Carburanti rinnovabili

Rubrica: The expert on the salmon
Titolo o argomento: Chiamateli pure carburanti alternativi, biocarburanti o carburanti rinnovabili

Grazie al recente cambio legislativo europeo in materia di carburanti rinnovabili, l’impulso di alternative ai combustibili fossili è tornato sotto la luce dei riflettori della stampa internazionale. Si è aperto un interessante dibattito su quali fonti energetiche favorire e sulla sostenibilità delle possibili alternative volte a migliorare l’efficienza energetica di ogni singolo paese. Nel contesto italiano, purtroppo, è venuto meno l’auge mediatico che ha invece travolto i nostri cugini europei. Probabilmente per colpa di una mancanza di cultura di base sull’argomento. Ci piacerebbe sopperire a questa lacuna informativa descrivendo quelle che sono le nuove direttive europee in tema di carburanti rinnovabili, un excursus sulle differenti fonti energetiche e sull’impatto che apporteranno alla nostra società nei prossimi anni.

Direttiva CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili

Ogni Stato membro assicura che i propri obiettivi nazionali generali obbligatori sono coerenti con l’obiettivo di una quota pari almeno al 20 % di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia della Comunità nel 2020. Ogni Stato membro assicura che la propria quota di energia da fonti rinnovabili in tutte le forme di trasporto nel 2020 sia almeno pari al 10 % del consumo finale di energia nel settore dei trasporti nello Stato membro. Per leggere il testo completo copia e incolla il seguente link sul tuo browser:

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:140:0016:0062:it:PDF

L’estratto del testo di legge citato in apertura è la grande rivoluzione che sta travolgendo il sistema energetico internazionale. L’Unione Europea ha fissato degli obiettivi generali obbligatori per portare al 20% la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili nel consumo elettrico e al 10% la quota di fonti rinnovabili in tutte le forme di trasporto.

Il primo obiettivo non si presenta come una grande sfida per il nostro paese. L’Italia già produce circa 75 TWh di elettricità da fonti rinnovabili, pari al 22% de fabbisogno nazionale lordo di energia elettrica. Questo valore percentuale è principalmente frutto della nostra capacità idroelettrica e geotermica, oltre agli sforzi che si stanno impiegando nell’ambito eolico e solare.

L’obiettivo obbligatorio del 10% di fonti rinnovabili per tutte le forme di trasporto risulta il grande problema per il nostro futuro a medio termine. Mancano solo 9 anni al 2020, e in Italia non si è ancora nemmeno presa in considerazione la strategia da intraprendere per raggiungere questo obiettivo. Il nostro consumo di biocarburanti quali il biodiesel e il bioetanolo è praticamente infinitesimale e lontano dalle aspettative di crescita del settore nel resto d’Europa. Attualmente siamo i quarti produttori Europei di biocarburanti ma la maggior parte della produzione è destinata ad esportazioni. Non è infatti prevista in Italia la possibilità di comprare biocarburanti allo stato puro nella stazione di rifornimento ma solo miscelati in percentuali comprese tra il 2% e il 7% con carburanti fossili. C’è bisogno di un forte cambio legislativo e sociale per raggiungere l’obiettivo obbligatorio che ci richiede l’UE e c’è poco tempo per attuarlo. Nei prossimi articoli valuteremo le differenti alternative che compongono il panorama dei biocarburanti, la loro efficienza energetica e le strade intraprese dai nostri vicini europei.

Articolo scritto da:
Ing. Gestionale Davide Mazzanti (www.thecoffeeroute.com)
in collaborazione con il blog ralph-dte.eu
 Leggi tutti gli articoli della rubrica “The Expert on the Salmon”
a cura dell’Ing. Gestionale Davide Mazzanti.

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E’ nata prima l’auto elettrica o l’auto con motore a scoppio?

Rubrica: The expert on the salmon

Titolo o argomento: L’auto elettrica aprì l’era dell’automotive (con curiose proposte imprenditoriali)

Forse non tutti sanno che i veicoli elettrici hanno cercato di prendere piede nella società sin dalla fine del 1800, e oggi la storia sembra ripetersi. Il chimico Pedro Salom e l’inventore Henry Morris attraversavano le strade di Philadelphia a bordo della loro “Electrobat”, una delle prime automobili al mondo, il 31 agosto 1894. Impiegarono soli due mesi per la costruzione di questo colosso di 2000 kg di peso di cui 750kg provenienti dalle batterie al piombo* che conferivano alla loro vettura  un’autonomia di 80-150 km. La Electrobat 2, molto più leggera di quella originale con una massa di soli 800kg, è stata utilizzata dal servizio taxi di Morris and Salom a Manhattan (la Electric Carriage and Wagon Company), che vantava un migliaio di passeggeri nell’aprile del 1897. Per attenuare il problema dell’autonomia della batteria, la Electric Storage Battery Company, che comprò la Electric Carriage and Wagon Company, commissionò un imponente sistema di sostituzione della batteria (swap battery system). Quando gli investitori ed i produttori furono coinvolti nel business il futuro sembrò promettente. L’espansione ebbe luogo e furono aperti uffici a Boston, New Jersey, Chicago, e Newport. Purtroppo, il successo del servizio di taxi elettrico fu di breve durata. La cattiva gestione, la mancanza di formazione dei conducenti e la scarsa cura delle batterie portarono alla sua scomparsa immediatamente prima dell’avvento dell’auto a scoppio.

Ora che l’industria dei veicoli elettrici (non solo auto ma anche moto e biciclette denominate e-bike) sta di nuovo guadagnando auge, grazie anche ad un continuo ed interessante studio effettuato su nuove tecnologie per realizzare batterie con prestazioni superiori, forse avremmo presto una riuscita versione moderna del prodotto che questi visionari sognarono oltre 100 anni fa. Inoltre la loro idea imprenditoriale di “servizio taxi elettrico” potrebbe tramutarsi in un interessante servizio di “ev car sharing” che diverse compagnie di autonoleggio stanno già pensando di attuare a breve.

Articolo scritto a cura di:
Ing. Gestionale Davide Mazzanti in collaborazione con il Blog ralph-dte.eu

Curiosità: la prima auto elettrica

Negli anni trenta (dell’ottocento) un imprenditore scozzese di nome Robert Anderson inventò la prima carrozza elettrica.

Curiosità: il primo veicolo con motore a scoppio

Enrico Bernardi iniziò nel 1874 i suoi approfonditi studi sperimentali sul motore a scoppio il quale fu inventato a Firenze da Eugenio Barsanti e Felice Matteucci nel 1853. Nel 1882 coprì con un brevetto industriale il motore a scoppio da lui progettato e realizzato (n.14.460) anticipando di qualche mese i tedeschi Benz e Daimler. Nel 1884 realizzò un triciclo in legno, per suo figlio, alimentato con motore a scoppio. Fu il primo veicolo al mondo mosso da motore a scoppio.

Curiosità: il primo veicolo a raggiungere i 100 km/h

Fu un’auto elettrica che, nella storia delle automobili, raggiunse per prima i 100 km/h. Accadde il 29 aprile del 1899 ed il record fu realizzato da Camille Jenatzy con la sua auto elettrica (Jamais Contente) che toccò i 105,88 km/h.

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Le vetture a trazione elettrica nacquero alcuni anni prima di quelle con motore a combustione interna, tuttavia la scarsa tecnologia delle batterie, l’inesistenza all’epoca di dinamo o alternatori ha portato ad una frenata evolutiva durato circa un secolo nella quale il motore a scoppio si è rivelato molto più pratico e meno problematico. A scapito però di un notevole impatto ambientale.

Autostrade elettrificate

Rubrica: The expert on the salmon
Titolo o argomento: Elettrificare le autostrade, un’implementazione possibile?

Ultimamente in questo blog abbiamo parlato più volte del futuro dell’automobilismo. Personalmente trovo che sia un argomento molto affascinante per via delle molteplici incognite; ciò permette un approccio creativo di problem-solving. Due dei punti più discussi circa le vetture elettriche sono la scarsa autonomia ed i tempi di ricarica. Molti si chiedono: “Perché dover sacrificare il proprio stile di vita in funzione delle necessità della macchina?”

Per rispondere in modo originale al problema della ridotta autonomia, ho preso spunto da un vecchio gioco del quale ero un timido appassionato: le Slot Car, meglio conosciute in Italia come Polistil. Con questo gioco si creavano circuiti automobilistici di plastica per mini-auto elettriche comandate attraverso l’uso di potenziometri con i quali si regolavano manualmente l’accelerazione e la decelerazione. L’idea di trasportare questo concetto al mondo reale non è così folle come potrebbe sembrare a prima vista. Si tratterebbe di realizzare un circuito di ricarica aerea che sorvoli le autostrade come già avviene per le linee ferroviarie ed i filobus. L’auto elettrica entrando in autostrada solleverebbe un connettore aereo il quale, collegato al circuito, si incaricherebbe di alimentare la vettura durante tutto il percorso in autostrada oltre a ricaricare le batterie per un secondo momento. In questo modo l’autonomia del veicolo aumenta notevolmente quando più è necessario.

Dal punto di vista meccanico, l’implementazione di un sistema di approvvigionamento elettrico aereo sarebbe piuttosto semplice: una sorta di antenna estraibile da attivare all’ingresso in autostrada. Inoltre da un punto di vista più economico si potrebbe prevedere al pagamento dell’energia assorbita dalla rete in concomitanza con il pagamento del pedaggio autostradale. L’unica difficoltà tecnica resterebbe l’infrastruttura, ma visto che l’investimento sarebbe facilmente recuperabile con la vendita di elettricità in autostrada potrebbe non essere uno scoglio insormontabile. Perché l’idea prenda piede basterebbe quindi coordinare uno standard tra i vari stakeholders (produttori di automobili e gestori di autostrade). Chissà che nel frattempo qualche auto designer non stia già spolverando la sua vecchia pista Polistil.

Ora la domanda è: “Arriveremo in pochi anni ad avere batterie più prestanti, con tempi di ricarica notevolmente ridotti e colonnine di ricarica sparse su tutto il territorio nazionale? Oppure verranno installate elettrificazioni aeree sulle autostrade? O ancora, assisteremo realmente alla nascita di impianti di ricarica wireless? O il futuro sarà ibrido?”

Articolo scritto da:
Ing. Gestionale Davide Mazzanti.
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*Per farsi un’idea, il pacco batterie della Tesla Roadster pesa circa 400 kg e quello della Nissan Leaf circa 300 kg

Sicurezza “informatica” stradale

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Rubrica: The expert on the salmon

Titolo o argomento: Sicurezza informatica stradale destinata alle vetture elettriche

Da ormai un paio di anni, ci stiamo abituando all’idea che il futuro dell’automobilismo sarà orientato sempre più alle vetture elettriche. Ovviamente i vantaggi sono indiscutibili: meno smog cittadino, maggiore efficienza di consumi, riduzione dell’inquinamento acustico e un lungo eccetera. Tutti conosciamo anche i retroscena che ne stanno frenando l’introduzione nel mercato, come il costo elevato delle batterie e la limitata autonomia (fatta eccezione per la Tesla Motors). Ma c’è una questione che per il momento è passata un po’ in sordina e che credo andrebbe analizzata prima del lancio massivo di auto elettriche sul mercato: la questione della sicurezza informatica.

Cosa c’entra la sicurezza informatica con un’auto elettrica? Più di quanto potremmo aspettarci. Spulciando tra le offerte che propongono i primi produttori di auto elettriche (in tutti i casi analizzati) sono presenti applicazioni per telefoni di ultima generazione che vi permettono di comandare/controllare la vostra futura auto. Grazie ad una centralina e ad un computer di bordo molto avanzati, queste applicazioni vi permettono un controllo praticamente assoluto della vostra vettura. La Ford ad esempio permette di visualizzare lo stato delle batterie, la telemetria di bordo, le statistiche di guida e la localizzazione dell’auto, mentre la Nissan addirittura vi permette di aprire e chiudere le porte, accendere l’aria condizionata e il motore stesso. Se da un lato alcune di queste funzioni possono migliorare l’esperienza di guida (statistiche relative all’uso dell’auto o stato di carica delle batterie) comodamente seduti sul salotto di casa, dall’altro altre possono arrecare un grave rischio tanto alla privacy del conduttore quanto alla sicurezza del proprio veicolo.

Il secondo caso è ovviamente il più grave. Un bravo “manipolatore informatico” in grado di sabotare il vostro telefono cellulare permetterebbe ad un ladro di  ottenere la posizione della vostra auto, aprire le porte e addirittura accendere il motore senza usare nessuno strumento che non sia un computer portatile. Una volta dentro, scollegando il GPS ed il sistema di trasmissione di dati, potrebbe avere il controllo completo della vostro mezzo senza possibilità di rintracciarlo.

La sicurezza della privacy, invece, è più subdola e potrebbe affettare a un’utenza più ampia di possessori di auto elettriche. Pensiamo per esempio allo stile di guida, ai chilometri percorsi ed alle abitudini del conduttore. Sono dati sensibili che farebbero gola all’industria automobilistica per realizzare campagne di marketing mirate ed alle assicurazioni che potrebbero offrire aumenti o diminuzioni della polizza in base ai nostri dati telemetrici. Interessante opportunità se fatto legalmente, ma molto rischioso qualora i dati vengano sottratti in modo opaco all’utente.

IL campo della sicurezza stradale informatica è ancora inesplorato ma, considerando l’enorme potenziale di crescita che ha il mercato delle auto elettriche, potrebbe essere un’interessante settore su cui orientare la propria carriera lavorativa.

Articolo scritto da:
Ing. Gestionale Davide Mazzanti.
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 Un interessante esempio di applet (realizzato per le future Ford elettriche) per il controllo della vettura elettrica tramite smartphone.

Ibrido benzina diesel. La proposta dell’Ing. Steve Ciatti.

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Rubrica: The expert on the salmon

Titolo o argomento: Proposte per motori ibridi benzina-diesel

Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un costante miglioramento dei consumi di carburante delle nostre autovetture. I due problemi principali legati ai consumi di carburante ovviamente sono da un lato l’elevato prezzo del combustibile (destinato ad aumentare) e dall’altro le emissioni inquinanti derivate dalla combustione. Grazie alle norme internazionali che pongono precisi limiti alle emissioni (le norme Euro), le case automibilistiche sono alla costante ricerca di innovazioni tecnologiche che permettano di ridurre il consumo di combustibile sacrificando il meno possibile le prestazioni della vettura.

Ing. Steve Ciatti – Argonne National Laboratory

Per gli acquirenti si è presentato molte volte il dilemma della scelta tra un performante motore a benzina o un risparmioso ed elastico motore diesel. Ma cosa si ottiene quando si incrocia un motore a benzina con uno diesel? Steve Ciatti, un Ingegnere Meccanico presso l’Argonne National Laboratory, ha qualcosa da dire in proposito. Ciatti crede che il risultato  di un tale incrocio sarebbe un “motore figlio” geneticamente superiore ai suoi genitori. Prendendo le caratteristiche genetiche migliori di entrambi i motori (per il diesel una buona efficienza, per il benzina basse emissioni di ossido di azoto e particolato) si potrebbe ottenere un ibrido considerato il Santo Graal della moderna progettazione di motori a combustibile liquido.

Esistono diversi modi per unire i due motori. Un esempio ne è la recente tecnologia ad accensione per compressione di carica omogenea (HCCI). Nel caso di Steve Ciatti però si sta adottando un approccio leggermente diverso tentando di utilizzare un combustibile con più basso numero di ottani (RON 80-85) rispetto alla tradizionale benzina disponibile (RON 95). Il vantaggio consiste in una benzina più facile da innescare, rispetto alla benzina attualmente in uso, ma non ancora al livello del carburante diesel. Utilizzando un motore diesel modificato (ovviamente privo di candele) l’alimentazione viene programmata in modo tale che gli iniettori spruzzino il combustibile due o tre volte prima che si verifichi l’accensione in prossimità del punto morto superiore. Le ripetute pre-iniezioni di carburante diffondono il carburante in modo più uniforme nella camera di combustione, riducendo le emissioni di particolato e di NOx rispetto ad un motore diesel tradizionale.

Il vantaggio di un basso numero di ottani del carburante è la sua facilità di raffinazione (interessante per le compagnie petrolifere) e la sua maggiore facilità di accensione in camera di scoppio. Il costo del carburante potrebbe essere quindi più basso della benzina normale (al netto delle accise) visto che si tratta di una raffinazione più grezza del petrolio.

Tuttavia vi è un rovescio della medaglia per questo motore ibrido benzina-diesel: un minore numero di ottani infatti favorisce il fenomeno della denotazione. Su questo aspetto si potrebbe sorvolare per l’appunto utilizzando struttura ed organi di un motore diesel*, in tal caso l’affidabilità non sarebbe compromessa.

Altro problema risulta essere una combustione meno generosa con conseguente calo del picco di potenza di circa il 25%. Questo potrebbe costringere il guidatore a ripetute ed abbondanti azioni sull’acceleratore con la conseguenza di un bilancio non del tutto favorevole. La curva di coppia invece rimarrebbe essenzialmente la stessa secondo l’Ing. Steve Ciatti.

Siamo pronti a scommettere che una larga fetta di automobilisti potrebbe anche decidere di sacrificare un po’ di potenza massima in cambio di una soluzione motore/carburante più risparmiosa.

Articolo scritto da:
Ing. Gestionale Davide Mazzanti.
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*Un motore diesel lavora essenzialmente per detonazione ed è progettato quindi con un  dimensionamento più generoso dei suoi organi (pistoni, bielle, albero motore, basamento) i quali sono chiamati a resistere a sollecitazioni ben più intense rispetto ad un motore a benzina.

Il ritorno del Fai da te (questa volta Open Source)

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Rubrica: The expert on the salmon

Titolo o argomento: Un nuovo modo di vedere il “Fai da te” e condividerlo con altri appassionati del tuo ramo

Tornando indietro nel tempo con la memoria mi ricordo di quando, appena bambino, osservavo con ammirazione il tavolo degli attrezzi di mio padre. Ci finiva sopra di tutto, dalle vecchie radio alla mia bicicletta e, alla fine della giornata, come per magia tutto tornava a funzionare. Era il mio primo contatto con le riparazioni domestiche.

Oggigiorno però il Fai da Te non solo è passato di moda ma, se si fa parte di quei pochi appassionati ancora interessati, è diventata un’impresa quasi impossibile da realizzare in  proprio. Da un lato la colpa è della maggiore complessità della tecnologia contenuta nei dispositivi (un motore di una moderna utilitaria è esponenzialmente più complesso di quello di una vettura di 50 anni fa) e dall’altro per la naturale riduzione dei prezzi di sostituzione (aprire un lettore mp3 e cercare di ripararlo viene a costare di più che comprarlo nuovo). Anche gli strumenti si sono evoluti, passando dagli indispensabili cacciaviti e saldatori a piccoli attrezzi di precisione chirurgica.

Ma ci sono alcuni progetti che invece tentano di riportare in auge il Fai da Te, con modelli OpenSource di hardware e software. Uno di questi, che mi è sembrato di particolare interesse, si chiama Arduino ed è una piattaforma per il controllo automatico di dispositivi elettronici (ad esempio una macchina fotografica o un irrigatore per un giardino). Una piattaforma che presenta la particolarità di avere il codice aperto ed estremamente personalizzabile. Una piccola scheda elettronica programmabile e gestita dalla comunità di appassionati che desiderano condividere lo sviluppo di un progetto.

Ma a cosa serve una cosa del genere?
Le possibili implementazioni sono limitate solo dalla fantasia degli utenti.
Eccone due esempi:
PHOTODUINO

Si tratta di un progetto Open Source per realizzare un sistema di controllo automatico per una macchina fotografica. Il progetto include la possibilità di collegare ad una normale macchina fotografica dei sensori (fotocellule, sensori sonori o laser) che permettono di realizzare scatti speciali. Per esempio è possibile immortalare un fulmine o settare un determinato livello di rumore per scattare la foto di un palloncino nel momento in cui esplode. Alcuni esempi di foto: galleria foto scattate.

Tutto questo mediante resistenze, condensatori, cavetti elettrici e un paio di transistor, reperibili in qualsiasi negozio di elettronica per pochi euro. Una volta montato tutto il sistema, è possibile configurare il controllo tramite firmware caricato direttamente nell’unità centrale Arduino e modificabile a piacimento.

Fai da Te Open Source

GARDENBOT

Un altro esempio di progetto Fai da Te completamente personalizzabile è Gardenbot. L’idea è quella di realizzare un piccolo giardino domestico (sia interno che esterno) completamente gestito da un cervello elettronico, il cui compito è quello di regolare il livello di irrigazione in base ai diversi parametri di ingresso. E’ possibile infatti collegare l’unità centrale Arduino a un sensore di irradiamento solare, salinità del suolo, umidità e così via. In congiunzione con un software che elabora questi dati in ingresso e li associa ad un modello matematico per l’agricoltura, è possibile veder crescere i nostri ortaggi senza preoccuparsi di innaffiare tutti i giorni. Chissà che non sia un primo passo verso un ritorno all’agricoltura biologica domestica. 😀

Fai da Te Open Source

La chiave del successo di questi progetti sono proprio i tanti appassionati che condividono le proprie esperienze. Per il resto, non ci sono scuse per non provarci: bastano pochi euro per comprare il materiale, scaricare i manuali e il software, e avere nel sangue lo spirito del Fai da Te!

Link interessanti: Auto a idrogeno Open Source

Articolo scritto da:
Ing. Gestionale Davide Mazzanti.
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Le impressioni dell’ing. Davide Mazzanti sulla Tesla Roadster

Rubrica: Le nostre prove
Titolo o argomento: Impressionante Tesla Motors

Quale miglior scenario che un torrido pomeriggio d’estate per provare di persona il perfetto connubio tra motorsport e ingegneria elettrica?

Grazie a Raffaele Berardi e al team di Ralph DTE ho avuto l’onore di vedere con i miei occhi e sfiorare con le mie dita il frutto delle ricerche della Tesla Motors, la ormai famosissima Tesla Roadster. Premetto che non sono un esperto di super sportive, e consiglio a tutti gli amanti del profumo di pneumatici bruciati di leggere la recensione tecnica qui. Il mio interesse per una vettura avanguardista come questa è più scientifico e mi piacerebbe condividere con i lettori alcuni interessanti punti di vista sul futuro della tecnologia elettrica.

Consapevole che la prima impressione è quella che poi rimane impressa più a lungo, posso dire che il mio primo approccio alla Roadster è stato di puro stupore. Memore di film come Minority Report e Blade Runner, sono rimasto senza parole nel vedere un’auto collegata a una presa di corrente, ricaricarsi come fosse un comune telefono cellulare. In soli cinque anni di ricerca e sviluppo, la Tesla Motors ha sfornato dalle proprie fabbriche di Palo Alto in California – stessa cittadina che ospita il quartier generale di Google – una versione riadattata della Lotus Elise alimentata elettricamente da batterie. Negli ultimi tempi sono stati presentati diversi prototipi elettrici con scarse prestazioni, ma Tesla è stata la prima azienda ad aprire le porte ad un futuro di auto in serie con prestazioni eccellenti ed autonomia simile, in alcuni casi migliore, delle vetture alle quali siamo abituati. La Roadster è il fiore all’occhiello di una tecnologia che racchiude alte prestazioni, grande autonomia e introduce novità importanti nel settore dell’automotive elettrico.

Appena si “scende” nell’abitacolo, si notano subito le differenze con un auto comune. Ovviamente non c’è il pedale della frizione, il contagiri lascia il posto al contakilowatt ed è presente di serie un computer di bordo che permette una visione completa di tutta l’elettronica di bordo. Anche l’indicatore del carburante è scomparso, in cambio troviamo un comodo display che ci ricorda di quanti chilometri di autonomia disponiamo e che si adatta automaticamente al tipo di guida che stiamo impiegando (sportiva o più rilassata).

Ma il cuore smette di pulsare durante un paio di secondi al premere il pulsante di accensione di questo bolide. Ci aspettiamo un grido di guerra, ma l’attesa è vana. Dalla Roadster esce solo un sibilo causato dall’impianto di raffreddamento delle batterie e dall’azionamento automatico dell’aria condizionata. Nient’altro. Se in un primo momento questa mancanza di rumore può causare instabilità emotiva, ci si abitua velocemente al piacevole suono del rotolamento dei pneumatici al suolo e l’udito si sofferma sui rumori ambientali, come il vento sul finestrino abbassato e addirittura i suoni della natura intorno al circuito. Peccato non aver potuto guidarla senza hardtop.

Dopo aver scaricato i 250 cavalli a terra ed aver provato l’accelerazione da aereo in decollo, mentre l’adrenalina si disperdeva nell’organismo, ho immaginato un futuro fatto di auto elettriche. Un futuro in cui poter circolare nel centro storico di una città e sentire la gente che parla, respirando la brezza del mare e tornando e vivere i piaceri ormai delegati alla vita di campagna.

Oltre al silenzio infatti, il motore ci regala un’altra particolarità. Non c’è tubo di scarico… perché non ci sono scarichi! Vi rimando alla galleria fotografica  per poter apprezzare pienamente le foto del posteriore e della prova su strada. Non si vedono nuvole di gas, a parte quelle causate del surriscaldamento dei pneumatici durante accelerazioni improvvise.

Che sia finalmente giunta la fine dello smog e dell’inquinamento acustico? E’ presto per dirlo, ci vorranno anni e molto impegno prima che l’elettrico si trasformi in uno standard per l’industria automobilistica. Ma visto il traguardo raggiunto dagli ingegneri della Tesla in soli cinque anni, forse immaginarne a breve un largo uso non è una previsione poi così azzardata. Ovviamente dovremmo attendere una produzione di massa di vetture elettriche per avere un abbassamento dei prezzi, ma già oggi possiamo beneficiare nella riduzione del prezzo del “pieno” derivato dall’uso dell’energia elettrica rispetto alla benzina/gasolio. Sono pronto a scommettere che lo sviluppo di queste vetture crescerà parallelamente all’adozione di impianti casalinghi per la produzione autonoma di energia elettrica, e credo che alla Energy Resources (che ci ha concesso la vettura per la prova) condividano la mia visione.

La Tesla Roadster probabilmente sarà ricordata come una capostipite, come una pietra miliare tra un passato di auto inquinanti e un futuro di trasporto verde. Prepariamoci psicologicamente a scegliere il nostro prossimo modello di automobile in base alla durata delle batterie, al loro tempo di ricarica, alla loro vita utile e alla facilità di ricarica. Prepariamoci ad un elettrizzante futuro elettrico.

Articolo scritto da:
Ing. Gestionale Davide Mazzanti.
 Leggi tutti gli articoli della rubrica “The Expert on the Salmon”  a cura dell’Ing. Davide Mazzanti

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Prova Tesla Roadster

Auto elettriche: idee per fare il pieno gratis

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Rubrica: The expert on the salmon

Titolo o argomento: Auto elettriche e pieno gratis – parte 2

Auto elettriche

Idee per fare il pieno gratis

Mentre in America si punta sul marketing elettrico, in Europa non stiamo di certo a guardare.

La IAV è un’azienda tedesca dal nome impronunciabile (Ingenieurgesellschaft Auto und Verkehr) che ha recentemente brevettato un sistema per ricaricare le auto direttamente in strada. L’idea è quella di un’autostrada a pagamento che permetta  di ricaricare le batterie dell’auto durante il percorso tramite un sistema wireless. Effettivamente grazie all’induzione elettromagnetica è possibile trasportare energia elettrica senza la necessità di un cavo e questo principio abbinato ad un ricevitore elettromagnetico montato direttamente sul fondo della macchina permette la completa ricarica.

Ecco una breve animazione di questa tecnologia:

Download Ricarica wireless

La Nissan è la prima marca di auto che prevede di inserire un dispositivo di ricezione wireless sulle proprie vetture garantendo un’efficienza del 90%.

Un ulteriore scenario previsto per questo tipo di tecnologia, è quello di installarlo in strade urbane e interurbane molto trafficate, così da permettere in un futuro il completo abbandono delle stazioni di ricarica, visto che sarà possibile recuperare tutta l’energia necessaria direttamente in strada. Per questo servizio ovviamente sarà previsto un costo, ragione per cui ogni auto avrà un codice ID collegato al proprietario a cui verranno consegnate le fatture relative alla reale energia assorbita. Grazie a questo sistema si risolve il problema dei lunghi tempi di ricarica e della corta autonomia della batteria.

Se infatti la batteria è agli sgoccioli sarà sufficiente scegliere un percorso alternativo che comprenda una strada dotata di ricarica elettrica wireless per poter continuare a viaggiare senza preoccuparsi di fermarsi a fare il pieno.

Mi piacerebbe concludere con una soluzione forse meno interessante ma sicuramente molto creativa. Questa volta viene dalla Spagna, dal gruppo Telefónica che ha presentato un piano di riutilizzo per le proprie cabine telefoniche. Se infatti nel ventunesimo secolo quasi tutti abbiamo un telefono cellulare e il ruolo delle cabine telefoniche è venuto a mancare, Telefónica ha proposto nell’ultimo consiglio di amministrazione di convertire tutte le cabine telefoniche presenti in Spagna in punti di ricarica per auto elettriche. Questo permetterà a migliaia di persone di ricaricare il proprio veicolo mentre sta comodamente parcheggiato, magari in pieno centro, senza preoccuparsi di niente.

L’idea è semplice e attuabile sin da subito. Ovviamente il quadrato di parcheggio più vicino alla cabina sarà riservato alle auto elettriche, e scendendo dall’automobile sarà sufficiente inserire la propria tessera identificativa nella cabina e lasciare che l’auto si ricarichi. Si inizia quest’anno da Madrid, e poi l’iniziativa sarà allargata anche a Barcellona e Siviglia nel 2010.

Sicuramente vedremo fra pochi anni spuntare molte altre iniziative,

secondo voi chi ha più possibilità?

Articolo scritto da:
Ing. Gestionale Davide Mazzanti. Inviato dalle isole Canarie
.

Note

Vorrei aggiungere al prezioso articolo scritto da Davide alcuni spunti. Le auto verranno fornite di un ID per il pagamento della reale energia utilizzata per la ricarica delle batterie. Probabilmente la risposta delle aziende produttrici di batterie (in accordo con le case automobilistiche per vender più auto) sarà quella di investire per creare batterie estremamente più longeve e con una maggiore autonomia. In seguito potrebbero ipotizzare di fornire (come già è stato fatto su diversi prototipi) le stesse auto con pannelli fotovoltaici che ricaricano le batterie mentre si è in marcia.

Inoltre nell’aspetto ecologico c’è da considerare che se le batterie non saranno poi così durature anche dal punto di vista del numero di ricariche che è possibile eseguire e quindi della vita utile del dispositivo, sarà necessario spendere molto denaro “pubblico” per lo smaltimento di un rifiuto così largamente inquinante. Il rovescio della medaglia è dietro l’angolo.

Anche l’inquinamento da onde elettromagnetiche al giorno d’oggi offre una molteplicità di dubbi circa la salute dell’uomo. Un pò come avviene per i cellulari e molti dei dispositivi più moderni…

Auto elettriche: Il pieno gratis

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Rubrica: The expert on the salmon

Titolo o argomento: Idee per fare il pieno gratis – parte 1

Auto elettriche

Idee per fare il pieno gratis – parte prima-

Continuiamo a parlare di auto elettriche, ma questa volta da bravi economisti ci interesseremo di uno di quei problemi che fino a poco fa scoraggiava l’avvento della nuova tecnologia. Quando per la prima volta abbiamo parlato di auto elettriche, abbiamo terminato dicendo:

“C’è ancora molta strada da percorrere prima che il petrolio venga definitivamente sostituito. Il principale problema restano le infrastrutture, c’è bisogno di molta sperimentazione, investimenti e di standard internazionali.”

A questa piccola riflessione c’è da sommarne un’altra: il costo del carburante. Sembra scontato per molti che l’elettricità costi meno della benzina. Bisogna invece prendere in considerazione serie misure di espansione dell’industria elettrica se pretendiamo che tutti  i mezzi di trasporto del futuro (o molti di essi…) dipendano da questa fonte.

E’ interessante osservare come oggigiorno alcune imprese abbiano già preso la palla al balzo e trasformato questi problemi in opportunità per crescere nel futuro mercato dell’elettricità stradale.

Un primo esempio?

Andiamo negli Stati Uniti, dove è stata creata la prima autostrada “elettrica”. E’ la 101, il ramo che va da San Franscisco a Los Angeles, ed è provvista di 5 stazioni di ricarica elettrica. La curiosità è che è possibile ricaricare gratis in qualsiasi stazione di rifornimento la propria Tesla Roadster (che è l’unico modello attualmente venduto negli USA) in circa 3 ore.

E se il tempo di ricarica sembra assurdamente lungo, è proprio questo il motivo per cui l’offerta è valida. Infatti queste stazioni di rifornimento sono associate alle filiali della banca Robobank, che invita i propri clienti a lasciare la loro auto parcheggiata a ricaricarsi mentre compiono le proprie azioni finanziarie presso la filiale. O mentre mangiano in uno dei ristoranti annessi che fa capo allo stesso gruppo imprenditoriale.

Insomma l’offerta di ricaricare completamente il “serbatoio” dell’auto è un invito a spendere le tre ore nel centro commerciale della stazione di rifornimento.

E’ un’idea senza dubbio interessante e, se pensiamo al futuro, possiamo immaginarci centri commerciali, cinema, ristoranti, stadi, parchi giochi e chi più ne ha più ne metta, offrendo ai propri clienti la sosta-ricarica gratis come strategia di marketing.

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L’offerta diventa ancora più appetitosa se, come nel caso di una delle cinque stazioni di rifornimento dell’autostrada 101, l’energia elettrica è generata direttamente da un grande impianto fotovoltaico che ricopre il parcheggio e la zona del centro commerciale.

Continua…

Articolo scritto da:
Ing. Gestionale Davide Mazzanti. Inviato dalle isole Canarie.