Rubrica: Crisi, osservazioni e riflessioni
Titolo o argomento: Uscire dalla crisi
Più corretto sarebbe stato dire come evitarla. Una volta entrati in un periodo di crisi è difficile sapere quando realmente terminerà. Si possono solo avanzare delle ipotesi sulla base di dati. Una cosa è certa, in Italia c’è un detto che non sempre è vero: “Sei fai una cosa sola la fai meglio!” Molte volte sento amici e conoscenti dire a persone che fanno più di una cosa: “Ne fai troppe…” oppure “Ne vuoi troppe…” Anche questa affermazione andrebbe pesata. Non è affatto detto che fare più di una cosa porti svantaggi.
Vediamo perchè. Le prime aziende che vanno in crisi, sono quelle che producono un solo bene o servizio. Questo implica necessariamente che, quando tale bene o servizio avrà richieste in calo o non sarà ricercato affatto, l’azienda produttrice rischierà grosso e dovrà escogitare l’impossibile per tirare avanti. Guarda caso in paesi con altre mentalità questo fenomeno si verifica ma in maniera meno preoccupante.
Come mai? Perchè infondo non possiamo pensare che con un’aspettativa di vita di 100 anni (ve lo auguro a tutti…) dobbiamo acquistare per forza 20 utilitarie (tanto per fare un esempio) altrimenti le case produttrici non lavoreranno a sufficienza. Significherebbe lavorare tutta la vita solo per comprare auto e, oltretutto, non è detto che ci si riesca o che ci interessi ovviamente. C’è anche chi per lavoro ne acquista persino di più ma sono eccezzioni dovute a particolari esigenze, non fanno testo.
Allora come comportarsi? Il mercato, è saputo e risaputo, va secondo dei cicli, quando arriva il turno di un prodotto in particolare, questo si vende da solo -vedi tutti i negozi alla moda che abbiamo visto alternarsi ognuno nella propria generazione – ma quando arriva il momento di passare il testimone, se produci una cosa sola: è crisi. Non ci sono alternative, non ti puoi buttare su un altro settore che va meglio o che, se non altro può compensare perdite e offire mantenimto per l’altro che non va. Produrre in più direzioni può salvare la situazione a patto che ne siate capaci. Richiede ingenti sforzi ed obbliga a fare un mestiere per pura passione. Potresti non riuscire mai a trarne grandi profitti ma manderesti avanti aziende anche familiari subendo comunque gli alti e bassi del mercato, con effetti minori. Diverse aziende asiatiche non producono solo auto o moto ad esempio… Producono anche moto ad acqua, strumenti musicali, mezzi agricoli, motori per aeroplani, attrezzature di vario tipo…
Poi ci sono aziende del nord Europa come la Electrolux. La più prestigiosa casa al mondo di elettrodomestici in termini di qualità assoluta. Va in crisi anch’essa ovviamente ma con effetti molto minori in quanto produce sì ottimi elettrodomestici, ma si occupa di molti altri settori: dagli elettrodomestici ai fiori finti, dalle moto (quando possedeva Husqvarna) ai robot, dalla Nautica al tempo libero (caravan, camper, roulottes), dalla purificazione dell’aria (anche depurazione dell’acqua utlimamente) ai rimedi per le allergie.
Ora, capirete da soli che l’Electrolux, per chiudere, deve andare in crisi in tutti questi settori e in tutti gli altri che non ho elencato… Deve succedere proprio una supercrisi da fine del mondo… Altrimenti non ne vedo il modo. Quando un’azienda che punta a crescere si muove in più direzioni (senza per questo arrivare all’eccessivo esempio di Electrolux), con un settore che va meglio solitamente compensa quello che va meno bene. Non è il caso di Grandi industrie automobilistiche che producono solo ed esclusivamente auto o annessi e connessi quali camion, trattori, furgoni ecc…
Naturalmente ci si deve pensar prima e non essendo cosa facile, non è detto che si riesca a guardare sempre avanti nel modo migliore. Ci si aspetta che il petrolio sia la fonte di energia per sempre… Si fa di tutto affinchè lo sia ma, se nel frattempo non hai pensato ad altro, puoi attendere con calma il giorno in cui il tuo motore a benzina non potrà più essere alimentato e chiuderai i battenti.
Quindi saper fare più cose può sicuramente darti un vantaggio anche nel tuo piccolo. Se sai fare solo la cassiera del supermercato ad esempio, puoi aspettarti il giorno che le casse saranno tutte elettroniche, nasceranno dispute sul fatto che la gente preferisca incontrare una persona con cui parlare anzichè un computer, ma state tranquilli che se servirà per risparmiare lo faranno e se nel frattempo avrai imparato a lavorare a maglia con un metodo o uno stile tutto tuo, sopravviverai (si tratta solo di un esempio per capire il concetto che voglio esprimere). E’ ovvio anche che uno su mille ce la fa (come diceva la nota canzone).
Il ruolo dell’istruzione. Da qui si ritorna al concetto fondamentale dell’istruzione che secondo me in Italia è carente dal punto di vista pratico. Non siamo in grado nelle scuole di enfatizzare le passioni che hanno gli studenti. A lezioni gli si chiede solo la maledetta pappardella che devono imparare a memoria per prendere l’agognato 7 e stare in pace fino alla prossima interrogazione. Questo non forma l’Italia.
Cosa ci vuole a chiedere ad uno studente cosa gli piace, che passioni ha o, nel caso non lo sappia ancora, quanto meno stimolarlo? Certo non saranno tutti dottori in carriera, avvocati impressionanti, ingegneri rivoluzionari, idraulici bravi, meccanici di talento, carpentieri esperti, elettricisti bravi, falegnami artistici, commercianti di classe, chef o baristi capaci, tecnici informatici svegli o sportivi vincenti… Ma saranno sicuramente molto più di quello che le scuole italiane tirano fuori da decenni. “Sì certo, devono sapere cos’è la seconda guerra mondiale o un babilonese ma se poi escono con il tanto sudato diploma per poi non combinare nulla e cercare solo il posto fisso, allora sì che le crisi arrivano e anche con cicli più fequenti”.
Le cose si guardano alla radice, non compreremo venti automobili nella vita per evitare la chiusura della casa automobilistica. Sarà la casa automobilistica a stupirci con idee geniali e noi a desiderarla fortemente.
Ah Raffa caro è un piacere leggere le tue riflessioni, e un peccato vedere che nessuno commenta. Chissà per timidezza o forse per un po’ di vergogna, o invece solo perché i tuoi articoli sono sempre così esaustivi che aggiungere qualche parola sembra rovinare un libro ben scritto e editato. Però io sono uno di quelli che ama scrivere le note a matita a bordo pagina, anche solo per evidenziare un concetto.
Mi piace evidenziare in questa pagina del tuo librone informatico, la migliore soluzione che fin’ora abbia sentito riguardo alla crisi. O meglio, riguardo al modo di uscirne.
Mi trovi totalmente d’accoro proponendo la conoscenza, lo studio, la fantasia e l’istruzione in generale come soluzione ad un periodo in cui “l’economia non si trascina da sola”.
Parlando di cicli, storicamente i cicli di crisi sono stati tra i più importanti nella storia dell’uomo, perché sono stati quelli dai quali si sono ottenute le migliori rivoluzioni tecniche o filosofiche.
Nessuno si sarebbe scomodato a proporre la rivoluzione agricola, o le varie rivoluzioni industriali, se non si fossero trovati nella condizione di non avere scelta. Innovare o morire. Chiaramente i libri di storia raccontano solo la storia dei vincitori, di quelli che hanno saputo crescere e tralasciano i vari fallimenti. Ma vale la pena ricordarli per sottolineare come il provarci, in un modo o nell’altro, porta alla vittoria.
Poi chi si era già preparato, con un buon livello di istruzione, o semplicemente con una forte dedizione al proprio lavoro/passione ha saputo innovare con successo e scrivere il proprio nome nella storia.
Nessuno sa quale sarà la più vincente delle alternative che verranno proposte in questo momento che stiamo vivendo, però scommetto che vedremo nei prossimi giorni piccoli rivoluzioni giornaliere ideate da persone che credono fortemente nella possibilità di cambiare le cose con le proprie mani.
Effettivamente credo di mettere i lettori in un certo imbarazzo nello scrivere dei commenti. Diversi preferiscono mandare una mail, ad alcuni di essi rispondo tramite la rubrica “Le domande dei lettori”; altri invece preferiscono non commentare mai. Da un lato però mi fa molto piacere che non sia uno di quei blog dove la gente si insulta come succede spesso sul web. Preferisco che i visitatori siano persone con una certa dedizione al ragionamento ed al rispetto delle idee altrui. Tramite i nostri software sappiamo comunque che i lettori sono aumentati anche se spero che questo non comporti un futuro disordine.
Circa la tua osservazione è proprio vero che ci muoviamo solo quando non abbiamo più scelta. Persino io che parlo di vari temi devo ammettere che prima di dare il colpo di coda lasciavo che tutto intorno a me avesse la meglio su di me e, proprio quando non ce la facevo più né economicamente né da un punto di vista umano ho letteralmente reagito 🙂
Grazie per il tuo commento. Non ti devi preoccupare del fatto che è lungo, va benone 😀