Risparmio energetico – Efficienza dei LED

Una nota casa produttrice di lampadine ha condotto uno studio interamente basato sull’analisi del ciclo di vita (LCA) dei led e lo ha messo a confronto con quello delle normali lampadine. I calcoli includevano anche l’energia utilizzata durante il processo produttivo. E’ inevitabilmente emerso che i LED godono di una netta maggiore efficienza anche tenendo conto dell’energia assorbita per produrli.

Il responso ha messo in evidenza che nel corso del proprio ciclo di vita, dalla produzione all’utilizzo, le lampadine a incandescenza (ovvero le tradizionali lampadine di sempre) assorbono ben 5 volte l’energia utilizzata dalle lampade fluorescenti compatte CFL (ovvero le lampade più conosciute come “a risparmio energetico”) e dai LED.

E’ emerso che sia le lampagine a risparmio energetico che quelle a LED utilizzano nel corso della loro vita utile meno di 670 KWh (chilowatt ora) mentre le normali lampadine ad incandescenza si spingono ben oltre i 3.000 KWh (circa 3.300 KWh) con un risparmio che raggiunge lo spaventoso valore dell’80%.

Le case produttrici di questa ormai nota tecnologia dichiarano di poter migliorare ancora i rendimenti dei sistemi di illuminazione a LED e non hanno incertezze nell’affermare la possibilità di raggiungere un rendimento 6 volte superiore a quello delle lampadine ad incandescenza.

Ricordiamo che oltre il conteggio energetico che va dalla produzione all’uso di lampade a led si è tenuto conto anche delle varie emissioni prodotte dai gas serra, il potenziale di pioggia acida, l’eutrofizzazione ed il rilascio di componenti chimici pericolosi. I LED rientrano efficientemente nei requisiti degli standard internazionali ISO.

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Simili sistemi di illuminazione sono consigliati soprattuto in negozi e locali pubblici dove i faretti alogeni portano i consumi letteralmente alle stelle.

Tramonto dell’illuminazione tradizione: lampadine alternative

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Rubrica: The expert on the salmon
Titolo o argomento: Tramonto dell’illuminazione tradizionale

Tramonto dell’illuminazione tradizionale

Tipologie di lampadine e alternative già presenti in commercio

Dal passato due di settembre, le classiche lampadine a incandescenza sono state messe al bando del Parlamento Europeo.
Per essere più precisi, tutte quelle lampadine di taglio uguale e superiore ai 100W non si potranno più produrre ne commerciare. E progressivamente anche quelle di taglio più piccolo scompariranno fino ad essere completamente bandite nel settembre 2012.
Questa forzatura dell’Unione Europea fa parte di un più ampio progetto di rinnovamento dell’illuminazione, che è uno dei più importanti sprechi pubblici, se si valuta il fatto che un’alternativa esiste e funziona anche bene.

Ma è davvero conveniente passare ad una lampadina a risparmio energetico?

Certamente, vediamo il perché.

Innanzitutto distinguiamo tra i tre tipi maggiormente diffusi di lampadine attualmente in commercio:

  • Incandescenza
  • A scarica
  • LED

– Incandescenza –

In questa categoria rientrano tutte quelle lampade basate sull’irraggiamento di fotoni generato dal surriscaldamento di un elemento metallico (principalmente tungsteno). Risalgono ormai al lontano 1860 e nel corso del tempo sono state migliorate solo in minima parte. Il peggior difetto è che la maggior parte dell’energia viene sprecata sotto forma di calore, ottenendo un’efficienza luminosa di soli 13,8 lumen/watt.
La luce emessa dalle lampade ad incandescenza crea una distorsione cromatica, dovuta a una bassa temperatura di colore, che però risulta piacevole alla vista. Ciò però la rende incompatibile con qualsiasi lavoro che preveda una perfetta resa cromatica. Oltre a questi inconvenienti, c’è la scarsa durata della lampadina stessa causata dall’usura del filamento di tungsteno che tende a rompersi dopo circa 1000 ore di attività.
Una evoluzione è la lampada alogena, al cui interno viene aggiunto un gas (iodio o kripton) per aumentare la temperatura di funzionamento e migliorare la resa visiva. Anche il rendimento migliora di circa un 50%. (16,7lm/W)

Queste lampadine sono sì economiche da produrre, pero a cambio generano ogni anno migliaia di tonnellate di rifiuti difficilmente smaltibili. Questo sommato alla pessima resa in termini di lumen generati per watt di energia utilizzato, sono le principali ragioni che hanno spinto l’UE a escluderle dal commercio.

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– A Scarica –

Le cosidette lampadine a risparmio energetico.

Sono le principali alternative alle lampadine tradizionali disponibili del mercato dell’illuminazione. Spesso vengono chiamata erroneamente lampade al neon (contengono in prevalenza mercurio o sodio) e sono utilizzate già da tempo per l’illuminazione di edifici pubblici e commerciali. La luce emessa varia secondo la tecnologia utilizzata, passando dal rossastro nel caso del mercurio fino al bianco brillante degli ioduri metallici. Una caratteristica comune a tutte le lampade a Scarica è però la generazione di luce ultravioletta che viene schermata per non nuocere alle persone con le quali viene in contatto.
Il tipo più comune di lampada a Scarica è la lampada a Fluorescenza, realizzata ricoprendo il bordo interno della struttura della lampadina con una sostanza a base di fluoro che ha la funzione di catturare la luce ultravioletta e convertirla in luce visibile, aumentando l’efficienza luminosa. Tale resa è compresa tra 80 e 100 lumen/W, circa sei volte superiore a quella di una lampadina tradizionale.
Di conseguenza, sarà sufficiente una lampadina a fluorescenza di 24W per illuminare come una classica di 125W, con un evidente risparmio finale sulla bolletta.
Anche la durata è superiore, tra le 6000 e le 12000 ore di vita utile in base al modello.

Tuttavia anche le lampade a Scarica hanno i loro svantaggi tra i quali il prezzo più elevato, ed il tempo di accensione. Occorrono di alcuni secondi per arrivare alla massima luminosità. Un ulteriore punto a sfavore è la presenza di metalli altamente inquinanti come il mercurio che ne rendono difficoltoso il recupero.

– LED –

E’ il futuro dell’illuminazione. Al livello attuale dello sviluppo non sono ancora in grado di sostituire pienamente le lampade a fluorescenza, però si stima che entro pochi anni saranno la soluzione economica ed efficiente al problema dell’illuminazione ad ogni livello. Probabilmente rivoluzioneranno il modo di concepire la luce in ambiente domestico e professionale e chissà che non segnerà la fine di lampade e lampadari. Il modulo a LED infatti è composto da un diodo che emette luce al passaggio di energia elettrica, quindi senza bisogno di utilizzare gas. Questo permette una buona miniaturizzazione della lampadina, oltre a poter contare su un modulo di supporto grazie al quale la luce emessa è regolabile nello spettro di colore RGB. In questo modo da un singolo punto di luce si possono realizzare diverse configurazioni di illuminazione (bianca per lavorare o tonalità più “calde” per una serata rilassante in casa).

A questi vantaggi si aggiunge l’elevato rapporto “flusso luminoso/energia” previsto di circa 150lm/W. Più di dieci volte quello delle lampadine al tungsteno.
Bisognerà però aspettare che la tecnologia si consolidi per vederli comparire a prezzi competitivi sui banconi dei supermercati.

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Per concludere

Dopo questa sintetica panoramica sui vari tipi di sistemi di illuminazione in commercio, è facile capire il perché dell’obbligo di liberarsi delle vecchie lampadine. Come abbiamo visto il problema principale è lo spreco di energia causato da una tecnologia antiquata -solo l’1% dell’energia assorbita si converte in luce- oltre alla scarsa durata che si traduce in problemi ambientali. Da segnalare inoltre che proprio in questi giorni, molti comuni stanno regalando lampadine fluorescenti proprio per accelerare il passaggio ad un nuovo stile di illuminazione.

Articolo scritto da:
Ing. Gestionale Davide Mazzanti.

Tecnologie in Edilizia – Chi pensa all’acqua?

Casa intelligente 

Vi presento il lavandino di Jelmer Moorman

Non ci sarebbe alcun bisogno di commenti, ma voglio aggiungere: Quanta acqua lasciamo scorrere mentre ci facciamo la barba o ci laviamo i denti? Ci sono vari modi per recuperarla di cui parleremo in seguito… ma si parte dalla prevenzione no? 😀

Tecnologie in Edilizia: La domotica – 1

Quanti di voi ancora non la conoscono?

Scopritela con noi : )

Il termine domotica deriva dal greco domos (δοµος) che significa casa e ticos (τικος) suffisso che indica le discipline di applicazione.

Avete presente tutte quelle particolari routine all’interno della vostra casa che vorreste “si facessero da sole”? O quantomeno vorreste programmarle in modo che si svolgessero in modo automatico esattamente come voi desiderate.

Oggi vi è una nuova frontiera della tecnologia che si occupa dell’automazione domestica:

La Domotica.

A dire il vero esiste da molti anni, ma solo oggi che abbiamo una presenza elettronica molto maggiore nella nostra vita ed alla quale ci siamo abituati gradualmente, iniziamo ad accettare il pensiero che un computer centrale si occupi per noi di tante piccole cose.

E’ inverno. Tra due ore torneremo a casa dal lavoro… La casa è particolarmente fredda. Nessun Problema. Una centralina (dalle dimensioni alquanto ridotte) si occuperà di rilevare la temperatura dentro casa e accendere i riscaldamenti con il dovuto anticipo. Oppure perchè no? Li attiveremo noi da lavoro chiamando con il nostro cellulare touch screen. Basterà cliccare sull’icona del riscaldamento e selezionare la temperatura che gradiremo trovare a casa alle otto questa sera…

Se proprio non riesci a svegliarti la mattina se non hai il sole in camera e se non riesci a dormire la notte con le persiane aperte, non c’è problema… La centralina aprirà per te alle 7:00 persiane, tapparelle o portelloni… La musica partirà in automatico dentro le stanze di casa tua e… in questo campo non ci sono limiti alla fantasia. Programma tutto quello che vuoi.

Inoltre la Domotica oggi è più che mai utile per ottimizzare i consumi domestici di energia ad esempio. Ti permette di risparmiare sul riscaldamento se abbinata ad un ottimo isolamento termico/acustico. Ti permette di risparmiare sui consumi di corrente elettrica rilevando la giusta illuminazione per ogni stanza ad esempio e spegnendo la luce in automatico se tu non sei presente in una stanza da diverso tempo.

Niente di invadente, niente che tu non possa programmare, niente che tu non possa inserire, disinserire, escludere.

Puoi controllare:

  • Illuminazione interna/esterna

  • Tende motorizzate

  • Porte e finestre motorizzate

  • Impinato di climatizzazione

  • Impianto di riscaldamento

  • Impianto Home theatre

  • Impianto di allarme e difesa della casa

  • Impianti di sicurezza: antincendio, fughe di gas, allagamento, mancanza di energia elettrica improvvisa)

Puoi comandare il tutto tramite un interfaccia come quella visibile nelle foto in basso, o tramite interruttori simili nella forma a quelli comuni, o ancora tramite cellulare a distanza : )

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Tu chiedi. La casa fa.

Per maggiori informazioni, puoi contattarci e richiederci l’installazione di impianti Domotici nella tua nuova casa se sei nostro cliente (visita l’articolo delle nostre nuove soluzioni oppure guarda la pagina “Edilizia” in alto)

Tecnologie in Edilizia – L’importanza del tetto -2-

Tetti ben fatti

Le caratteristiche meccaniche tecnologiche di un ottimo tetto

Un buon tetto si caratterizza per un insieme di requisiti indispensabili che agiscono in maniera sinergica e garantiscono il massimo comfort e il maggior risparmio energetico in ogni stagione.
Si possono distinguere fra quelli meccanici, riguardanti la tipologia della struttura, e tecnologici.

REQUISITI MECCANICI: la resistenza
La struttura portante di ogni tetto nelle due tipologie principali (piano continuo di un solaio in latero-cemento o discontinuo di un solaio in legno) deve sopportare carichi permanenti (strutturali) e sovraccarichi accidentali, riconducibili principalmente all’azione di agenti atmosferici, come la neve o il vento:

  • per pendenze che vanno dai 20° ai 60°, in cui la neve si accumula in strati che possono scivolare verso il basso, la normativa prevede la necessita’ di distribuire sulla copertura elementi fermaneve, disposti per file parallele alla linea di gronda in quantita’ proporzionale alla criticita’ della situazione;

  • la forza del vento agisce in maniera distribuita o localizzata, sotto forma di turbolenze e vortici: in questo caso esercita una pressione soprattutto sulle linee di bordo, di gronda, di colmo, che vanno accuratamente ancorate.

 

REQUISITI TECNOLOGICI: controllo delle condizioni “igrometriche” del manto

 

La porosita’ naturale delle tegole nei manti in laterizio rende le coperture relativamente permeabili, e cioe’ traspiranti e resistenti all’acqua allo stesso tempo.
Dopo precipitazioni abbondanti, pero’, le tegole imbibite d’acqua si asciugano velocemente solo esternamente per l’azione del sole e del vento: se non si provvede in qualche modo, l’intradosso puo’ rimanere umido per lungo tempo, originando possibili fenomeni degenerativi delle tegole stesse e degli strati sottostanti.

Uno dei modi per mantenere temperatura e umidita’ il piu’ possibile uniformi fra esterno e interno e’ adottare una micro – ventilazione sottomanto, posando a secco gli elementi del manto su supporti (listelli di legno) paralleli od ortogonali alla linea di gronda (fig. 1).
Una pendenza intorno al 35% e’ sufficiente per determinare differenze di pressione e temperatura tra la linea d’ingresso dell’aria (linea di gronda) e la linea di uscita (linea di colmo), necessarie per innescare il movimento dell’aria nell’incavo creato. Naturalmente la linea di gronda e quella di colmo devono essere libere da ostruzioni.

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La micro – ventilazione sottomanto puo’ essere incrementata mediante speciali tegole d’areazione.

REQUISITI TECNOLOGICI: controllo delle condizioni “igrometriche” del tettoScambi termici in inverno e in estate
Il tetto svolge un ruolo rilevante nel bilancio energetico degli edifici: migliorarne le prestazioni termiche influisce positivamente sul microclima interno, riducendo i consumi energetici dovuti a riscaldamento e raffrescamento e di conseguenza l’inquinamento ambientale. I due parametri essenziali in questo senso sono:

  • l’isolamento termico, che si determina quantificando le dispersioni termiche in periodo invernale;

  • la ventilazione, che consente di ridurre il flusso termico entrante nel periodo estivo e di smaltire il vapore interno nel periodo invernale.

Durante il periodo invernale, un buon tetto deve limitare le dispersioni termiche e accumulare il calore fornito dall’irraggiamento solare, in modo da poterlo rilasciare lentamente negli ambienti interni durante la notte. E’ necessario quindi uno strato isolante che, posizionato all’estradosso del solaio di copertura (al di sotto e non interposto ai listelli di ventilazione, fig. 2), sia in grado di migliorare il controllo dei ponti termici e limitare i fenomeni di condensa.
Un altro aspetto da non sottovalutare e’ il controllo degli eventuali ponti termici in corrispondenza dei cordoli e delle travi in cemento armato.

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Un tetto con un buon sistema di ventilazione garantisce invece un generale raffrescamento naturale degli ambienti sottotetto, con conseguente aumento del comfort e diminuzione dei costi. Si puo’ realizzare come ventilazione sottomanto:

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oppure, in presenza di sottotetto non abitato, si puo’ attivare mediante aperture contrapposte ubicate nelle chiusure verticali; in questo caso lo strato termo-isolante andra’ posto all’estradosso dell’ultimo solaio interpiano.
Controllo della condensa interstiziale
La condensa interstiziale si forma di solito in inverno negli strati esterni di chiusura, quando il vapore interno, migrando verso l’esterno, incontra materiali ad elevata impermeabilita’. Questo si verifica quando questi strati si trovano sopra lo strato termo – isolante.

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Fra le possibili soluzioni si può:

  • “bloccare” il vapore ascendente sotto lo strato termo – isolante con uno strato a elevata impermeabilita’ al vapore (polietilene, membrane bituminose), detto barriera al vapore.

  • diffondere l’eventuale vapore attraverso il tetto, anziché bloccarlo, con una membrana impermeabile e traspirante che, resistendo al vento e all’acqua, permette il passaggio all’esterno del vapore, impedendo di fatto la formazione della condensa interstiziale.

     

Tecnologie in Edilizia – L’importanza del tetto -1-

Tetti ben fatti 

Il corretto isolamento nelle coperture 
Isolamento adeguato ai limiti di trasmittanza riportati nel decreto legislativo n.311

Il rendimento energetico nell’edilizia e’ un argomento affrontato in Italia dal Dlgs n. 311/2006 che, in vigore dal 2 febbraio 2007, fornisce i nuovi parametri di riferimento sulle dispersioni di calore per tutti gli edifici nuovi e ristrutturati. Il provvedimento e’ un intervento necessario in vista di un risparmio energetico che nei prossimi anni dovrebbe diventare sempre piu’ consistente in un paese, come il nostro, dove all’edilizia si riconduce il 40% circa dei consumi energetici totali.

Valori limite, zone climatiche, soglie temporali

Nello specifico, la normativa fornisce i valori limite di trasmittanza termica (espressa in Kwh/m2k) per tutte le superfici dell’edificio, in modo da stabilire un grado di isolamento ideale. Questi valori non sono univoci per tutto il paese ma variabili in funzione della zona climatica dei vari Comuni di appartenenza.

Il territorio italiano e’ stato infatti suddiviso in 7 zone climatiche, che vanno dalla zona A (in cui rientrano i Comuni piu’ caldi) alla F, (che comprende i piu’ freddi): i valori di trasmittanza diventano progressivamente piu’ bassi dalla A alla F, dove la richiesta di riscaldamento e’ maggiore e l’involucro degli edifici deve riuscire a disperdere all’esterno la minor quantita’ possibile di calore.

Inoltre e’ previsto che tali limiti diventino ogni anno piu’ severi, fino al 1° gennaio 2010, come si evince dalla seguente tabella, che riporta i dati relativi alle coperture:

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Arginare la dispersione di calore dal tetto

E’ stato calcolato che in ogni edificio il 25-30% circa delle dispersioni termiche avviene attraverso il tetto. L’isolamento di questa parte incide dunque in maniera rilevante sul risparmio energetico complessivo e deve essere realizzato non solo scegliendo con attenzione il materiale isolante, ma impiegando anche un corretto spessore, in modo da verificare quanto previsto dalla normativa.

Di seguito sono riportati due esempi di calcolo utili per individuare il corretto spessore del materiale isolante in relazione alla zona climatica e alle 3 soglie temporali.

I calcoli sono stati eseguiti sulla seguente stratigrafia:

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1) intonaco per interni a base di calce e gesso, spessore=1,5 cm;
2) solaio in latero cemento 16+6, spessore=22cm; massa volumica 1800 kg/m3 (resistenza termica 0,33 m2K/W, desunto dalla UNI 10355 rif.2.1.03);
3) camera non ventilata spessore=5 mm;
4) strato isolante EPS 100, con coefficiente di conducibilita’=0,034 W/mK;
5) camera debolmente ventilata spessore=60 mm;
6) pannello multistrato OSB;
7) guaina bituminosa ardesiata spessore=3,5 mm.

Secondo la norma UNI 6946, se la copertura e’ ventilata va trascurato il contributo resistivo delle tegole e dell’aria. La massa delle tegole ai fini del calcolo e’ trascurabile, di essa non si sfrutta l’inerzia, essendoci una camera di ventilazione.

Gli ottimi valori di trasmittanza termica dell’EPS, unitamente agli altri materiali che compongono la stratigrafia, coprono tutti i limiti previsti dal Dlgs, se considerati nei due diversi spessori da 6 e 8 cm. In particolare:

con strato EPS da 6 cm si verificano tutti i valori richiesti fino alla zona climatica C, nelle ultime due soglie temporali (2008-2010):– massa: 295,91 kg/m2
trasmittanza U: 0,36 W/m2K
– fattore di attenuazione: 0,1527
– sfasamento: 9h 15′

con strato EPS da 8 cm si verificano tutti i valori richiesti fino alla zona climatica F, nell’ultima soglia temporale (2010):– massa: 295,91 kg/m2
trasmittanza U: 0,29 W/m2K
– fattore di attenuazione: 0,1489
– sfasamento: 9h 21′

 

Impianti fotovoltaici: Tipologie di impianto

Rubrica: Impianti fotovoltaici

Titolo o argomento: Tipologie di impianto

L’effetto fotovoltaico consiste nella trasformazione della radiazione solare (diretta e diffusa) in energia elettrica. Questa avviene all’interno della cella fotovoltaica, costituita da un sottile strato, compreso tra 0,25 e 0,35 mm, di materiale semiconduttore, molto spesso silicio, mono o policristallino.

Un impianto fotovoltaico e’ formato da un insieme di apparecchiature, fra cui la più evidente è certamente il generatore fotovoltaico, costituito da numero variabile di stringhe, costruite con pannelli (formati a loro volta da un insieme di celle fotovoltaiche) in numero variabile, per ottenere la potenza voluta.

Tipologie e caratteristiche degli impianti fotovoltaici. Esistono due tipi di sistemi fotovoltaici: gli impianti con accumulo (o “a isola”) e gli impianti connessi alla rete. Hanno alcune componenti in comune, fra cui, fondamentali, i moduli fotovoltaici stessi.

Quelli del primo tipo sono elettricamente isolati e autosufficienti e dispongono di una batteria di accumulo che puo’ conservare l’energia raccolta dall’irraggiamento solare e permettere un uso differito dell’energia elettrica.

Quelli connessi alla rete, invece, iniettano direttamente nella rete nazionale l’energia prodotta. Sono questi che permettono agli edifici (abitazioni private, aziende, ecc.) di produrre energia elettrica autonomamente, con un doppio vantaggio: una detrazione dalla bolletta di tutti i kWh prodotti dall’impianto e una monetizzazione di tutta l’energia prodotta dall’impianto.
Fisicamente, sono composti da:

  • moduli fotovoltaici, che trasformano in energia elettrica a corrente continua l’irraggiamento solare captato durante il giorno;
  • inverter, con il compito di trasformare l’energia da corrente continua a corrente alternata, rendendola utile ad essere utilizzata per le comuni apparecchiature domestiche;
  • dispositivi che controllano e misurano la quantita’ di energia prodotta e scambiata con la rete.

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L’integrazione architettonica. Esistono diverse tipologie di installazione, suddividibili fra non integrate, parzialmente integrate e integrate:

– Gli impianti non integrati alle architetture sono quelli realizzati a terra, su strutture apposite oppure installati sulle copertura ma in modo non complanare alla superficie su cui sono installati;

– Quelli integrati alla struttura invece sostituiscono parzialmente gli elementi di copertura, di schermatura e che hanno un ridotto impatto visivo. Quelli su copertura sono fissati ad elementi esistenti (tegole, lastre di cemento, ecc.) in maniera complanare.

L’impianto architettonicamente integrato nell’edificio fa aumentare l’incentivo statale in conto energia, oltre a produrre un gradevole effetto estetico.

Orientamento dell’installazione. Per un’installazione ottimale i pannelli devono essere esposti verso sud, e in Italia devono avere un’inclinazione di circa 35°-40° gradi (30° per l’Italia meridionale, 35°-40° per il centro-nord), per ottenere la massima produzione annua di energia. Se si desidera aumentare la produzione in una stagione piuttosto che in un’altra, occorre modificare l’angolo in modo da rendere la superficie dei pannelli sempre ortogonale alla luce incidente: in estate si ottiene riducendolo fino a 10°- 15°, d’inverno alzandolo fino ad un massimo di 60° rispetto all’orizzonte.

Il luogo dell’installazione, ovviamente, deve risultare sempre privo di ombra.

Tecnologie in Edilizia – Risparmiare energia

Il laterizio, un valido contributo al risparmio energetico 

A causa dell’apparente abbondanza di combustibili fossili, negli ultimi decenni l’industria edilizia ha colpevolmente trascurato quegli accorgimenti costruttivi che, da soli, potrebbero fare la differenza in termini di risparmio energetico, tutela ambientale e sicurezza. Integrati negli attuali sistemi costruttivi, infatti, gli impianti di riscaldamento invernale e di condizionamento dell’aria estivi sono responsabili ogni anno di un’incredibile emissione di anidride carbonica, che l’atmosfera ormai non puo’ piu’ sopportare. E’ un dovere di tutti interessarsi al tema della sostenibilita’ anche in materia edilizia.

Un sistema semplice e antico

Gli antichi ce lo insegnano: costruire muri di grande spessore e’ il modo piu’ semplice per trattenere il calore all’interno degli ambienti durante l’inverno e lasciar fuori la calura in estate. Capace di sostituire in tutte le loro funzioni i dispositivi ausiliari di termoregolazione che utilizzano grandi quantita’ di energia e rilasciano sostanze tossiche nell’atmosfera, e’ anche il metodo costruttivo piu’ economico, meno inquinante, sicuro e rispettoso dell’ambiente.

La considerazione si basa su dati precisi. L’ANDIL (Associazione Nazionale Degli Industriali dei Laterizi), impegnata da tempo nella diffusione dei principi della sostenibilita’ edizia e dei mezzi per realizzarla, ha recentemente finanziato uno studio sulla funzione della massa dell’involucro edilizio in relazione al consumo energetico: il risultato e’ stato che la massa consente un risparmio energetico fino al 30% in piu’ rispetto alle pareti leggere a parita’ di trasmittanza termica, sia in fase di riscaldamento invernale che di rinfrescamento estivo.

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Pareti in laterizio: [A] con isolante nell’intercapedine (1 intonaco esterno, 2 laterizio semipieno, 3 intercapedine, 4 isolante termico, 5 forato in laterizio, 6 intonaco interno); [B] monomuro (1 intonaco esterno termocoibente, 2 blocchi in termolaterizio, 3 malta cementizia, 4 intonaco interno); [C] con laterizio faccia a vista (0 coloritura interna, 1 intonaco interno, 2 forato in laterizio, 3 isolante, fibre di legno, 4 intercapedine d’aria, laterizio a vista).

Caratteristiche del laterizio

Il laterizio, cosi’, assume un’importanza del tutto nuova sullo sfondo delle recenti problematiche ambientali ed energetiche. Oltre a questo tipo di vantaggi, assicura ottimali condizioni di comfort e di qualita’ dell’abitare perche’ e’:

Particolarmente longevo: con una manutenzione praticamente nulla, mantiene perfettamente inalterate le proprie prestazioni strutturali, termo-acustiche ed estetiche;

Sicuro per le persone che vi vivono a stretto contatto, in quanto privo di emissioni di sostanze nocive;

A ridotto impatto ambientale, anche grazie alla possibilita’ di essere riutilizzato una volta dismesso;

Resistente agli incendi.

L’importanza della certificazione

La certificazione energetica di un edificio e’ molto utile e aiuta a stabilire com’e’ stato isolato, coibentato e quindi in quale grado puo’ contribuire al risparmio energetico.
La comunita’ europea ha dato da tempo indicazioni circa la certificazione energetica degli edifici: la Direttiva 2002/91/CE e’ stata formulata proprio con lo scopo di sensibilizzare gli utenti sugli aspetti energetici da considerare nel momento della scelta dell’immobile. Il suo recepimento e’ avvenuto in Italia attraverso i d.lgs. 192/05 e 311/06, che stabiliscono le caratteristiche che si devono tener presenti ai fini della classificazione degli edifici in merito alla prestazione energetica, punto di partenza per un’adeguata certificazione.

A questo fine, fra le altre cose, ANDIL ha firmato un importante protocollo di intesa con CasaClima, associazione protagonista nella certificazione energetica degli edifici.
La targhetta CasaClima aiuta a valutare l’efficienza di un edificio nonche’ a prevederne i costi di gestione, evidenziandone l’entita’ del fabbisogno di calore secondo due classificazioni: la classe di isolamento termico e la qualita’ dell’impiantistica.