevede di applicare, per lo stesso prodotto, prezzi differenti in base a chi è il soggetto che compie l’acquisto.
Se ad esempio ci rivolgiamo ad un’azienda per la fornitura di 300 nastri trasportatori che occorrono alla nostra fabbrica, l’azienda fornitrice applicherà per lo stesso tipo e quantitativo di merce, prezzi di fornitura differenti in base a chi siamo, a che prestigio ha la nostra fabbrica e a quanti acquisti abbiamo fatto in precedenza presso tale azienda.
Significa che un nostro concorrente di maggior successo potrebbe essersi rifornito dello stesso materiale un mese prima e aver pagato quasi il doppio di quello che andremo a pagare noi.
Generalmente tali sistemi vengono adottati in economie di libero mercato, ovvero dove il governo non interviene in alcun modo sui comportamenti delle imprese.
Ma è sempre così? La risposta è no. Ho notato che persino in alcune attività italiane comuni come un bar, una falegnameria, un negozio di vendita di arredo ufficio, molto spesso vengono adottati tali sistemi e non ce ne accorgiamo.
Che convenga entrare in certe attività vestiti con la tuta da lavoro? 🙂 C’è sempre il rischio di trovare un venditore maleducato che vedendoci entrare un pò trasandati ci dice che il suo negozio non è per il portafoglio di chi ha davanti…. Se così dovesse essere, scartatelo, non sa vendere e difficilmente vi offrirà un buon servizio completo e ben organizzato anche dopo l’acquisto.

Il mio nuovo blog

Benvenuto nel nuovo Blog di ralph-dte.eu!

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Dalle bancarelle a mo’ di mercatino a 6 anni per dar via i vecchi numeri di Topolino, allo studio delle tecnologie più avanzate. Dalla tecnologia meccanica a quella dei materiali, dalle tecnologie per l’edilizia a quelle per la grafica, la strada è lunghissima; oltre 20 anni a dir la verità. E nel frattempo? Corse su kart e minimoto a noleggio o qualche vecchio kart messo a disposizione dalle scuderie per le quali ho lavorato dapprima come garzone, poi come meccanico/motorista/tecnico fin da quando avevo 16 anni. Battaglie a colpi di decibel, ruggiti, urli di potenza che non smetteranno mai di darmi il brivido lungo la schiena. Misano, Corridonia, Imola, Monza, Le Mans, Zandvoort… Problemi tecnici, problemi da risolvere, compagni di lavoro sbagliati, capi squadra e manager incapaci, problemi economici, lavori extra per trovare i fondi mentre studiavo, grandi Amicizie, grandi sacrifici, rinuncie… tutto ci è passato di mezzo, anche una tremenda crisi economica mondiale ed una situazione che non sembra dare segni di ripresa. In tanti mi hanno ispirato o dato una mano senza nemmeno saperlo, tante persone e tante situazioni mi hanno ostacolato. Le mie impressioni, i miei interessi, le mie passioni… su questo blog.

Ma io non sono qui a parlarvi di me. Anzi a dir la verità sono uno al quale non piace stare al centro dell’attenzione, sono uno normale credo, uno con i problemi di tutti i giorni, ma che sta scoprendo dei metodi, delle cose interessanti, che voglio condividere con voi appassionati di motori, con voi appassionati di tecnologie, di innovazione, di ingegneria, di imprenditoria, di scambi… Io sono qui per raccontarvi un qualcosa che per molti è storia vecchia, e per molti altri può esser fonte di ispirazione. Qualcosa che spero sia utile, sempre con la più grande umiltà.