Si può migliorare il Q.I.?
La faccenda del QI è più complicata di quanto sembri. L’intelligenza non è qualcosa di astratto che si sviluppa (e si misura) nel vuoto e in assoluto. La misuri applicandola: per esempio, alla soluzione di un problema. O al compito di rispondere alle domande di un test.
Ma per capire le domande devi avere delle competenze: per esempio, la conoscenza della lingua in cui le domande sono fatte, e la capacità di leggere. La cosa sembra ovvia ma non lo è. Quando sono stati fatti i primi test di intelligenza, negli USA, agli inizi del secolo scorso,le persone di colore risultavano sistematicamente meno intelligenti degli occidentali. Qualche bello spirito ha pensato bene di usare questa evidenza per sostenere che le persone di colore fossero “biologicamente” da meno. Mica vero! Semplicemente, le persone di colore mediamente erano meno scolarizzate: quindi avevano in misura minore le competenze (in primo luogo linguistiche) necessarie a riuscire bene nei test e, purtroppo, anche in molte altre cose.
Giusto per capirci: prendi Einstein bambino, sbattilo in un orfanotrofio in un paese sottosviluppato e non mandarlo nemmeno in prima elementare. Vedrai che da grande non arriva a scoprire la teoria della relatività, e che nei test sul QI ha risultati peggiori dei tuoi. Insomma: nasci con un QI potenzialmente alto o basso, ma quel che fai dipende dall’ambiente in cui cresci, dalle opporunità che hai e da quanto ti dai da fare per metterle a frutto.
Si è scoperto da poco che il cervello è plastico fino a tarda età: cioè che può continuare a imparare per tutto il corso della vita. A meno che non arrivi la fregatura dell’Alzheimer (demenza precoce).
Certo, col tempo tutti noi perdiamo un sacco di neuroni, ma aumentano le sinapsi, cioè le connessioni tra neuroni, che sono la cosa davvero importante per pensare. Fra l’altro: in un recente, bell’articolo sul Corsera Edoardo Boncinelli, un neuroscienziato italiano, ha scritto che intelligenza è soprattutto capacità di fare connessioni riprendendo, con questo, le tesi del matematico Poincaré che 100 anni prima (1906, Scienza e metodo) scriveva che creatività è la capacità di creare connessioni nuove e utili tra elementi esistenti.
Insomma: sono la tua competenza linguistica e la tua apertura culturale a renderti intelligente in quanto capace di fare molte connessioni tra le molte cose che sai (hai notato che di qualcuno mica tanto sveglio si dice che “non connette”?) e a darti anche gli strumenti, se lo vorrai e se avrai la fortuna di incontrare qualche buon maestro, per migliorare in matematica o negli scacchi.
Fonti:
E. Boncinelli, Il cervello, la mente e l’anima – Mondadori
A. Oliverio, L’arte di pensare – Rizzoli
Don Milano – Scuola di Barbiana – Lettera a una professoressa