Rubrica: Così è la vita
Titolo o argomento: Risolvere i problemi dell’Italia da soli
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A fine anni ’80 ero sulla bicicletta che giocavo tranquillo davanti all’attività dei miei genitori, la gente lasciava le chiavi attaccate sulle porte delle case, i negozi venivano lasciati aperti anche se ci si assentava cinque minuti per andare al bar, pochi chiudevano le serrature dell’auto. Le vie erano piene di negozi, le infrastrutture curate, tutto era vitale e metteva voglia di darsi da fare.
Si possedeva si e no una casa e si era felici. In molti avevano i nonni che lasciavano una seconda casa a costituire ulteriore garanzia per accedere a mutui che all’epoca avevano interessi stratosferici (ma era tutto proporzionato). Un pallone e una bicicletta, le costruzioni e le macchinine e avevi tutto. Oggetti misteriosi e affascinanti come il Commodore 64, e la lunga stirpe di successori, ti davano quel qualcosa in più che ti catturava ma mai al punto da rinunciare a calciare un pallone, andare in bici in ogni dove e prendere l’autobus per il mare.
La vita era sulla strada dove vedevi la gente, conoscevi il mondo, imparavi un sacco di cose, ad essere scaltro, scafato, sveglio, in gamba. Si aveva di meno e si era tutti felici perchè tutti eravamo più semplici (ed era più semplice anche essere simili, compatibili e senza troppe disuniformità) e tutti potevamo avere una palla o una bici in qualche modo.
Oggi siamo tutti nervosi, ci manca sempre qualcosa, necessitiamo di finanziamenti cumulabili, non dormiamo la notte, prendiamo prodotti assurdi per correggere gli effetti causati a monte dello stress sull’apparato digerente, sul sistema nervoso, sul sistema cardiovascolare. Mangiar bene ci siamo completamente dimenticati cosa significhi, ingurgitiamo “rifiuti” più o meno assiduamente per compensare stati depressivi di differenti intensità (e dati da “non motivi”), rimbalziamo tra un’informazione e l’altra del momento che dice, con netto ritardo, cosa ci sta facendo male già da un po’, e non sappiamo leggere e studiare da soli un testo di biologia o di medicina utile a capire quantomeno il funzionamento del corpo umano e le sue prime esigenze energetiche e alimentari.
Non sappiamo nemmeno dove è che veramente si trova il cibo giusto, ci affidiamo a marchi, marchietti, denominazioni, bollini impostati da qualcuno ai “vertici”. Vertici che sono sempre meno credibili e che, per accordi economici, vanno a togliere ad esempio il marchio di vera piadina romagnola a quella che realmente lo è per attribuirlo a prodotti che utilizzino almeno un ingrediente cinese al fine di favorire strategie economiche e accordi intercorsi senza coinvolgere nelle scelte chi realmente ne viene coinvolto.
Fare attività fisica divertendosi anche, non sappiamo più quanto sia importante per il nostro umore, per il sistema immunitario e la salute in generale. Abbiamo le bocche viziate da correttori di sapidità e assuefacenti zuccheri complessi raffinati inseriti ormai ovunque, non solo nei dolci, per “coprire” sapori improbabili e scarsa qualità di paste, sughi e condimenti ad esempio.
Siamo pieni di intolleranze (spesso causate più da carenze vitaminiche che da reali intolleranze, ma qui… qui rischio di aprire una diatriba affermando che, studiando, e non di certo su internet, ho risolto le mie senza ricorrere alla chimica d’artificio e il medico è rimasto a bocca aperta sapendo che andavo a convegni e conferenze tenute dai principali ricercatori e primari italiani al fine di sapere quello che altrimenti avrei saputo troppo tardi… chissà quando, chissà da chi*), ingeriamo pillole e la gita fuori porta non è in campagna ma al centro commerciale. MMMiseria che schifo. Ho voluto inserire queste righe per completezza ma, un rimedio per la vostra tranquillità lo potete trovare solo voi.
*Non vi sto consigliando in alcun modo di evitare il vostro medico. Io non dò consigli medici, non sono un medico e quello che scrivo non ha alcuna valenza medica. Qualunque cosa vi venga in mente dopo aver letto queste righe è sotto la sola ed unica vostra responsabilità.
Ci dicono che il futuro è nella moda e nel design per orientare i giovani verso questo tipo di studi. Ma il futuro lo si potrà definir tale se si riuscirà a sopravvivere e per riuscire in questo ci vorrà una cultura sempra più estesa che, guarda caso, è sempre meno offerta. Rappresenta sicuramente di più il futuro lo studio delle Scienze e Tecnologie Alimentari, delle Scienze e Tecnologie Agrarie, della depurazione delle acque, delle Neuroscienze, del Sistema Immunitario, dei Semi antichi, dell’approvvigionamento energetico, della Biologia, del Clima, dell’Innovazione Tecnologica reale (quella vera, non le scempiaggini da volantino delle offerte… lo sapete che oggi si possono coltivare cellule staminali per ricostruire i tessuti della retina e metterli in contatto con trasduttori biocompatibili che interpretano i segnali luminosi e li comunicano al cervello restituendo almeno parte della vista a chi l’ha persa? E invece in giro la massa pensa che la tecnologia sia l’ultimo modello di smartphone…).
Il fatto è che se non saremo in grado di garantirci autonomamente un’alta qualità della vita, nessun altro lo farà per noi. Se non estenderemo la nostra cultura orientandola ove realmente serve, nessuno verrà a farlo per noi. Tantomeno i famigerati organi competenti. Ma per avere la testa di studiare e curare simili (ed altre) discipline è opportuno rinunciare a spendere il proprio denaro verso scempiaggini, evitare di distrarre la mente verso argomenti futili, in perdita, sempre troppo chiacchierati e mai risolti, e concentrarsi affinché il proprio tempo e le proprie risorse permettano di sopravvivere alla selezione. Imparare che quello che si comincia lo si deve portare a termine, costi la fatica che costi. Per queste ragioni articoli come questo sono comprensibili ad un numero limitato di persone… pura e semplice selezione naturale.
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