La continua lotta contro il sistema Italia: La legislazione – Parte 2

Rubrica: Così è la vita

Titolo o argomento: Risolvere i problemi dell’Italia da soli

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La Firma digitale
(e la comunicazione della PEC al Registro delle Imprese)

La Firma Digitale l’abbiamo ottenuta semplicemente senza alcun problema, l’abbiamo attivata con una semplice procedura fornitaci con il PIN a corredo, ci siamo dotati dei software necessari agevolmente scaricati online sui siti web ufficiali e l’abbiamo usata. Quindi? Quindi vorrei scrivere due righe su qualcos’altro che ha visto la Firma Digitale al centro della mia attenzione. Come espresso nel primo paragrafo del precedente articolo, dal 1 Luglio 2013 è diventata obbligatoria per le imprese la Posta Elettronica Certificata; ottenerla è necessario ma non sufficiente. E’ indispensabile infatti comunicarla agli uffici competenti affinché questi poi la possano utilizzare per le comunicazioni “Pubblica Amministrazione – Impresa”.

Per tale comunicazione ipotizzavo fosse sufficiente recarsi con un documento presso gli uffici competenti ed aggiornare i dati relativi alla propria Partita Iva. Così non è stato e così non è ora (al momento in cui scrivo). In Italia, anche per comunicare l’indirizzo di posta elettronica, ci vuole una procedura che probabilmente nel 2050 scopriremo essere in qualche modo anch’essa collegata al disastro del Vajont. Così arrivato con mio padre allo sportello dedicato, pronto per comunicare orgoglioso il suo agognato indirizzo PEC (dopo i famosi circa 40 giorni), la signorina ci comunica che non è possibile comunicarlo di persona, nemmeno con tutta la documentazione del caso. Come fare quindi?

«Mi dispiace si deve rivolgere ad un professionista.».
«Cioè?».
«Ad un commercialista… deve pagare un commercialista che ce la comunicherà.».
«Vale a dire che devo pagare una persona alla quale io comunico verbalmente la mia PEC e che poi la dà a voi?».
«Sì!»
«Che bello!».

Costo dell’operazione propinatoci circa un centinaio d’Euro. Per comunicare un indirizzo di posta elettronica?!?! Tornato allo stato di quiete mentale mi rimetto all’opera e dopo varie “suppliche” rivolte a persone competenti scopro che si può comunicare “da soli” il proprio indirizzo di Posta Elettronica Certificata e lo si può fare gratuitamente; come? Con la Firma Digitale. Fiuuu, meno male. Anche questa è finita bene, ma che difficoltà e poi… perchè non mi è stato detto subito?

Per questa vicenda ridendo e scherzando è passata un’altra settimana tra il momento in cui abbiamo iniziato il tentativo di comunicare la PEC al Registro delle Imprese di persona e quando ci siamo riusciti realmente tramite il Web mediante l’ausilio della Firma Digitale.

La richiesta di una semplice Visura
(e la Sicurezza Web della carta prepagata ricaricabile)

Un giorno mi sono recato in Camera di Commercio per richiedere una Visura Camerale. Distrattamente l’ho ritirata senza pensare si trattasse di una versione cartacea che non potevo inviare al mio destinatario tramite posta elettronica. L’indomani mi sono informato sulle modalità per averla in formato digitale pdf ed ho scoperto che posso acquistarla sul relativo sito web. Vado per effettuare l’acquisto online e, al momento del pagamento mi viene notificato che la mia carta prepagata ricaricabile non è idonea per completare l’acquisto.

Sicuro che non poteva andare tutto liscio, oramai tranquillo (ma non rassegnato), contatto il fornitore della mia carta prepagata ricaricabile (una carta di pagamento di debito, la versione alternativa della carta di credito) per avere delucidazioni in merito. Dopo un paio di attese di circa un quarto d’ora l’una (tutto sommato ordinarie in Italia) vengo a sapere dall’operatore che, per ragioni di sicurezza (ad esempio in caso di furto o di clonazione) ora è necessario comunicare il proprio numero di cellulare al fornitore della carta prepagata ricaricabile. In tal modo quando si compie un acquisto online viene inviato un messaggio sul telefono cellulare contenente un codice da inserire in schermata nella fase conclusiva della procedura d’acquisto. Così, se si ha solo la carta, la procedura non può essere completata.

Tra la comunicazione del mio numero di cellulare e la riabilitazione della carta prepagata ad effettuare acquisti online sono passate altre 24 ore. Ad ogni modo apprezzo questa maggiore sicurezza ma le cose non credo stiano realmente così. Se ad esempio la carta è abbinata ad una società che offre servizi di pagamento digitale (vedi ad esempio PayPal) e si effettua un pagamento tramite quest’ultima, il denaro verrà scalato dalla carta prepagata abbinata senza che sia necessario l’inserimento di alcun codice di sblocco (correggetemi pure se sbaglio). Io personalmente avrei piacere che mi venisse fornito e poi richiesto sempre, ad ogni tipo di utilizzo della carta.

In questo modo diventano due i rari motivi per i quali utilizzo un telefono cellulare*, il primo se rimango in panne con un veicolo, il secondo se devo confermare un acquisto con la mia carta ricaricabile 🙂

Ad ogni modo altri 3 giorni passati prima di ottenere la documentazione necessaria, altri 3 giorni di impegni rimandati, di viaggi avanti e indietro per uffici, di telefonate, di attesa di risultati e conferme. Ce n’è sempre una…

*Chi mi conosce, di persona o perchè ha letto diversi miei articoli, sa che io ed il telefono cellulare proprio non ci intendiamo… Se lo gradite potete leggere articoli come “Istruzioni per diventare scemi oggi” e “Le regole che non esistono” (terzo capoverso), i cui link sono riportati in basso  tra i Link Correlati.

Continua…

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Istruzioni per diventare scemi oggi
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Posta Elettronica Certificata

Dal 1 Luglio 2013 la Posta Elettronica Certificata diventa obbligatoria per le comunicazioni tra imprese e pubblica amministrazione. Il valore legale diviene a tutti gli effetti quello di una Raccomandata con Ricevuta di Ritorno. Questa forma di informatizzazione rappresenta un metodo più agevole di comunicazione, un metodo più rapido (consegna istantanea), evita le code agli uffici postali nonché le spese per le Raccomandate, l’uso di un veicolo una volta di più, le relative spese per il carburante, il parcheggio, lo stress nel traffico… insomma, sinceramente, ha molti lati positivi*.

Così mi è stato chiesto dai miei familiari di cercare un servizio di Posta Elettronica Certificata piuttosto semplice, a buon mercato e che fosse riconosciuto tra i servizi autorizzati, quindi ritenuti validi a norma di legge. Al momento della mia ricerca si spaziava addirittura da servizi ipersofisticati del costo di circa 30 Euro al mese fino ai più modesti, ma comunque validi e a norma, servizi forniti per 5 Euro all’anno. Dov’è allora il problema?

Ho scelto la Posta Elettronica Certificata di una veterana azienda italiana, il prodotto è valido, autorizzato, ha un prezzo adeguato al servizio offerto e non sembra dare alcun problema. Tutto bene se non fosse che per ottenerlo a momenti devo ricorrere ad un’intelligenza superiore, magari aliena. Ci sono voluti oltre 40 giorni per tentare di ottenere il prodotto, numerose telefonate, giri per uffici, appuntamenti telefonici non rispettati, fax, ricerche. Una immane logorante perdita di tempo. Persino chiamando l’apposito numero verde, gli operatori che rispondono non sanno offrire una soluzione alle mie semplici domande e, di conseguenza, indicarmi il servizio più adatto. Quando affermo “Persino chiamando l’apposito numero verde…” intendo dire che negli uffici competenti accadeva la medesima cosa per cui cercavo di rivolgermi, per un confronto, agli assistenti online.

Da un semplice ufficio venivo “spedito” in un ufficio dotato di “commerciale” nel quale la mia richiesta era ritenuta, a dir poco, di ridotto interesse. Invece di soddisfare la mia richiesta, gli agenti mi invitavano in men che si dica ad accomodarmi per sentire quali altre numerose offerte potevano in realtà fare al caso mio (ovviamente nessuna delle quali di mia necessità). Nessuno sembrava mostrare interesse per le mie reali esigenze, nessuno risultava debitamente informato e preparato in materia. C’era chi sosteneva che dovessi per forza aprire 5 caselle di Posta Elettronica Certificata (chissà poi per quali ragioni) e chi non sapeva se dovessi aprire una casella per “privati” o per le “imprese”, c’era poi chi sosteneva che il tipo di PEC da me scelto avrebbe comportato per forza un indirizzo lunghissimo dopo la chiocciola (@ – at) perchè la tale offerta restituiva come svantaggio un nome più scomodo. Insomma ho sentito le cose più strampalate, nessuna delle quali è poi risultata essere vera.

Il risultato è stato che per ottenere “solamente” quel che chiedevo, al prezzo corretto, ho dovuto imparare da solo tutta la procedura interna della tale azienda per aprire “autonomamente” una casella di Posta Elettronica Certificata, quali uffici centrali contattare, i relativi numeri di FAX, quali documentazioni fornirgli, come i responsabili degli uffici commerciali formulavano (o avrebbero dovuto formulare) la richiesta, quali step seguire fino all’ottenimento del prodotto. Insomma bypassare il blocco. In circa “2 giorni” ho ottenuto quello che in oltre “40 giorni” non sono riuscito ad ottenere dagli uffici competenti ed ho imparato numerose cose sulla burocrazia italiana che non avevo altrimenti modo nemmeno di ipotizzare.

Il bello è stato che la procedura l’ho eseguita in modo talmente corretto che nessuno mi ha chiesto come mai la stessi inviando io autonomamente; semplicemente mi è stato fornito il servizio richiesto. Semplicemente come doveva essere senza che perdessi un mese e mezzo nel demandare a terzi.

Siamo solo al primo passo della mia carrellata e già potete notare cosa, per circa un mese e mezzo degli ultimi due anni, sia stato immeritatamente al centro dell’attenzione in casa mia quando le priorità erano ben altre.

*Puoi leggere un’interessante lista di Pro e Contro su Wikipedia copiando e incollando il seguente link: https://it.wikipedia.org/wiki/Posta_elettronica_certificata

Adeguamento della Policy sui Cookie

Diventa obbligatoria su ogni sito web dal 2 Giugno 2015. Prima di questa data è inutile descrivere il fermento ed i timori maturati come la gramigna sul web. Nessuno sembra realmente capirne a fondo qualcosa. Si temono multe di migliaia d’Euro non perchè non ci si vuol mettere in regola ma perchè non si comprende come si fa. Tutti cercano di copiare gli altri o chi ritengono sia più affidabile, diversi ricorrono a professionisti legali i quali, spesso, ammetono di non aver ben chiaro nemmeno loro come si scriva una Cookie Policy perfettamente corretta. Molti si chiedono perchè non sia stato fornito un testo di esempio per ogni casistica, ogni tipologia di cookie (tecnici, di profilazione, di terze parti). Alla fine ognuno si butta, come ad un esame al quale ci si presenta titubanti, spuntando l’opzione “Come la va, la va… speriamo bene”.

La soluzione per me è stata l’andarmi a studiare le tipologie di Cookie riportate su autorevoli fonti legali, inserirle complete di descrizione sul sito nell’apposita sezione e informare i lettori circa quali tipologie usiamo e quali no. Non c’è molto altro da dire se non che, nell’ansia, sono state spese circa altre 2 settimane degli ultimi 2 anni (può sembrar poco ma parliamo comunque di mezzo mese e, fidatevi, quando siete abituati a farne tante dalla mattina alla sera, impegnarsi solo per un cavillo per 2 settimane è estenuante). Rimangono comunque numerose incertezze sul tema se non che essendo il più sinceri possibile con i lettori e informandoli adeguatamente su ogni minimo dettaglio e facendo in modo che il tutto sia facilmente visibile, probabilmente sarete del tutto a posto o correrete il rischio minore.

Pagamenti elettronici

Sono obbligatori? Non sono obbligatori? Per quale motivo (reale) obbligarli? Ed è giusto obbligarli? E’ tutto realmente come sembra? Dal 1 Gennaio 2014 il POS diventa obbligatorio per tutti o, meglio, questo è quello che sembra ad una prima occhiata leggendo quello che si trova “in giro”. La realtà (ma verificate voi stessi perchè potrei sbagliare) è che il nostro paese non ha obbligato direttamente nessuno. Leggendo bene la legge in presenza di legali preparati (trovate le fonti sui siti web ufficiali dei relativi Ministeri e sulla Gazzetta Ufficiale) si evince infatti che nessun commerciante o professionista può esser multato se trovato sprovvisto di un sistema di pagamento elettronico ma, se un cliente dovesse lamentarsi dell’assenza di questa modalità di pagamento, potrà denunciarvi alle autorità competenti che si occuperanno di multarvi secondo le disposizioni vigenti**. Arzigogolato ma ormai routine per noi italiani che, del resto, siamo tra le persone più intelligenti ed in gamba al mondo anche perchè allenati a confrontarci tutti i giorni con difficoltà multidimensionali di questo tipo.

Per affrontare la situazione nel migliore dei modi mi sono rivolto sia in banca sia ai miei amici semplicemente laureati in legge o esercitanti in quanto iscritti all’albo. Ne sono venute fuori di tutti i colori al punto da ispirare la scrittura di un articolo (che verrà presto inserito tra i link correlati in basso) completamente dedicato alle informazioni raccolte ed alle assurde vicende occorse in particolar modo in banca. Luogo dove la direttrice con cui ho parlato, vedendo il mio grado di comprensione, si è inacidita permettendosi addirittura di esternare un insulto diffamatorio con una stupefacente bassezza da tifoseria ubriaca in preda al testosterone. Sconcertante esternazione di cattivo gusto, perfettamente evitabile e da persona gravemente ignorante in materia, nonché da licenziamento in tronco per diffamazione verso un cliente. Con quale diritto infatti la direttrice avanza una grave offesa? La risposta, di carattere psicologico, è che costei si è alterata ed ha virato sull’acidità quando si è vista rifiutare, grazie alle valide alternative da me trovate, un preventivo di spesa di circa 5000 Euro (in 5-6 anni) qualora avessi accettato il suo specifico sistema di pagamento elettronico. Allo stesso tempo ha visto che conoscevo sia quanto realmente richiesto dalla legge sia i metodi di pagamento elettronici alternativi forniti a prezzi decisamente più vantaggiosi (facilmente collegabili ad un notebook, un tablet, uno smartphone) e si è sentita con le spalle al muro nel non poter “obbligare” la sua soluzione. E’ così andata su tutte le furie ed a stento si è controllata (anche se credo si sia pentita già un instante dopo l’esternazione).

Una curiosità. Poco prima, quando la conversazione era ancora cordiale, stavamo parlando del mio particolare prototipo di bici elettrica con cui mi ero recato in banca (si era accorta del mio inusuale casco) ed aveva già manifestato il suo dissenso verso il prodotto affermando che se tutti avessimo una bici simile chi acquisterebbe più la benzina? Al di là del fatto che la bici è una bici e l’automobile è un’automobile e non servono ulteriori spiegazioni sulle loro differenze ed utilità (e che quindi la Direttrice ignora che nella società di oggi si utilizza inutilmente il SUV anche per coprire 500 metri tra casa e la tabaccheria o l’ufficio postale o l’alimentari), ebbene, a parte questo, da cosa deriva tutto questo astio verso un mondo che inevitabilmente cambia? Il mondo attuale le ha mandato storto qualche piano? Pretende tutto rimanga congelato per sempre nel periodo storico che più le è garbato?

Per fortuna, ci tengo a precisarlo, trattasi di una Direttrice di passaggio, oltre che un caso raro, nella tale filiale e che con le sue colleghe precedenti c’è sempre stato un vivo rapporto di cordialità e apprezzamento reciproco per tantissimi anni ed, anzi, han sempre ammirato le mie tecnologie. Quindi questo paragrafo non vuole assolutamente influenzarvi a pensare che oggi le Direttrici (o i Direttori) siano così ma, più semplicemente, che mi è capitata una cosa tanto assurda quanto rara (per fortuna) per il semplice motivo di disporre di “un’alternativa”.

Anche per questa vicenda sono passati altri due mesi (e oltre) degli ultimi due anni. Le varie vicende sono state affrontate quasi tutte una alla volta, quindi i tempi si son cumulati e non accavallati. Questo per far capire quanto petulante possa esser stato dare inizio ad un normalissimo upgrade.

**Chiedete sempre conferma al vostro legale, quanto scritto qui non ha assolutamente alcun valore in relazione ai vostri doveri e diritti legali.

Continua…

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Scartoffie, incombenze, adeguamenti, obblighi, burocrazia e complicazioni

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